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DALLE “ALPI” A PALAZZO CHIGI - IL GOVERNO DRAGHI STA PREPARANDO UN FORMALE ATTO DI CONTESTAZIONE SU “ALPI AVIATION”, L’AZIENDA FRIULANA PRODUTTRICE DI DRONI CHE SECONDO LA GUARDIA DI FINANZA È FINITA IN MANI CINESI “CON MODALITÀ OPACHE” - LA SOCIETÀ, IGNORANDO TOTALMENTE LA NORMATIVA GOLDEN POWER, NON HA SEGNALATO NIENTE, E ORA L’AFFARE PUÒ ANCHE SALTARE…

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1 - ESCLUSIVA-ITALIA PREPARA FORMALE CONTESTAZIONE A GRUPPI CINESI SU ACQUISIZIONE ALPI AVIATION

Giuseppe Fonte e Angelo Amante per Reuters

 

alpi aviation.

Il governo italiano prepara un formale atto di contestazione ai gruppi cinesi che hanno acquisito il controllo di Alpi Aviation, società produttrice di droni militari ad alta tecnologia. Secondo quanto riferiscono a Reuters tre fonti a conoscenza del dossier, l'esecutivo ritiene che l'operazione, risalente al 2018, dovesse essere oggetto di preventiva notifica in base alla disciplina sui poteri speciali a presidio degli asset strategici. Le autorità italiane vogliono ora chiarimenti dando a tutte le società coinvolte la possibilità di replicare, dicono le fonti, una delle quali chiarisce che "l'attenzione è massima" a livello di ministeri coinvolti.

 

mario draghi g20

In virtù dell'acquisizione, Alpi Aviation è controllata per il 75% da una società di Hong Kong, Mars Information Technology, che risulta riconducibile a China Corporate United Investment Holding (CCUI) e CRRC Capital Holding, stando al lavoro istruttorio condotto da Gdf e governo in queste settimane.

 

I due gruppi a loro volta riportano direttamente al Management Committee of Wuxi Liyuan Economic Development Zone (società pubblica della "Silicon Valley" cinese di Wuxi) e alla SASAC, la Commissione per la supervisione e l'amministrazione dei beni di proprietà dello Stato. Non è stato possibile contattare le società cinesi e Alpi Aviation, mentre Palazzo Chigi non ha commentato.

 

massimo tammaro

La vicenda mostra con quanta facilità tecnologie sofisticate possano finire in mani straniere, in un contesto di crescente preoccupazione per l'impatto che investimenti cinesi in Europa e Stati Uniti possono avere sotto il profilo della sicurezza nazionale.

 

All'esito dell'istruttoria, l'esecutivo potrebbe imporre sanzioni che, nel caso peggiore, implicherebbero la nullità della cessione. Il caso è emerso a inizio settembre, quando la Guardia di finanza ha reso noto di aver denunciato sei persone (tre di nazionalità italiana e tre cinese) alla Procura della Repubblica di Pordenone per violazione della legge sulla movimentazione degli armamenti e della disciplina sul golden power.

 

Secondo la Gdf, i cinesi hanno acquisito il controllo di Alpi Aviation a prezzi gonfiati al solo scopo di trasferire all'estero know-how tecnologico e produttivo, anche militare. I legali di Alpi Aviation hanno invece negato con fermezza ogni contestazione.

 

2 - DRAGHI FA PARTIRE GLI ACCERTAMENTI SULL’AZIENDA DI DRONI FINITA IN MANI CINESI

Gabriele Carrer per www.formiche.net

 

Ieri era stato il Wall Street Journal a interessarsi alla vicenda di Alpi Aviation, l’azienda friulana produttrice di droni e con rapporti con il ministro della Difesa, passata tre anni fa, attraverso una società offshore, nelle mani di due società statuali cinesi con “modalità opache” secondo la Guardia di finanza. All’azienda le Fiamme Gialle hanno contestato due violazioni a settembre: della legge 185/1990, che disciplina l’export di armamenti, e del cosiddetto Golden power.

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Il dossier, come raccontato su Formiche.net, è al vaglio di Palazzo Chigi. Il Dipartimento per il coordinamento amministrativo, che è l’ufficio responsabile delle attività relative all’esercizio dei poteri speciali, è incaricato di verificare con le altre amministrazioni coinvolte nella vicenda se l’obbligo di notifica dell’operazione che ha portato Alpi Aviation a finire nelle mani di due società della Repubblica popolare cinese sia stato violato (ipotesi che l’azienda “nega con fermezza”).

mario draghi

 

Secondo la Guardia di finanza il subentro societario sarebbe stato perfezionato in modo da non far emergere il nuovo socio, con ritardi nelle comunicazioni amministrative e omettendo di informare preventivamente la presidenza del Consiglio dei ministri dell’acquisto della maggioranza dell’azienda, violando la normativa Golden power che attribuisce speciali poteri alle autorità italiane sugli assetti societari di realtà strategiche in vari settori.

 

Come illustrato su Formiche.net, nel caso in cui la valutazione il Dipartimento constatasse la violazione dell’obbligo di notifica, si potrebbe immaginare l’avvio di un procedimento sanzionatorio, che va dalla sospensione dei diritti di voto fino alla nullità degli atti (compresa la vendita della società).

 

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 Inoltre, è prevista una sanzione amministrativa di importo fino al doppio del valore dell’operazione e comunque non inferiore all’1 per cento del fatturato realizzato dall’impresa interessata nell’ultimo esercizio per il quale sia stato approvato il bilancio, oltre ad una serie di misure accessorie (come il ripristino dello status quo ante). Si tratta in ogni caso, come ricordato su queste pagine, di una situazione inedita. La decisione spetterà alla presidenza del Consiglio dei ministri con un provvedimento che sarà eventualmente impugnabile al Tar.

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Oggi Reuters ha rivelato che “dopo un’analisi approfondita, il governo sta preparando una comunicazione formale da inviare a tutte le parti coinvolte per chiedere chiarimenti, hanno detto tre fonti direttamente coinvolte nel caso”. Un affare su cui le autorità italiane stanno prestando “la massima attenzione”, ha aggiunto una di queste. Nel caso in cui i chiarimenti non vengano ritenuti sufficienti, ossia il governo non riceva le dovute assicurare riguardo quanto previsto dalla normativa Golden power, scatteranno le sanzioni.

 

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L’agenzia Reuters evidenzia come l’affare abbia “mostrato quanto fosse facile” procedere in operazioni simili passando “sotto il radar”. Ma ricorda anche che i poteri speciali sono stati utilizzati dall’Italia quattro volte dal 2012 per bloccare. Tre per bloccare offerte cinesi. Due sotto il governo di Mario Draghi: la prima, ad aprile, con il veto sull’acquisizione del 70% di un’azienda italiana specializzata nella produzione di chip, la Lpe di Baranzate, da parte della cinese Shenzen Invenland Holdings; la seconda, a ottobre, opponendosi alla vendita di Verisem, azienda romagnola di sementi per ortaggi, a Syngenta, primo gruppo agrochimico mondiale di proprietà dei cinesi di Sinochem.

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A dimostrazione di quanto “fosse facile” evitare i radar prima e di quanto l’attenzione sia più alta ora. Forse il caso Alpi Aviation non avrà lo stesso impatto del passaggio in mani cinesi del gioiello tedesco della robotica Kuka. Ma potrebbe rappresentare “un campanello d’allarme sulla necessità di proteggere meglio” certi settori, come auspicato da Antoine Bondaz, ricercatore della Fondation pour la recherche stratégique di Parigi.

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