FLASH! - FERMI TUTTI: NON E' VERO CHE LA MELONA NON CONTA NIENTE AL PUNTO DI ESSERE RELEGATA…
1 - GLI SCEICCHI STANNO CON HILLARY
Glauco Maggi per “Libero quotidiano”
Le bugie di Hillary (da Bengazi al server privato) non sono una novità, ma se parla di Arabia Saudita riesce ancora a stupire per l' ipocrisia. Il giorno dopo i 49 uccisi dal terrorista islamico a Orlando, nel suo discorso per battere l' Isis e prevenire il reclutamento e la radicalizzazione dei militanti, la candidata DEM ha detto che «è ora che Arabia Saudita, Qatar, Kuwait e altri stati impediscano ai loro cittadini di finanziare organizzazioni estremiste, e che la piantino di sostenere nel mondo scuole radicali e moschee che indirizzano i giovani all' estremismo».
hillary clinton vince le primarie
Niente di più vero: dall' 11 settembre all' Isis i sauditi sono sempre in prima fila tra gli accusati d' essere i mandanti morali e finanziari della jihad globale, e specialmente anti Usa. Il «problema» per Hillary è che Petra News, l' agenzia giordana ufficiale, proprio domenica ha riportato un' intervista al principe della corona saudita Mohammed bin Salman in cui ha rivelato che il suo paese è uno dei maggiori finanziatori della campagna di Hillary.
«L' Arabia Saudita ha sempre sponsorizzato i due partiti in America e nell' attuale sfida ha coperto con pieno entusiasmo il 20% dei costi della campagna di Hillary», ha detto il principe. Il commento è stato poi rimosso dal sito di Petra News, ma solo dopo essere stato notato dall' Istituto per gli Affari del Golfo, basato a Washington, che ha poi ripubblicato la versione originale in lingua araba, ora disponibile su Internet.
Secondo la Commissione Federale Elettorale USA, negli ultimi due anni la Clinton ha raccolto 211,8 milioni, e il 20% saudita ammonterebbe quindi a 42,4 milioni. L' intervista esplosiva è uscita nell' imminenza della visita del principe Mohammed negli USA, a Washington e New York, per discutere le relazioni tra i due stati. Sul tappeto, oltre ai temi economici e di cooperazione c' è la questione del coinvolgimento di alcuni diplomatici sauditi in America nei dirottamenti del 2001.
Che i sauditi siano stati sempre solerti finanziatori dei Clinton non è un segreto. Durante i 4 anni di Hillary segretaria di Stato, la Clinton Global Foundation, e personalmente Bill per «discorsi di convenienza», ricevettero decine di milioni di dollari dall' Arabia Saudita, dagli Emirati e da vari altri governi ed entità paragovernative estere, tra cui una banca russa vicina a Putin.
Anche questa notizia, comunque, difficilmente intaccherà la granitica fedeltà della fetta maggioritaria del paese che la preferisce a Trump. La Clinton è una fabbrica di scandali reali, in soldoni e bugie, ma finora pare che gli americani si scandalizzino di più per i problemi legali di Trump e per gli attacchi al giudice messicano che lo tratterebbe con pregiudizio per la sua etnia.
Il sondaggio Bloomberg tra i probabili votanti, diffuso oggi, vede Clinton al 49%, 12 punti piu' di Trump al 37%. Gary Johnson, il libertario, con il suo 9% pare stia dando ora una mano alla democratica, contrariamente a un mese fa. Nella media RCP dei faccia a faccia, Hillary ha ora 4 punti di distacco.
2 - LA SVOLTA DI TRUMP: “NIENTE ARMI AI TERRORISTI”
Federico Rampini per “La Repubblica”
In questo Donald Trump è un maestro: stupire, spiazzare. Dopo aver passato i primi tre giorni dalla strage di Orlando a invocare misure indiscriminate contro i musulmani, e a lanciare pesantissime accuse contro Barack Obama, ora «fa una cosa di sinistra ». Va dalla National Rifle Association (Nra), la potente lobby delle armi, a dire: impediamo ai terroristi di procurarsi gli strumenti di sterminio. Sfida almeno simbolicamente un tabù della destra, perché in campo repubblicano qualsiasi limite alle vendite di armi sembra un cedimento sui diritti costituzionali (Secondo Emendamento).
Ma questo è, appunto, Donald Trump: non un politico qualsiasi. E davanti a lui la Nra s’inchina: «D’accordo per impedire le vendite di armi ai terroristi, punto e basta». Eppure la proposta di Trump è copiata pari pari da Hillary Clinton e dal partito democratico. «Impediamo — dice ora il candidato repubblicano — l’acquisto di armi a chi sta sulla lista dei vigilati speciali già colpiti da divieto di volare».
È esattamente quello che va dicendo da molti mesi Hillary: «Non è possibile — ha ripetuto la candidata in vari comizi, e ancor prima della strage di Orlando — che ci blocchino se cerchiamo di imbarcarci su un volo con mezza boccetta di shampoo, ma che un terrorista sia libero di comprarsi un arsenale. Almeno, se uno è finito nella no-fly list dovrebbe anche essere al bando dalle armerie».
La no-fly list, creata dopo l’11 settembre 2001, è un registro di nominativi sospetti, comunicato alla Transportation Security Administration e da questa alle compagnie aeree. Estendere a questi sospetti anche il divieto di acquistare fucili e pistole è una misura minimalista, che Obama invoca da anni, eppure finora il Congresso non ha mai voluto approvarla.
Ma da ieri i democratici tornano all’offensiva anche al Congresso. Il primo a esporsi è il senatore Chris Murphy del Connecticut, lo Stato che fu il teatro di uno dei massacri più terribili: la sparatoria nella scuola elementare Sandy Hook dove persero la vita venti bambini nel 2012. Murphy ha iniziato un ostruzionismo a oltranza, bloccando l’iter di una legge di spesa, finché il senato non accetta di inserire sotto forma di emendamento la nuova norma sulle armi.
Si tratterebbe di rendere universali i “background check” cioè controlli su precedenti penali al momento di acquistare un’arma. Va detto però che una simile norma non avrebbe prevenuto la strage di Orlando: Omar Mateen era stato interrogato e scagionato dall’Fbi quindi non figurava in alcuna lista di sospetti.
nraConvention NRA a Indianapolis join the nra NRA NRA
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