''L’ESSERE STATI A CASA MELONI O DI LA RUSSA NON PUÒ ESSERE L’UNICO O IL PRIMO REQUISITO RICHIESTO…
LA GUERRA ALLE TOGHE È UNA QUESTIONE DI FAMIGLIA PER I BERLUSCONI – DOPO LA SENTENZA DELLA CASSAZIONE CHE HA SMONTATO LE IPOTESI SUI RAPPORTI TRA IL CAVALIERE E LA MAFIA, LA PRIMOGENITA MARINA SI TOGLIE I MACIGNI DALLE SCARPE E METTE NEL MIRINO I GIUDICI DEFINENDO LA GIUSTIZIA “LA GRANDE VERA EMERGENZA” – LA REPLICA DEL PRESIDENTE DELL'ANM CESARE PARODI: “GLI ERRORI GIUDIZIARI SONO FISIOLOGICI E NON PATOLOGICI” – SULLO SFONDO C’È IL REFERENDUM DELLA PROSSIMA PRIMAVERA PER CONFERMARE O MENO LA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA. FORZA ITALIA GIÀ PREPARA I COMITATI SPARSI SUL TERRITORIO…
Estratto dell’articolo di Francesco Malfetano per “La Stampa”
MARINA BERLUSCONI DIVENTA CAVALIERA DEL LAVORO
È solo ottobre, ma a destra si comincia già a respirare il profumo della primavera. Quella referendaria, quanto meno. Giovedì il Senato dirà sì alla separazione delle carriere dei magistrati, chiudendo un iter parlamentare che è da considerarsi il trailer della vera sfida: il voto popolare che si terrà tra aprile e maggio 2026, poco dopo Pasqua.
Le prime avvisaglie della concretizzazione dello scontro in corso da tempo tra il centrodestra e la magistratura sono intanto arrivate ieri dopo la sentenza della Cassazione che ha scagionato il Cavaliere e Marcello Dell'Utri. La primogenita dell'ex premier, Marina Berlusconi, dalle colonne de Il Giornale si toglie i macigni dalle scarpe e parla di giustizia a «due facce come la luna», definendo il verdetto un «cruciale passo avanti sul cammino della verità per mio padre».
giorgia meloni e cesare parodi - incontro tra anm e governo a palazzo chigi
La manager fa di più, mette nel mirino i giudici definendo la giustizia «la grande vera emergenza» del Paese, chiave per «una giustizia veramente giusta» anche se non ridarà indietro a Berlusconi «trent'anni di vita avvelenati».
[...] secondo il presidente dell'Anm Cesare Parodi gli errori giudiziari sono «fisiologici» e non «patologici»: «Chi fa queste affermazioni ha avuto una risposta in termini di giustizia, mi pare di capire. Allora perché lamentarsi di una giustizia che arriva a un risultato che viene condiviso?» dice, mentre il procuratore di Napoli, Nicola Gratteri denuncia il tentativo in atto di «normalizzare la magistratura», trasformando i pm in burocrati perfetti.
È su queste basi che il governo punta ad accelerare. Non appena la legge sarà pubblicata in Gazzetta Ufficiale il governo chiederà il referendum in pochi giorni (a fronte dei tre mesi entro cui potrebbe farlo), con l'intento più o meno dichiarato di evitare ipotetiche sovrapposizioni verso le Politiche di inizio 2027.
[...] Il Guardasigilli Carlo Nordio l'ha già palesato: «Se vince il no, non è il centrosinistra a gioire, ma le procure». Dietro le quinte, la macchina è già accesa. Forza Italia è partita per prima, con uno statuto "modello" redatto da un notaio e pronto per i comitati referendari sparsi sul territorio.
carlo nordio matteo piantedosi giorgia meloni – foto lapresse
L'idea è moltiplicare i centri di raccolta, trasformando la campagna in una rete diffusa, quasi militare: «Ogni studio legale sarà una piccola base operativa» teorizzano a via Arenula. L'intenzione è muovere contro la «maggioranza delle toghe» – guidata idealmente da Gratteri e praticamente dall'Anm – costruendo una «maggioranza della società civile», fatta di giuristi, accademici, professionisti e, perché no, delle vittime di errori giudiziari – magari sfruttando il ritorno mediatico di Portobello, la serie sul caso Tortora.
I primissimi movimenti saranno visibili subito dopo il voto di Palazzo Madama. Il centrodestra proverà a trasformare la riforma in gesto simbolico con un flash mob in piazza San Luigi dei Francesi, cuore di Roma. Poi, pochi metri più in là, a via della Scrofa, si terrà un briefing ristretto di FdI, tra cui Arianna Meloni, Chiara Colosimo, Giovanni Donzelli, Francesco Lollobrigida e Andrea Delmastro.
Toccherà a loro stabilire con Nordio in che modo un testo tecnico dovrà farsi battaglia identitaria senza spaventare gli elettori. Da mesi, Giorgia Meloni invoca prudenza.
Niente personalismi, né epiche dichiarazioni: la premier lascerà che siano i comitati, i cittadini, le storie di chi ha pagato sulla propria pelle, a spiegare il senso della riforma. Così la campagna potrà camminare da sola, resistente agli umori della politica e alle schermaglie quotidiane dei talk show.
Meloni, insomma, coltiva l'ambizione che il referendum possa beneficiare di qualcosa che appaia come una mobilitazione spontanea, guidata dal senso civico dei cittadini più che dalla tattica di Palazzo Chigi. [...]
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