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Lirio Abbate per "l'Espresso"
«Raffaele Lombardo? E' l'imperatore della Sicilia, da quando a luglio si è dimesso ha continuato a fare ciò che voleva, coltivando incontrastato il suo feudo e favorendo la mafia».
Non è l'attacco da campagna elettorale di un nemico del governatore siciliano, non è una storia di rimborsi elettorali e spese pazze come le inchieste che stanno travolgendo altre Regioni, ma è l'accusa forte e puntuale di un uomo che fino all'ultimo ha cercato di credere nella speranza di rinnovamento per evitare sprechi e aiutare lo sviluppo economico e imprenditoriale della Sicilia.
Questa accusa è di Marco Venturi, un manager cinquantenne, di Caltanissetta, che tre anni e mezzo fa su indicazione di Confindustria è entrato nella giunta regionale ed oggi è l'assessore alle Attività produttive. Un tecnico, senza tessere di partito, che ha vissuto dall'interno tutte le scelte, fino alle dimissioni del presidente dopo il rinvio a giudizio per concorso esterno in associazione mafiosa e voto di scambio.
Ma adesso Venturi ha deciso che non si può andare oltre con un'amministrazione «selvaggia» dell'isola, nelle mani di un governatore che paragona a Gheddafi. Poche settimane fa si è presentato ai pm di Palermo per mettere a verbale quello che ha visto: uno scenario desolante di manovre politiche e burocratiche, di nomine illegali, sprechi amministrativi che coprono affari in cui si insinuano le cosche e le imprese colluse con loro. Che adesso descrive in una lunga intervista esclusiva pubblicata su "l'Espresso" da venerdì in edicola.
«Con il suo modo di fare e con i provvedimenti che ha adottato, Lombardo sta mettendo ancora di più la regione nelle mani di mafiosi e affaristi. I favori che in Sicilia sta ottenendo ed otterrà Cosa nostra a causa delle sue azioni spregiudicate, inaccettabili e arroganti mi hanno costretto ad andare dai pm di Palermo e alla Corte dei conti, denunciando inquietanti e gravi atti adottati dal presidente della Regione».
Venturi afferma che «Lombardo non pensa a far progredire questa terra. Vuole tenere la gente sottosviluppata. Roba da terzo mondo». E poi aggiunge: «Il coagulo di interessi politici, finanziari e mafiosi ha trovato un luogo ideale in cui miscelarsi: a Palazzo d'Orleans con Raffaele Lombardo. Benché dimissionario, ne è il garante». «Lombardo ci ha sfruttati. Con i nostri nomi, insieme al mio anche quello del procuratore Caterina Chinnici e del prefetto Giosuè Marino, che poi hanno lasciato la giunta, si è fatto scudo di attacchi e di ipotesi di collusioni con la mafia. Nonostante ciò non si è mai messo in linea con gli interessi della Sicilia».
Infine conclude: «Riflettendo su ciò che sta combinando, lui è qualcosa di più di un imperatore: a me Lombardo sembra proprio il "Gheddafi" della Sicilia. Basta pensare a ciò che sta facendo con il figlio, che ha candidato alle prossime elezioni regionali. Una scelta che dimostra che non gli vuol bene, perché il figlio ha 21 anni e vive a Roma, mi chiedo: come potrà raccogliere almeno ventimila voti per essere eletto? Non vivendo in Sicilia come farà a ottenere tutti questi voti? In questi momenti Raffaele Lombardo appare cinico e cattivo, perché un pacchetto di ventimila preferenze per chi non ha mai fatto politica e vive fuori dalla Regione o si comprano o si chiedono alla mafia».
RAFFAELE LOMBARDO
RAFFAELE LOMBARDO
RAFFAELE LOMBARDO
Raffaele Lombardo
Raffaele Lombardo
MARCO VENTURI
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