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FITTO PARLA GIÀ DA EX MINISTRO E LANCIA SILURI A GIORGETTI ­– AL MEETING DI RIMINI IL RESPONSABILE DEGLI AFFARI COMUNITARI, DESTINATO A UNA POLTRONA DA COMMISSARIO EUROPEO, EVITA POLEMICHE CON BRUXELLES E FA IL CONTROCANTO AL MINISTRO DELL'ECONOMIA, CHE AVEVA CRITICATO L’UE SU PATTO DI STABILITÀ E PNRR: “LA COLLABORAZIONE CON L'EUROPA È PROFICUA, BISOGNA TAGLIARE LA SPESA IMPRODUTTIVA E FARE LE RIFORME” – NONOSTANTE LE LODI A URSULA, SI PUÒ SCORDARE UNA VICEPRESIDENZA ESECUTIVA, PERCHÉ ESPONENTE DI UN PARTITO CHE NON HA VOTATO IL BIS DI VON DER LEYEN...

1. FITTO: “NON CI SARANNO ALTRI PNRR”

Estratto dell’articolo di Alessandro Barbera per “La Stampa”

 

raffaele fitto - meeting di rimini

«È arrivata Giorgia, è arrivata Giorgia!» Quando il capannello attorno a Raffaele Fitto entra nei padiglioni della Fiera c'è chi crede si tratti della premier, inutilmente attesa dai vertici di Comunione e Liberazione. Qualcuno lo scambia per Pino Insegno, altri chiedono lumi sull'identità di quell'uomo tanto scortato. E in effetti negli ultimi due anni Fitto - uno dei più influenti ministri del governo Meloni - lo si è visto pochissimo. Mai un talk televisivo, rarissime interviste, conferenze stampa solo quando necessario.

 

[…] si intuisce che il ministro degli Affari comunitari parla già da ex. Fa capire che non ci sarà un altro Recovery Plan, perché i Paesi nordici sono contrarissimi. Dice che per questo bisogna tagliare «la spesa improduttiva» e fare le riforme, «garanzia della nostra credibilità e della speranza in futuro di altre risorse comuni».

 

raffaele fitto giancarlo giorgetti

Difende «la proficua collaborazione con l'Europa», le «difficoltà» nell'attuazione del Piano ma anche di aver ereditato miliardi di «piccoli investimenti» poco coerenti col Pnrr. Una evidente risposta ai Comuni che lamentano ritardi nella distribuzione delle risorse.

 

Venerdì prossimo la premier ha in agenda un vertice di maggioranza con Antonio Tajani e Matteo Salvini. Sarà la prima riunione per discutere della manovra d'autunno, e il momento nel quale formalizzare la candidatura di Fitto a commissario europeo italiano nel prossimo governo dell'Unione. Che il prescelto sia lui è ormai certo. A Palazzo Chigi si discute da tempo come distribuire l'enorme carico di deleghe che era riuscito a concentrare su di sé.

 

GIORGIA MELONI E URSULA VON DER LEYEN AL G7

[…] Pur fra molti problemi e ritardi, Fitto è fin qui riuscito a ottenere il pagamento regolare delle rate del Pnrr. Ma poiché non riusciremo a spendere tutte le risorse entro giugno 2026, ora Fitto è colui che da commissario può ottenere la proroga alla quale l'Italia aspira. È uno dei pochi candidati italiani di un partito esterno alla maggioranza che sostiene Ursula von der Leyen a non correre il rischio di essere bocciato dal Parlamento europeo.

 

Lo deve al passato democristiano, alla lunga esperienza a Strasburgo, al fatto di essere uno dei pochi esponenti del governo Meloni a non aver mai attaccato l'Unione. «Sono abbastanza certo che i vertici del Partito popolare europeo lo sosterranno: a Bruxelles le carte le danno sempre loro», dice un esponente politico che ha frequentato a lungo le stanze europee.

 

RAFFAELE FITTO AL MARE

«La spesa pubblica italiana è aumentata, e in alcuni casi in maniera discutibile». Occorre «spesa buona», variante in salsa draghiana del debito buono che può sostenere la crescita e dunque le entrate fiscali. In filigrana nelle parole di Fitto c'è la contronarrazione di Giancarlo Giorgetti, il ministro del Tesoro che attacca «le pianificazioni sovietiche dell'Europa» e «le politiche keynesiane all'amatriciana».

 

Se Giorgetti dice che «il problema non è l'attuazione del Pnrr», Fitto ricorda che l'Italia non è capace di spendere i fondi europei: «Nel periodo 2014-2020 abbiamo impegnato il 34 per cento di quelli ordinari a disposizione». Se Giorgetti parla dei «diktat di Bruxelles», Fitto elogia Ursula von der Leyen e l'intenzione di «semplificare e sburocratizzare» le procedure.

giorgia meloni giancarlo giorgetti raffaele fitto

 

Fitto ha un piede fuori dal governo, e ormai non lo nasconde più. È probabile che Von der Leyen gli affidi le deleghe ai fondi europei, una poltrona che fra Recovery Plan e risorse ordinarie di coesione vale quasi mille miliardi. È altrettanto improbabile gli affidi una vicepresidenza esecutiva (ovvero un potere sovraordinato ai singoli commissari) perché esponente di un partito che non l'ha votata al parlamento di Strasburgo.

 

[…] non è chiaro a chi Von der Leyen affiderà il potente portafoglio di Paolo Gentiloni: non può andare di nuovo all'Italia, non interessa alla Spagna, né alla Francia, che chiede semmai la conferma del mercato interno per Thierry Breton. Le ultime indiscrezioni che arrivano da Bruxelles raccontano che non ci sarà un commissario ad hoc per la sburocratizzazione, e di un rimescolamento di molte deleghe, perfino di quelle all'Economia. […]

 

2. AL MEETING FITTO L’EUROPEISTA “SPESA BUONA CONTRO IL DEBITO”

Estratto dell’articolo di Concetto Vecchio per “La Stampa”

 

enico letta raffaele fitto - meeting di rimini

«Tenga qui». Gli consegnano i biglietti da visita. Lo vellicano nell’orgoglio corregionale: «Guardi che sono pugliese anch’io». Tra pochi giorni Raffaele Fitto sarà il nuovo commissario europeo. «Ma io sono concentrato sul presente», minimizza, mentre dà conto al popolo ciellino. Da commissario in pectore ha parlato ieri pomeriggio al Meeting. Se, venerdì, il ministro dell’Economia Giorgetti aveva fatto il leghista — definendo la burocrazia del Pnrr una roba da piani quinquennali sovietici — Fitto ha fatto l’europeista, e il suo ragionamento si può riassumere così: il Piano c’impone di fare anche le riforme, ma se le facciamo bene, saremo credibili per meritarci quel che ci spetta.

 

giorgia meloni raffaele fitto

«Una contro narrazione rispetto a Giorgetti», commentano in sala. È così ministro Fitto? «Quando mai faccio polemica io…». Tuttavia il tono è sardonico, da vecchia volpe democristiana. È in sala con l’ex premier Enrico Letta, un cliente storico della kermesse, e Piero Cipollone della Bce.

 

[…]  Applaude von der Leyen per avere posto il problema della sburocratizzazione e semplificazione nel suo discorso d’insediamento. Naturalmente fa i complimenti a Giorgia Meloni, che per prima ne aveva parlato. (I ministri ogni volta che parlano s’impongono un elogio a Meloni). «Non si può avere un tempo lungo per reagire a quello che accade nel mondo perché i nostri competitor a livello internazionale hanno una rapidità d’azione che non ci consente di poter stare al passo con quei tempi».[…]

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