DAGOREPORT – CHI È STATO A FAR TRAPELARE LA NOTIZIA DELLE DIMISSIONI DI ELISABETTA BELLONI? LE…
Giovanni Orsina per "la Stampa"
A giudicare dal discorso che Enrico Letta ha pronunciato ieri, Matteo Salvini e Giorgia Meloni possono dormire sonni tranquilli: il neosegretario democratico non intende insidiare il loro elettorato. Per argomentazioni programmatiche e orientamenti culturali, Letta si è collocato chiaramente alla sinistra del centro. Proponendo fra l'altro il voto ai sedicenni e lo ius soli. Gli accenti potranno modificarsi col tempo, e ci sono anche modi non ideologici di «pescare» nei bacini elettorali altrui, come ad esempio l'impegno sul territorio, sul quale pure Letta si è soffermato.
L'esordio però è inequivoco: noi facciamo la sinistra, voi la destra. Vedremo nei prossimi mesi se la linea scelta dal neosegretario democratico è quella giusta. Sempre ragionando in termini di sinistra e destra, tuttavia, s' intravedono fin d'ora almeno due rischi. Il primo: a oggi ci sono più elettori a destra che a sinistra del centro.
Chi stando a sinistra rinunci in partenza a «pescare» nel bacino opposto, perciò, partirà con un handicap. Il secondo: storicamente il campo progressista, che è sempre assomigliato da vicino a quello di Agramante, si è ricompattato in opposizione a un avversario, Berlusconi prima, Salvini poi. Ma quello schema, che Letta sembra voler replicare, in questo momento è almeno in parte disattivato dal governo Draghi.
È evidente, per non prendere che un esempio, che allo stato delle cose lo ius soli non ha alcuna chance di passare. C'è un punto sul quale la destra farebbe bene a cogliere quanto prima la mano tesa da Letta, invece: le riforme istituzionali. Sulla democrazia malata il neosegretario non solo ha ragione da vendere, ma ha semmai peccato di understatement. Se dovesse essere ancora malata alla fine della «pax draghiana», avremmo perso l'ennesima occasione della nostra storia recente.
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