DAGOREPORT – REGIONALI DELLE MIE BRAME! BOCCIATO IL TERZO MANDATO, SALVINI SI GIOCA IL TUTTO PER…
Aspirina per Dagospia
Nella Prima Repubblica Marcello Sorgi aveva i pantaloni corti. Ma già frequentava Montecitorio. Così appena ha letto sulle agenzie lo scambio fra Enrico Letta ("stai trasformando il referendum in una corrida") e Matteo Renzi ("in un anno di governo non hai fatto nulla") ha rivisto i fantasmi dei congressi democristiani. Non a caso, sia Matteo sia Enrico sono figli della sinistra Dc.
MATTEO RENZI E LA BOMBA A ENRICO LETTA
Enrico, da Parigi, sta tessendo la sua rete italiana ed internazionale contro Matteo. Ed alla sua scuola vanno a tenere lezioni tutti i dissidenti renziani: da Giuliano Amato a Sabino Cassese. Vuole riprendersi Palazzo Chigi a tutti i costi. Da buon democristiano sa che la "vendetta è un piatto che va mangiato freddo". E punta sulla sconfitta di Renzi al referendum di ottobre.
Matteo, però, ha un asso nella manica: Silvio Berlusconi. Il Cav, vittima del gineceo che lo scuda dal mondo esterno, al momento continua ad appoggiare la battaglia per il "no" al referendum. Se manterrà la posizione dipende dai risultati delle elezioni amministrative. E dalla Libia.
Comunque, ha già elaborato il piano "b" qualora si dovesse mettere male per Matteo: favorire un deflusso dei propri senatori verso il gruppo di Denis Verdini, ormai organico alla maggioranza (ed al Pd).
Una cosa è certa: tra Enrico e Matteo, Silvio preferisce il fiorentino. Al governo Letta, Forza Italia tolse il sostegno. Con Renzi, Berlusconi fece il Nazareno (e qualche rimasuglio di quell'intesa ancora sopravvive in campo televisivo).
D'altra parte, anche i congressi democristiani venivano vinti (o persi) per i contributi che arrivavano dall'esterno del partito; vedi il ruolo di Craxi per spodestare De Mita e far salire Forlani.
All'epoca gli inciuci erano codificati da regole ferree. Oggi Renzi dice di non volerne fare. "Il fine giustifica i mezzi" diceva un altro fiorentino. E Matteo, pur di non perdere Palazzo Chigi, è pronto a tutto.
Anche a far saltare i conti dello Stato. Almeno a parole. Ai sindacati fa promettere 80 euro per le pensioni minime ed il taglio delle tasse. Guarda caso. Le sue promesse dovranno essere mantenute con la Legge di Stabilità che, per uno strano gioco del destino, dovrà essere presentata proprio alla vigilia del referendum costituzionale. Padoan è contrario, ma alla fine abbasserà la testa come sempre...
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