DAGOREPORT - COSA POTREBBE SUCCEDERE DOPO LA MOSSA DI ANDREA ORCEL CHE SI È MESSO IN TASCA IL 4,1%…
Federico Rampini per “la Repubblica”
Saccheggi e un commissariato di polizia incendiato a Minneapolis, Minnesota. Sparatorie in mezzo alle proteste di Louisville, Kentucky. Tensione e scontri divampano in altre città, dopo la morte di due afroamericani uccisi dalla polizia. Il presidente getta benzina sul fuoco: «Quando cominciano i saccheggi, cominciano gli spari».
Twitter lo sanziona e avvisa il pubblico: «Viola le nostre regole, esalta la violenza». Così da ieri Trump combatte su due nuovi fronti caldissimi, uno con le piazze e l' altro con i social media di cui è stato finora un abile manipolatore. Due fronti nuovi: pur di non occuparsi della pandemia o della disoccupazione.
donald trump come george washington
È una strategia lucida e consapevole. Se riesce a spostare l' attenzione verso la guerriglia urbana o la "censura politically correct" dei Padroni della Rete, si sente a suo agio. Sono terreni a lui favorevoli. Possono aiutarlo a risalire la china da qui al 3 novembre, data dell' elezione presidenziale. La tensione sociale esplosa a Minneapolis e Louisville, poi seguita da manifestazioni in tutta l' America, segue un copione tragico ma familiare.
Dei poliziotti usano metodi violenti fino a provocare la morte, soprattutto se hanno a che fare con persone di colore. Le comunità afroamericane si ribellano. Frange di ultrà o criminali si mescolano alla piazza e ne approfittano per fare razzie nei supermercati. Accade da molti decenni.
È successo ripetutamente durante gli otto anni di presidenza di Barack Obama. Nacque il movimento Black Lives Matter proprio per denunciare gli eccessi delle forze dell' ordine, nelle quali a volte alligna una cultura razzista. Trump sa da che parte stare. La sua constituency è a stragrande maggioranza bianca. Le forze di polizia - come i militari - in genere lo considerano un loro protettore. Definire "teppisti" quelli che scendono in piazza non gli farà perdere voti, anzi.
giornalista cnn arrestato a minneapolis 3
Un presidente di destra contro una piazza di sinistra: questo è un classico nel manuale delle istruzioni elettorali. Non lo ha scoperto Trump. Il repubblicano Richard Nixon fu eletto due volte, nel 1968 e nel 1972, al culmine degli anni violenti, tra proteste razziali e contestazioni contro la guerra del Vietnam. La maggioranza silenziosa alle urne prevale, si mobilita tanto più se ha l' impressione che la nazione scivoli verso il caos e la guerra civile. Con una depressione che ha fatto 40 milioni di disoccupati le condizioni ci sono.
terza notte di proteste a minneapolis
La novità è il fronte parallelo che Trump ha aperto nei confronti di Twitter. Questo social media lui lo ha innalzato a strumento principe della sua strategia di comunicazione. Ha 80 milioni di follower. Detta l' agenda politica ogni giorno alzandosi alle cinque del mattino e twittando annunci clamorosi, accuse, polemiche, veleni e insolenze. L' universo dei media è costretto a rincorrere i tweet presidenziali. I leader del mondo intero, da Xi Jinping a Vladimir Putin, dalla Merkel a Macron, hanno imparato che quei tweet precedono, preannunciano o scavalcano i canali della diplomazia. Il chief executive di Twitter, Jack Dorsey, da martedì osa ciò che non aveva mai fatto: bacchetta Trump mentre si trastulla col suo giocattolo favorito.
Twitter ha messo in guardia gli utenti contro la fake-news presidenziale secondo cui il voto per corrispondenza genera brogli massicci. Poi è tornato a sanzionarlo per quel tweet pericoloso di ieri, sugli spari che seguono i saccheggi.
Trump prima grida alla censura, poi passa agli atti: vara un decreto che toglie ai social media ogni scudo legale, li rende perseguibili per i contenuti diffusi. È una mossa azzardata. Potrebbe essere giudicata incostituzionale e cassata dai tribunali perché viola il Primo Emendamento.
Ma a Trump non importa se i ricorsi bloccheranno la sua offensiva contro Twitter. L'effetto annuncio è assicurato: il mondo dei media è in mano ai democratici, l'establishment di sinistra impedisce perfino al presidente degli Stati Uniti di esprimersi liberamente. In campagna elettorale può funzionare, con i suoi. Mark Zuckerberg lo intuisce, il numero uno di Facebook si dissocia da Twitter. Non possiamo fare gli arbitri della verità, sostiene Zuckerberg. È ingeneroso verso il suo concorrente, ma forse ha capito la trappola.
Ultimi Dagoreport
DAGOREPORT - MA QUALE TIMORE DI INCROCIARE DANIELA SANTANCHÈ: GIORGIA MELONI NON SI È PRESENTATA…
L’AMBIZIOSA E INCONTROLLABILE BARBARA BERLUSCONI HA FATTO INCAZZARE MARINA E PIER SILVIO CON LA…
DAGOREPORT - PER RISOLVERE LA FACCENDA ALMASRI ERA SUFFICIENTE METTERE SUBITO IL SEGRETO DI STATO E…
DAGOREPORT - COME ANDRÀ A FINIRE LO PSICODRAMMA MASOCHISTICO DEL CENTRO-SINISTRA IN VISTA DELLE…
“CHIARA, TI RICORDI QUANDO HAI AMMESSO A FEDEZ CHE TI SEI SCOPATA ACHILLE LAURO?” - IL “PUPARO” DEL…