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“SALVINI CERCHERÀ SEMPRE DI DISSOCIARSI” - GIORGIA MELONI TEME CHE IL LEGHISTA LE SCUOTERA’ GLI OTOLITI FINO ALLE EUROPEE - LA DUCETTA NON PUO’ PERMETTERSI ALTRE SCONFITTE ALLE ELEZIONI REGIONALI IN ABRUZZO E BASILICATA - VERDERAMI: “ALLE EUROPEE, MELONI SARÀ ‘CONDANNATA A CANDIDARSI’, VISTO CHE I VOTI SONO SUOI, NON DI FDI. UNA POSIZIONE ROVESCIATA RISPETTO A SALVINI. NEL CARROCCIO SI DISCUTE QUALE SIA LA SOGLIA SOTTO LA QUALE LA LEADERSHIP DEL CAPITANO VERREBBE MESSA IN DISCUSSIONE. ANCHE IN QUEL CASO PERÒ SEMBREREBBE (QUASI) IMPOSSIBILE SPODESTARLO, PERCHÉ ‘SE AL NORD LA SEGRETERIA POTREBBE ESSERE CONTENDIBILE, AL SUD LUI CONTROLLA TUTTI I DELEGATI’”

giorgia meloni matteo salvini paolo truzzu

Estratto dell’articolo di Francesco Verderami per il “Corriere della Sera”

 

Ne è convinta Meloni: «Salvini cercherà sempre di dissociarsi». Nessuno può persuaderla del contrario e nessuno si azzarda a farlo. […] i ragionamenti della premier sono un collage di pensierini andreottiani sul capo della Lega, sulle sue manovre contro Palazzo Chigi che sfidano le leggi della politica e che infatti gli si stanno ritorcendo contro: perché non ha alternative, «non ci sono alternative». Ma nonostante questo «non si fermerà».

 

matteo salvini e giorgia meloni sardegna

Come non bastasse, il voto di domenica ha modificato il timing di Meloni, che immaginava di chiudere a giugno i conti con il segretario del Carroccio. Dovevano essere cinquanta milioni di italiani a fissare una volta per tutte i rapporti di forza nella maggioranza. Invece ora potrebbe bastare un milione e mezzo di elettori per stravolgere lo scenario. Perché se il centrodestra incespicasse in Abruzzo o in Basilicata, la débâcle sarda non sarebbe interpretata come un semplice scivolone sul percorso ma come l’inizio di una fase negativa che potrebbe influire sull’appuntamento delle Europee.

 

GIORGIA MELONI E MATTEO SALVINI

Ecco il motivo per cui la premier è spietata con sé stessa quando analizza il risultato. «L’elenco degli errori è lungo», lo riconoscono anche esponenti di primissimo piano di FdI. Ma quello su cui si sofferma Meloni è particolare: lo sbaglio è stato rivendicare la candidatura a governatore per il suo partito dopo il durissimo scontro con gli alleati nella trattativa. È una questione metodologica: chi viene scelto in quelle condizioni arriva indebolito alla sfida elettorale. E Truzzu «così ci è arrivato» e ha perso per una manciata di voti. Ecco l’errore.

 

MATTEO SALVINI GIORGIA MELONI - MEME BY OSHO

Peraltro la premier aveva seguito in precedenza quella regola non scritta: in Sicilia, infatti, dopo un altro estenuante braccio di ferro, invitò il governatore uscente Musumeci a non ricandidarsi, per evitare che venisse infilzato dagli alleati nelle urne. Proprio quanto sarebbe accaduto in Sardegna. Ma per una volta Meloni non punta l’indice contro Salvini, nel senso che a far mancare quei decimali decisivi non è stata a suo avviso la Lega, che nell’isola non ha un consenso organizzato.

 

Piuttosto è Solinas il principale sospettato, è il Psd’Az che — per vendicarsi — avrebbe manovrato un pezzo del suo elettorato contro Truzzu. Ed è bastato poco per centrare il risultato. […] non può permettersi una replica in Abruzzo o in Basilicata.

MATTEO SALVINI GIORGIA MELONI

 

E c’è un motivo se si avverte un certo allarme. Ieri, dopo il vertice del centrodestra sulle candidature, i delegati hanno informato i loro leader di partito sull’andamento della riunione. Uno di questi ha detto: «Per la Basilicata la Lega fa resistenza, ma è tutta tattica. Alla fine cederà su Bardi, perché poi vuole affossare il candidato di Forza Italia alle elezioni». Ecco perché Meloni non si fida e perché non può mettere la testa sulla riorganizzazione del partito. Non ora, almeno. Forse dopo le Europee, dove — come dicono fonti autorevoli — sarà «condannata a candidarsi», visto che i voti sono suoi, non di FdI.

 

matteo salvini giorgia meloni alla camera dei deputati

Una posizione rovesciata rispetto a quella di Salvini, almeno a sentire il dissenso che monta al Nord. Là dove — spiega uno dei maggiorenti leghisti in carica — «stiamo perdendo i militanti storici, gli imprenditori che non vogliono sentir parlare degli estremisti di AfD, gli elettori semplici che ci chiedono cosa siamo diventati e che ci sta a fare Vannacci con noi». […] nel Carroccio si discute quale sia la soglia sotto la quale la leadership del Capitano verrebbe messa apertamente in discussione. Anche in quel caso però sembrerebbe (quasi) impossibile spodestare Salvini, perché «se al Nord la segreteria potrebbe essere contendibile, al Sud lui controlla praticamente tutti i delegati». […]