DAGOREPORT - NON TUTTO IL TRUMP VIENE PER NUOCERE: L’APPROCCIO MUSCOLARE DEL TYCOON IN POLITICA…
1. GENTILONI CORRERÀ A ROMA PADOAN CANDIDATO A SIENA
Carlo Bertini per ''La Stampa''
Il presidente del Consiglio è il primo a rompere gli indugi e a dettare la linea del governo: e ad assumersi la responsabilità di una sfida non scontata come correre in un collegio uninominale «non sicuro», come specifica lui stesso su Facebook. Scelta che fa fare un salto di qualità alla sua leadership, pure se la sua elezione è garantita: sarà capolista in tre regioni della quota proporzionale. In un momento in cui può sfruttare al massimo i consensi guadagnati dal podio di Palazzo Chigi, Gentiloni si gioca la sua partita sul terreno accidentato della capitale da una posizione di testa nelle classifiche di popolarità di tutti i sondaggi.
Certo, Renzi ha avuto un ruolo chiave nel convincere il premier. Superando resistenze varie e non facendo eccezioni per nessun ministro: e se il premier assicura che sarà «impegnato per far vincere il partito, ma senza sottrarre nulla agli impegni di governo», Renzi subito lo loda, «bravo Paolo!».
Poi su Sky nega di provare gelosie per la popolarità di Gentiloni: puntando piuttosto sul tasto del tandem a due, della complementarietà. Perché «se io cercassi di gentilonizzarmi o lui cercasse di renzizzarsi faremmo una frittata entrambi: abbiamo due caratteri profondamente diversi, due stili di lavoro, anche di guida del governo molto diversi, ma abbiamo, questa è la nostra forza, un grande legame. Si può essere del Pd senza litigare». Geloso della sua popolarità? «Mai stato geloso. Io adoro ammirare le persone, non invidiare».
Il leader Pd comunque in questa fase tiene di più a sgombrare il terreno dal sospetto di larghe intese dopo il voto, «non è sul tavolo un' alleanza Pd-Forza Italia per mille motivi». E prova a tenere alto il tema del «gioco di squadra»: perciò vuole i titolari dei dicasteri ventre a terra a trainare il Pd nei collegi, anche perché tutti avranno il paracadute nel proporzionale.
Sfida nel teatro Mps Dunque, nelle stesse ore in cui Gentiloni scioglie gli ormeggi verso il collegio di Roma Uno, il numero due del suo governo, Piercarlo Padoan, economista paludato e poco avvezzo ai duelli elettorali, rompe gli indugi: e stando a quanto trapela dalle stanze del governo, dice sì alla richiesta recapitata dal Nazareno di candidarsi in prima persona nel maggioritario.
In una zona altamente simbolica per la sinistra, la città di Siena, collegio non proprio rischioso, ma che per le traversie finanziarie e giudiziarie del Monte Paschi ha prodotto tanti affanni al Pd: e che il ministro dell' Economia pare non abbia timore di andare a presidiare.
Presumibilmente anche in quanto protagonista di un salvataggio, che ha portato lo Stato a diventare azionista di maggioranza di Mps, evitando un crac della più antica banca italiana che avrebbe prodotto effetti a catena sul sistema creditizio. Comunque sia, pure Padoan sarà in campo.
Orlando in Calabria
In un collegio della capitale correrà anche la ministra Madia; Orlando potrebbe andare in un collegio di Camera o Senato a Cosenza in Calabria; Delrio sarà a Reggio Emilia e nel proporzionale in Trentino Alto Adige; Pinotti avrà un collegio in Liguria, Franceschini sarà candidato a Ferrara, mentre il ministro dell' Interno Minniti potrebbe fare il capolista del proporzionale in Campania senza accollarsi un collegio. E la Boschi balla tra un collegio Firenze centro e il ruolo di capolista nel proporzionale in Toscana.
Gli elenchi finali verranno timbrati alla fine da Renzi. Il quale, mentre da Milano mette al primo punto del programma l' Europa, mette il suo sigillo su un accordo siglato a Roma con la lista della Bonino.
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Accordo che prevede anche un' intesa sui collegi, oltre a quella sul profilo europeista della campagna. I seggi assegnati dopo faticosa trattativa degli sherpa sono sette (Bonino, Magi, Tabacci, Della Vedova e altri tre nomi delle varie componenti della lista) a cui si aggiungeranno 13-14 eletti di prima fascia dei listini proporzionali se la lista +Europa supererà il 3%.
80 euro per ogni figlio Renzi annuncerà i cento punti del suo programma martedì, ma intanto anticipa che uno dei punti sarà l' estensione degli 80 euro per ogni figlio fino ai 18 anni. Un aiuto alle famiglie, che si aggiungerà alla promessa che dovrebbe trovare posto nel programma del Pd di ridurre da cinque a tre le aliquote Irpef, un calo delle tasse che costerebbe quasi 10 miliardi.
2. PAOLO E LA CORSA NEL COLLEGIO SIMBOLO PER RICUCIRE IL RAPPORTO DEM-CAPITALE
Mario Ajello per ''Il Messaggero''
Bobo Maroni aveva detto, alla vigilia delle elezioni del 27 marzo marzo 94: «Se Berlusconi, candidato del centrodestra nel collegio Roma 1, non vince, sarà improponibile per fare il premier». Ecco spiegata la valenza di correre in quello che simbolicamente è l' ombelico dell' Italia politica.
E la vittoria del milanese Berlusconi nel centro storico della Capitale, contro l' economista e allora ministro Luigi Spaventa sostenuto da tutto il progressismo italiano e anche da artisti come Enrico Montesano, Nanni Loy, Nanni Moretti, diede la misura di quanto fosse forte l' ondata azzurra che travolse anche il centro storico di Roma. Culla del voto d' opinione e luogo in cui risiedevano e risiedono molto radical chic con quel che resta dei loro salotti.
Alla prima impressione, il collegio Roma 1 - più esteso ora rispetto al tempo del Mattarellum, e comprendente centro storico, Monti, Trastevere, Testaccio, Flaminio, Trionfale - dovrebbe essere favorevole al centrosinistra. Qui per lo più al referendum costituzionale ha vinto il Sì, alle Comunali il Pd ha battuto M5S e il primo e secondo municipio sono a guida dem.
Ma Gentiloni, del cui paracadute al proporzionale si deciderà come per tutti gli altri nei prossimi giorni, comunque rischia anzitutto perché con il Rosatellum nulla è sicuro e poi perché FI ha dei sondaggi su questo collegio che dicono così: M5S non tocca palla (sarebbero tra il 16 e il 18 e si pensa come sfidante del premier a Carla Ruocco, dimaiana non super-doc), il Pd con i suoi alleati tra il 34 e il 36% e FI e compagnia tra il 36 e il 38. Si tratta insomma del classico collegio in bilico.
Riuscirà Gentiloni, il politico più popolare negli indici di gradimento, a spuntarla su questo terreno a lui molto familiare - romano che conosce Roma ma come candidato alle primarie da sindaco arrivò terzo quando vinse Marino - e insieme non facile?
L' INVESTIMENTO
BERLUSCONI E MARONI A MONTECITORIO
«Bisogna investire - osserva il premier su Fb - sul ruolo di Roma grande Capitale universale, metropoli che lavora e che merita di essere motore di modernità e di innovazione». E proprio candidare il premier a Roma centro è un segno, da parte di Renzi e del Pd nazionale che sulla Capitale sono apparsi spesso distratti, di considerazione per il ruolo di questa città e di consapevolezza del bisogno di valorizzarla come cerniera del Paese e come motore nazionale. Resta il fatto, e anche Gentiloni vi insiste nel suo post, che «Roma 1 non è considerato un collegio sicuro. Di sicuro però è la parte della città in cui abito da una vita e dove (momentaneamente) lavoro».
Gentiloni è uno a cui la romanità piace e ha quell' approccio sdrammatizzante che ai romani piace, anche se nel suo caso non è parente dell' irresponsabilità: «Farò campagna senza sottrarre nulla agli impegni di governo».
In più, un collegio come Roma 1, piuttosto caratterizzato dal voto d' opinione, sembra fatto apposta per lui. Quando ieri Berlusconi ha appreso la notizia, ne ha capito naturalmente la pericolosità: «Dobbiamo trovare subito - ha detto ai suoi - un nome di alto profilo. Serve un professore, una figura di livello nazionale, non un esponente di partito».
Il problema è che questa figura al momento non c' è, ma la fisionomia che ha in mente il Cav dovrebbe somigliare a uno come Filippo Mancuso (magistrato e ministro) che pure nel 96, nel collegio di Roma 1 contro Veltroni allora numero 2 dell' Ulivo, perse. Come boutade, qualche azzurro propone: «Richiamiamo in servizio Michelini, che nel 94 corse lì con il Patto Segni ma già nel 95 si candidò con noi come governatore del Lazio».
Al Pd dicono che Roma I per Gentiloni «è la situazione più logica». E l' accordo appena stipulato con i Radicali in questo tipo di zona può giovare particolarmente alla performance elettorale del premier. Comunque è anche un luogo, Roma 1, in cui la cittadinanza sente assai le difficoltà di governo dei 5Stelle: dal degrado nel centro ai camion bar e ai Tredicine che comandano e via dicendo.
Ma il problema di Gentiloni è che dovrà dosare il suo impegno in campagna elettorale con il ruolo da premier e con il profilo da possibile presidente di un esecutivo di larghe intese con il centrodestra dopo le elezioni. Anche per questo, secondo alcuni berlusconiani, non è detto che Berlusconi, se lo avesse e non lo ha, schiererebbe un nome molto forte contro Gentiloni. Il quale, nel caso decidesse di correre senza paracadute essendo un topo nel formaggio romano, mostrerebbe quel coraggio che Renzi auspica anche da parte di altri big. Fungerebbe insomma da esempio per ministri e notabili democrat in preda ad ansie e paure.
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