GIALLO IN ARGENTINA: TROVATO MORTO IL PROCURATORE CHE ACCUSAVA CRISTINA KIRCHNER DI AVER COPERTO GLI IRANIANI - NEGLI ULTIMI GIORNI AVEVA RICEVUTO MINACCE, LA FRASE TRISTEMENTE PROFETICA: “DA QUESTO POSSO USCIRNE MORTO”

Maria Strada per il “Corriere della Sera”

 

ALBERTO NISMANALBERTO NISMAN

Il procuratore Alberto Nisman, che la scorsa settimana aveva accusato la presidente argentina, Cristina Fernandez de Kirchner, di aver tenuto segreti accordi speciali con l’Iran per garantire l'immunità in un attacco terroristico del 1994, è stato trovato morto nella suo appartamento al 13esimo piano di un grattacielo di Puerto Madero, uno dei barrios di Buenos Aires.

 

Lo hanno riferito fonti ufficiali lunedì mattina, precisando che l’uomo è stato trovato morto intorno alla mezzanotte (le 4 in Italia) e che nell’abitazione sarebbe stata trovata un’arma di calibro 22. Gli inquirenti si limitano a un: «Non possiamo confermare che si tratti di suicidio».

 

Nominato dal marito della Kirchner

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Il 51enne Nisman dal 2004 stava indagando sull’attentato contro la mutua ebraica (Amia) di Buenos Aires del 18 luglio 1994, in cui persero la vita 85 persone e altre centinaia rimasero ferite: il mandato gli era stato conferito da Nestor Kirchner, marito di CristinaFernandez e all’epoca presidente a sua volta.

 

Immunità agli attentatori per il petrolio?

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Proprio lunedì si sarebbe dovuto presentare davanti al Parlamento per esporre i dettagli della denuncia di occultamento presentata contro la Kirchner: la leader del Paese e il ministro degli Esteri Hector Timerman avrebbero raggiunto un accordo con Teheran concedendo di fatto l’immunità ad agenti segreti iraniani ed elementi dell’ Hezbollah libanese coinvolti nel sanguinario attentato (che ebbe sviluppi anche a Milano).

 

In cambio l’Argentina, che sta attraversando nuovamente un difficile momento economico, avrebbe ottenuto forniture agevolate di greggio dall’Iran. Dal 2006 i giudici argentini avevano chiesto l’estradizione di 5 iraniani, incluso l’ex presidente Akbar Hashemi Rafsanjani, gli ex ministri della Difesa, Ahmad Vahidi e Mohsen Rabbani, l’ex addetto culturale all’ambasciata iraniana a Buenos Aires, e dei libanesi.

 

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La richiesta che la presidentessa testimoniasse

Nisman aveva anche chiesto che la presidente fosse chiamata a testimoniare davanti alla giustizia, così come il ministro Timerman, ed altri politici. La notizia è stata confermata dal giudice Manuel de Campos, al canale Todo Noticias.

 

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Il sospetto suicidio e la frase profetica

Il corpo del procuratore è stato trovato in bagno, vicino alla vasca. «I primi rapporti indicano che aveva un colpo alla testa provocato da una pistola di piccolo calibro», scrive El Clarin. Allo stesso giornale argentino, negli ultimi giorni, Nisman aveva detto: «Posso uscirne morto da questo». E la parlamentare d’opposizione Patricia Bullrich ha riferito di aver parlato al telefono con Nisman ben tre volte, solo sabato scorso, e che il giudice spiegava di aver ricevuto minacce.

 

È stata la madre a trovare il corpo

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Domenica pomeriggio una delle guardie di sicurezza del procuratore viveva ha telefonato alla madre di Nisman per avvisarla che l'uomo non rispondeva al telefono. Ed è stata proprio la donna a scoprire il corpo del figlio nel bagno dell'appartamento, che aveva la porta chiusa dall'interno.

 

Gli inquirenti: «Non azzardiamo alcuna ipotesi»

«Dobbiamo stabilire tutti i dettagli», ha spiegato la procuratrice argentina Viviana Fein, incaricata di indagare sulla morte del collega, precisando che ancora non è possibile stabilire cosa sia accaduto. Rispondendo alle domande dei media, Fein ha chiesto «prudenza», sottolineando di non potere affermare ancora se si tratti di suicidio oppure no. «Non voglio azzardare alcuna ipotesi», ha aggiunto, chiedendo di aspettare che venga eseguita l’autopsia.

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Il giallo dell’audizione prevista per lunedì e i servizi segreti

Deputati del governo e dell’opposizione avevano annunciato che lunedì avrebbero assistito all’esposizione del procuratore, il quale aveva chiesto che la riunione in Parlamento fosse a porte chiuse, così da presentare gli argomenti della sua accusa, che avrebbe contenuto informazioni riservate dei servizi di intelligence. Membri del Fronte per la Vittoria, partito della Kirchner, avevano invece chiesto che avvenisse «a porte aperte e trasmessa in televisione». Ipotesi esclusa dall’opposizione, secondo cui il kirchnerismo «cerca di mettere a tacere» il procuratore.

 

Le accuse anche a Menem e il processo che sarebbe dovuto iniziare

CRISTINA KIRCHNER E PAPA BERGOGLIO CRISTINA KIRCHNER E PAPA BERGOGLIO

Anche Carlos Menem fu accusato di aver coperto la strage. L’ex presidente fu coinvolto da Abdolghassem Mesbahi, un disertore iraniano che, in una deposizione, sostenne che Menem ricevette 10 milioni di dollari prima e dopo la strage su un conto cifrato in Svizzera. Il pagamento sarebbe stato fatto perché il leader argentino facesse «insabbiare» l’inchiesta. E proprio poco prima dello scorso Natale Nisman era tornato alla carica anche su questo fronte, sollecitando che entro i primi sei mesi del 2015 si procedesse contro gli imputati, Menem compreso, accusati di aver «alterato, ostacolato e cercato di neutralizzare le indagini sull’attentato».