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Amedeo La Mattina per "la Stampa"
Berlusconi è convinto che l'attacco del commissario europeo per gli Affari economici Olli Rehn giochi a suo vantaggio, che altri voti si andranno a sommare con quelli prodotti dallo scandalo del Monti Paschi di Siena, che definisce «la bomba atomica scoppiata sotto il sedere di Bersani». «Vinceremo le elezioni, vedrai - ha detto l'ex premier a uno dei candidati che ha sentito ieri - e ti dico pure con quali percentuali: il Pdl arriverà al 25%, la Lega attorno al 5, La Destra di Storace più i Fratelli d'Italia totalizzeranno il 3%, il resto delle frattaglie un altro 2%. Totale 35% et voilà abbiamo vinto».
Attenzione, ci crede veramente il capo che ha scatenato il suo partito (e il commissario europeo Tajani) contro Rehn, ma intanto mette fieno in cascina e conta i voti che l'esternazione dell'ex calciatore finlandese gli starebbe portando. Altro consenso nel vasto mondo calcistico dovrebbe mieterlo con l'arrivo al Milan di Balotelli che solo qualche settimana fa aveva definito «una mela marcia».
Ma lui ricorda che la vendita di Kakà gli fece perdere quasi 2 punti e allora oggi per la «formidabile rimonta» tutto fa brodo nel pentolone elettorale del mago, che in effetti cresce nei sondaggi . E l'affaire Monte Paschi è per lui una manna caduta dal cielo. Bersani schiacciato sotto un macigno, Monti amico e succube della Merkel, dei burocrati di Bruxelles e delle banche, una sorta di triangolo delle Bermuda che hanno imposto l'austerità , l'aumento delle tasse e massacrato le aziende.
«Essere europei - ruggisce Daniela Santanché - non significa svendere la dignità nazionale e diventare asserviti ai poteri forti. A maggior ragione, dopo queste dichiarazioni di Rehn, gli italiani sanno chi può e vuol difendere i loro interessi e chi invece tifa Germania». Esatto, rimarca Berlusconi: «Più l'Europa mi attacca, più prendo voti», ripete l'ex premier, che venerdì incontrerà gli eurodeputati del Pdl e potrà caricare a testa bassa gli «euroburocrati» di Bruxelles come Rehn. Il quale ha avuto l'ardire di ricordare quanto sia successo nell'autunno del 2011.
Erano i mesi in cui la maggioranza di centrodestra, nonostante il soccorso dei cosiddetti «Responsabili», si sfarinava, il ministro dell'Economia Tremonti, convinto di essere l'unico interlocutore credibile in Europa, litigava con il premier e con tutti i suoi colleghi a ogni Consiglio dei ministri, il capo leghista Bossi puntava i piedi sulla riforma pensionistica. Il povero Cavaliere era la classica anatra zoppa e tutto ciò che ai vertici Ue prometteva, pur con le migliori intenzioni, rimaneva lettera morta.
Certo, erano i piccoli partiti che non lo facevano governare (gli stessi con i quali si presenta alle urne del 24 febbraio). Ma non è il momento delle granitiche coerenze. Ora Berlusconi vede un'autostrada davanti a sè: che vincerà non lo dice soltanto in televisione; lo ripete arciconvinto a tutti quelli che ha intorno, galvanizzandoli e soprattutto convincendoli.
La reazione di Napolitano sul fascismo lo danneggia? Le affermazioni del Cavaliere su Mussolini, che ha fatto tante cose buone, potrebbero causare la cacciata del Pdl dal Ppe? Ci ride sopra, lo esclude categoricamente: il Ppe ha bisogno dei deputati eletti in Italia dal Pdl e nel 2014, quando si voterà per l'Europarlamento, questi deputati non puzzeranno, anzi faranno gola ai capi del popolarismo continentale che non vogliono farsi sorpassare dai Socialisti.
«Non sarà certo il piccolo politicante (Monti ndr) a rappresentare il Ppe nel nostro Paese. E quando vincerò le elezioni in Italia, dirò alla Merkel che la musica è cambiata rispetto a Monti, che ha chiesto il permesso alla Cancelliera per governare. Io invece lo chiedo agli italiani». Intanto lubrifica il motore della macchina elettorale con una fidejussione per 10 milioni a favore di Fi tramite la quale potrebbero arrivare finanziamenti freschi al Pdl.
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