DAGOREPORT - L’ASSOLUZIONE NEL PROCESSO “OPEN ARMS” HA TOLTO A SALVINI LA POSSIBILITA’ DI FARE IL…
Glauco Maggi per “Libero Quotidiano”
Hillary era la candidata «inevitabile», più che la semplice «favorita», non solo per la nomination democratica ma anche per la vittoria alle urne nel 2016. Dopo la doccia fredda dei sondaggi CNN/ORC e Washington Post si è svegliata in un altro mondo. La barca «inaffondabile» della sua campagna prende acqua e tra i democratici circolano idee alternative, nomi vecchi e nomi nuovi, di ultrasinistra e di centro. Il senatore socialista Bernie Sanders sta prendendo quota, ed è passato dal 4% di preferenza tra i democratici in marzo all’8% in aprile e al 15% in maggio (ed è al 28% tra i liberal del partito).
Hillary è scesa da oltre il 60% al 57%, e si sta avvicinando alla metà di estimatori nel suo stesso partito. A sinistra annusano come squali il sangue delle sue ferite e sperano di sostituirla: con Sanders, o con l’ex governatore del Maryland Martin O’Malley. Ma anche i moderati si muovono.
Il New York Post riporta che alcuni DEM di Mahattan hanno avvicinato l’ex sindaco Mike Bloomberg chiedendogli di registrarsi tra i democratici (lo era già, prima di passare al GOP) e di scendere in campo. Visto la deriva di sinistra imposta ai suoi da Obama in questi sei anni, una candidatura Bloomberg sarebbe la prova che il partito è nel panico. L’aver puntato tutto e solo sul marchio Clinton sembrava la via più sicura, ma è stato un azzardo suicida. La diversificazione è cosa saggia anche quando si cerca un leader, come mostra l’assai probabile fiasco Hillary.
Per la CNN, solo il 46% degli americani la vede favorevolmente, e il 50% male. In aprile era il contrario: il 53% la promuoveva e il 44% la bocciava. Ma lo choc da cui sarà durissima riprendersi è il verdetto sulla fiducia: il 57% «non le crede», solo il 42% si fida di lei, l’opposto che in marzo, quando il 43 non le credeva, ma il 56 sì. Pure per il Washington Post il rating di stima positiva è al minino del 46%. L’erosione non ha misteri.
La causa più antica è Bengasi, quando mentì per proteggere Obama sull’attacco terroristico che uccise l’ambasciatore Usa in Libia. Poi ci sono le email fatte sparire. Da ultimo, il libro boom «Clinton Cash», che ha rivelato gli intrighi legati alle donazioni milionarie di governi esteri alla Clinton Foundation; tanto che ora i discorsi del trio Bill, Chelsea & Hillary puzzano di avidità e di conflitto di interesse. In proposito, l’ultima chicca è la scoperta che la FIFA di Blatter, direttamente, ha dato tra 50 a 100 mila dollari ai Clinton.
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