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DAGOREPORT - GIORGIA MELONI SOGNA IL FILOTTO ELETTORALE PORTANDO IL PAESE A ELEZIONI ANTICIPATE?…
Guido Olimpio per "Corriere della Sera"
Alla vigilia del dibattito in tv tra Obama e Romney, il segretario di stato Hillary Clinton si è assunta l'intera responsabilità per la gestione - imbarazzante - della vicenda di Bengasi. Un gesto arrivato dopo settimane di polemiche con i repubblicani e i media uniti nell'accusare l'amministrazione di aver mentito sulla ricostruzione degli eventi. In un'intervista alla Cnn, la Clinton, ha riconosciuto che dopo l'attacco al consolato in Libia, costato la vita all'ambasciatore Stevens e altri 3 americani, c'è stata «confusione» su quanto era avvenuto. «Voglio però evitare - ha precisato il segretario di stato - qualunque tipo di strumentalizzazione politica».
Ed ha aggiunto che il presidente Obama, insieme al suo vice John Biden, non hanno alcuna colpa. Nei giorni seguenti all'assalto a Bengasi sono emersi particolari che hanno messo in difficoltà il Dipartimento di stato ma anche il presidente. Li sintetizziamo: sono stati ignorati i segnali che annunciavano un possibile attentato attorno all'11 settembre; sono stati negati rinforzi per aumentare la protezione al consolato; si è sottovalutata la situazione venutasi a creare in Libia; nelle ore successive all'attacco c'erano elementi che portavano a sospettare di nuclei qaedisti. Inoltre l'amministrazione ha fornito interpretazioni diverse sulla matrice della strage. Prima l'ha collegata al video blasfemo sostenendo che gli assalitori avevano agito usando una manifestazione di protesta come copertura. Dunque si sarebbe trattato, secondo questa interpretazione, di qualcosa di spontaneo e non pianificato.
Solo in seguito, sommersi dalle rivelazioni sul coinvolgimento di fazioni jihadiste, ha riconosciuto che si trattava di un atto terroristico e che non c'era stata alcuna dimostrazione davanti al consolato. Situazione resa ancora più precaria da scambi di accuse tra dipartimenti, scarsa collaborazione da parte dei libici e tentativi di attribuire la colpa ai "rapporti iniziali" dell'intelligence. Le contraddizioni sono emerse durante una drammatica audizione al Congresso dove la gestione da parte del Dipartimento di Stato è stata fatta a pezzi da testimonianze precise. Il tiro si è così concentrato sulla Clinton e l'ambasciatrice all'Onu Susan Rice, personaggio in ascesa e destinata forse a guidare la diplomazia in caso di una riconferma di Obama.
Indiscrezioni hanno anche ipotizzato di rapporti tesi tra Bill Clinton e il presidente, accusato di aver scaricato Hillary. Ma perché avrebbero cercato di far passare la storia di Bengasi per un caso isolato? Molte le risposte: 1) Per non ammettere che l'approccio morbido della Casa Bianca nelle rivolte nord africane è stata controproducente. 2) Per non smentire la tesi che Al Qaeda, ucciso Bin Laden, è ormai sconfitta. 3) Per proteggere risvolti delicati legati alla sicurezza e alle persone protagoniste del caso Bengasi. Essendo poi in piena campagna elettorale, con il presidente in difficoltà , la storia libica è diventata una formidabile carta di politica interna in mano ai repubblicani. Con le vittime usate come armi per colpire. Ed è probabile che questo si ripeterà anche stanotte nel corso dell'importante duello in tv. Il "sacrificio" di Hillary difficilmente potrà calmare gli avversari di Obama.
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