DAGOREPORT - BLACKSTONE, KKR, BLACKROCK E ALTRI FONDI D’INVESTIMENTO TEMONO CHE IL SECONDO MANDATO…
Tommaso Labate per il Corriere della Sera
«Sono fiducioso. Vedrete, alla fine troveremo una soluzione». Sei del pomeriggio spaccate, l’Italia in attesa di vedere la Nazionale in campo contro l’Austria, caldo torrido. Luigi Di Maio lancia sul tavolo verde della crisi del Movimento Cinque Stelle le fiches della diplomazia; e a quell’ora, dopo una giornata di contatti continui con Giuseppe Conte e Beppe Grillo, confida ai suoi che una strada forse c’è. Stretta, impervia, per qualcuno ai limiti dell’impraticabile.
Ma c’è. «Troveremo una soluzione, sono fiducioso», ripete a più riprese il titolare della Farnesina, recitando la frase come un mantra da consegnare ai tanti parlamentari che hanno perso la speranza di vedere all’improvviso ricucito lo strappo tra l’eterno garante e il leader in pectore con la valigia in mano.
A tutti quelli che lo cercano per compulsare il termometro di una situazione incandescente, con Conte a un passo dall’addio al Movimento, Di Maio elenca le classiche frecce nell’arco di ogni diplomatico. Se due litigano, bisogna riuscire nell’impresa di far fare un primo passo indietro a entrambi. C’è un oggetto di discussione, il nuovo statuto del Cinque Stelle disegnato dall’ex presidente del Consiglio, che Grillo ormai ha contestato in più punti, compreso quello che riguarda la gestione della comunicazione; e ciascuno dovrebbe rinunciare a un pezzo delle sue pretese «per il bene di tutti», ripete il ministro degli Esteri.
Alla stessa ora, a casa Conte, l’aria che si respira non è diversa da quella di ventiquattr’ore prima. Sull’ottimismo profuso da Di Maio e da un pezzo significativo del gruppo parlamentare non c’è alcun riscontro. Anzi. La cosa su cui l’ex presidente del Consiglio sta lavorando assieme alla sua cerchia ristretta è l’individuazione della location in cui — a meno di clamorosi colpi di scena — si potrebbe tenere la conferenza stampa dell’addio al Movimento. La data segnata sul calendario già c’è: 28 giugno, cioè domani. L’orario anche, a metà pomeriggio. E dà la misura di come gli spazi di manovra per ricucire una situazione diventata «insostenibile» si siano praticamente ridotti a zero.
«Non è certo una questione personale tra me e Grillo», ripete l’ex presidente del Consiglio, come a voler ricordare che lo strappo non è umano ma — se possibile — ancora più irreparabile. Conte ripercorre mentalmente tutte le fasi che l’hanno accompagnato a un passo dal prendere la leadership del M5S, una strada che apparentemente potrebbe concludersi con lo sventolio di una bandiera bianca. «Se mi hanno chiesto di fare un Movimento nuovo, vuol dire che il vecchio non andava bene, giusto?
Ecco, io mi sono studiato gli statuti dei partiti di mezzo mondo. E ne ho scritto uno in cui non si fa confusione, si sa chi fa che cosa, non c’è il potere assoluto per me, infatti al garante rimane la facoltà di sfiduciare il capo politico... Ho spiegato passo passo a Grillo tutto il progresso del lavoro, che per mesi è andato bene. Poi invece, nell’ultima settimana, è cambiato tutto», è il suo sfogo
L’insistenza sul repentino cambio di atteggiamento di Grillo, nell’ottica contiana, non è un dettaglio. Anzi, rappresenta la misura di una situazione che partirebbe comunque all’insegna delle peggiori premesse. A questo punto, meglio lasciarsi prima di cominciare a fare sul serio, meglio separare le proprie strade prima di prendere ufficialmente le redini del Movimento. Lo statuto elaborato da Conte, per il diretto interessato, non può essere oggetto di ulteriori mediazioni. E senza un passo indietro di Grillo, con tutta probabilità, lunedì sarà divorzio.
BEPPE GRILLO E GIUSEPPE #CONTE
«Sia chiaro, io dirò che non ho nulla contro Grillo e lo ringrazierò anche per avermi scelto», sottolinea nei colloqui privati l’ex presidente del Consiglio, come a voler togliere dal dibattito tutte le spigolature tipiche delle faccende personali. L’ultimo conto alla rovescia, insomma, è pronto per iniziare. Che la vicenda si consumi prima della conferenza stampa di domani oppure durante, ecco, è tutto da verificare. Non si possono escludere nemmeno i tempi supplementari, e cioè che Conte usi la tribuna per rilanciare per l’ultima volta la palla a Grillo. Le lancette bruciano il tempo di tutti. Anche di chi, come Di Maio, è convinto che una soluzione si troverà.
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