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LA CINA È VICINA (ALLA RUSSIA) – HACKER CINESI SI SONO SCHIERATI A FIANCO DI RUSSI E BIELORUSSI CONTRO SITI UCRAINI: È L’ULTIMA PROVA DEL COINVOLGIMENTO DELLA CINA NEL CONFLITTO E DELL’APPOGGIO DI XI JINPING ALL'“OPERAZIONE SPECIALE MILITARE” DI PUTIN – IL TENTATIVO DI PECHINO DI RIBADIRE IL PROPRIO “RUOLO COSTRUTTIVO” NELLA CRISI SI INFRANGE CON LE TRACCE TROVATE DALL’INTELLIGENCE ITALIANA CHE DIMOSTRANO COME TRE DIVERSI GRUPPI CINESI ABBIANO PRESO DI MIRA I…

XI JINPING VLADIMIR PUTIN - VIGNETTA DI GIANNELLI

Francesco Verderami per il "Corriere della Sera"

 

Soldati cibernetici cinesi si sono schierati a fianco di russi e bielorussi contro siti ucraini. C'è la guerra sul campo e quella sulla rete, dove eserciti senza divisa hanno ormai un ruolo determinante nei conflitti. E quando mercoledì il segretario al Tesoro americano Janet Yellen ha accusato Pechino di essere vicina a Mosca e di mettere in atto «pratiche che danneggiano ingiustamente» la sicurezza nazionale di altri Paesi, palazzo Chigi sapeva a cosa si stava riferendo. L'intelligence italiana - usando fonti della Nato - aveva avvisato il governo che nei giorni scorsi gruppi di hacker «riferibili a entità statuali cinesi» avevano partecipato a un «attacco informatico» contro Kiev, insieme a operatori russi e bielorussi.

 

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Ecco un'ulteriore prova - semmai ce ne fosse bisogno - del coinvolgimento della Cina nel conflitto, dell'appoggio offerto da Xi Jinping all'«operazione speciale militare» di Vladimir Putin in Ucraina. Il tentativo di Pechino di respingere la tesi «distorta e diffamante» dell'amministrazione americana e di ribadire il proprio «ruolo costruttivo» nella crisi, si scontra con le tracce lasciate (anche) dai suoi «soldati» nel corso di un assalto cibernetico su larga scala. Secondo il report in possesso delle autorità italiane, infatti, l'operazione ha colpito numerosi centri di Kiev.

Xi Jinping e Vladimir Putin

 

Seguendo le impronte lasciate sul «terreno», gli esperti informatici del Patto Atlantico sono risaliti ai cinesi: tre diversi gruppi identificati con i nomi di «Scarab», «Curious Gorge» e «Mustang Panda», durante la missione si sono concentrati sui siti governativi ucraini della Difesa, delle Infrastrutture e della Finanza.

 

Mentre i russi e un gruppo bielorusso prendevano di mira il comparto industriale e quello aerospaziale, le telecomunicazioni e il settore petrolifero. Una vera e propria guerra, ma senza il rumore delle armi. Tanto che ieri il direttore della Cia William Burns ha continuato a puntare l'indice contro la Cina, definita «il partner silente» della Russia. Lo testimoniano d'altronde i dati raccolti dalla Nato e riprodotti in uno schema illustrativo dell'attacco: lì si nota anche un sorprendente riferimento al Brasile, collegato a un «Monday group» che nella missione ha avuto il compito di colpire i siti universitari...

 

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Tanto basta per capire che da parte degli invasori non c'è alcuna volontà di accettare - almeno per ora - soluzioni diplomatiche. Perciò era amaro il commento che il ministro della Difesa Lorenzo Guerini ha confidato a un collega di governo, a fronte delle critiche «strumentali» di quanti in Italia sostengono che Roma non stia facendo nulla per il processo di pace: «Come se noi volessimo la guerra. Se solo sapessero...». Certo, ancora ieri il titolare della Farnesina ha ribadito che «bisogna lasciare sempre aperto il canale con la Russia, perché è l'unico modo per alimentare il dialogo tra le parti». Ma la drammaticità della situazione impone di accettare la realtà dei fatti. «Noi non tifiamo per il conflitto», ha detto Di Maio.

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E tuttavia l'esecutivo si prepara a procedere con un nuovo decreto per l'ulteriore invio di armi alla resistenza di Kiev. «Ci sarà nei prossimi giorni», ha confermato il sottosegretario alla Difesa Giorgio Mulè: «È una questione di stringente attualità». Le truppe di terra russe si ammassano infatti ai confini orientali dell'Ucraina e secondo le «note di aggiornamento» dell'intelligence Atlantica, l'avvio dell'offensiva putiniana in quella zona è «stimato non prima dell'ultima settimana di aprile». La presenza di Pechino nelle operazioni di hackeraggio al fianco della Russia è un segno di novità che non stupisce più di tanto l'Italia: l'analisi prevalente è che la Cina sia consapevole di «star perdendo la sua gallina dalle uova d'oro».

 

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Cioè quella globalizzazione che da inizio secolo le ha consentito di «incrementare in modo esponenziale la sua economia senza dover pagar dazio», sui temi dei diritti civili, della libertà, della democrazia: «Questo giocattolo si è rotto e loro sanno che ne pagheranno duramente le conseguenze».

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