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I 90 ANNI DELL’EMINENZA AZZURRINA GIANNI LETTA, IN PRIMA FILA CONTRO LA RIFORMA DEL PREMIERATO: “LA RIFORMA COSTITUZIONALE RIDURREBBE I POTERI DEL CAPO DELLO STATO, MENTRE LA SUA FIGURA STA BENE COSÌ” - GLI INIZI DA OPERAIO IN UNO ZUCCHERIFICIO, I GIORNI TRAGICI DELLA PRIGIONIA DI ALDO MORO (“SPESSO CI INCONTRAVAMO CON COSSIGA E UGO PECCHIOLI, FORSE HO IMPARATO ALLORA IL VALORE DEL DIALOGO COSTRUTTIVO, ANCHE DA POSIZIONI DISTANTI”), GLI ANNI DA SOTTOSEGRETARIO DI BERLUSCONI CON LA MEDIAZIONE TRA IL CAV E NAPOLITANO E LA BATTAGLIA PER PORTARE ALLA PRESIDENZA DELLA RAI LA SUA PROTETTA SIMONA AGNES...
Roberto Gressi per il “Corriere della Sera” - Estratti
SILVIO BERLUSCONI E GIANNI LETTA
Non è poi così difficile incontrarlo, a Roma. A un convegno, alla presentazione di un libro. Mai in ritardo, eleganza curata e sobria, portamento eretto, incedere affabile. Se poi capita di essere tra i pochissimi che non ne riconoscono il volto, niente paura, basta aspettare il suo turno, tra gli oratori.
Se parla a braccio, sempre in piedi, senza un appunto, senza incespicare, senza allungare le vocali per cercare le frasi giuste, al massimo con un libro da aprire per leggere il passo di uno scrittore, o di uno storico, probabilmente per vezzo perché, c’è da giurarlo, lo conosce a memoria, ecco, allora quello è Gianni Letta.
Se poi un ragazzo di 18 anni entra come operaio nello zuccherificio della sua Avezzano per poi presto diventare il capo del reparto chimico, se poi bussa al quotidiano Il Tempo per poi uscirne dopo tre lustri da direttore, se quindi incontra un eterno giovanottone e ne diventa consigliere e sottosegretario alla presidenza del Consiglio senza aver mai preso una tessera di partito, quello è ancora lui, Gianni Letta, che domani, 15 aprile, compirà 90 anni.
FRANCO FRATTINI E GIANNI LETTA NEL 2003 - FOTO LAPRESSE
Nel 2010, rievocando i giorni tragici della prigionia di Aldo Moro, raccontava: «Spesso ci incontravamo con Francesco Cossiga e Ugo Pecchioli, forse ho imparato allora il valore del dialogo sereno, pacato, serio, costruttivo, anche da posizioni distanti e differenti». Pare sempre dar ragione al suo interlocutore, ma senza lo spirito truffaldino del fregapiano. Neologismo romanesco per indicare chi ti blandisce per poi lasciarti a piedi.
Non gli appartiene, troppo volgare, anche se poi a volte capita che il risultato sia lo stesso.
Indispensabile nel suo ruolo di mediatore felpato, difficilmente imitabile, anche se, non appena appare nella politica la meteora di un nuovo leader di successo, tutti si chiedono subito chi sarà mai il suo Gianni Letta.
gianni letta e marina berlusconi inaugurazione mondadori roma foto lapresse
(...) Note alle cronache le rasoiate tra Silvio Berlusconi presidente del Consiglio e Giorgio Napolitano Capo dello Stato.
Ma Letta si preoccupa di smentire che mai ci sia stato un golpe bianco ordito contro il Cavaliere, perché «poteva essere difficile quella convivenza, ma da tutte e due le parti non venne mai meno la volontà e la forza di mantenersi nei binari della correttezza istituzionale. Mi piace l’idea che possano chiarirsi lassù».
Può apparire una frase all’insegna del «vogliamoci bene che non ci costa niente», ma non è così, perché la difesa del presidente della Repubblica è assolutamente nelle corde di Letta. Tanto da esprimersi pubblicamente contro il premierato: «La riforma costituzionale fatalmente ridurrebbe i poteri del capo dello Stato, mentre la sua figura sta bene così. Non la attenuerei, non la ridisegnerei, non toglierei nessuna delle prerogative così come attualmente sono state esercitate».
Gentiluomo di sua Santità, gran cerimoniere del patto del Nazareno tra Renzi e Berlusconi, sua e di sua moglie Maddalena Marignetti la crostata per cercare un’intesa o un inciucio tra Massimo D’Alema e Silvio Berlusconi, agile nel muoversi da un capannello all’altro nel salotto di Maria Angiolillo, dove si gettavano le basi per un accordo, per un affare o per una nomina, sua una candidatura al Quirinale, voluta dal Cavaliere, che raccolse 369 voti, un rapporto di stima e ammirazione per Giulio Andreotti.
Un numero impressionante di presidenze, di ruoli da consigliere, di partecipazioni a consigli d’amministrazione, di Fondazioni e quant’altro. E c’è da credere che mille associazioni di ogni tipo di cui non fa parte, farebbero carte false pur di averlo. Maestro nell’arte di soprassedere, di lui scrisse Giuliano Ferrara negli anni del governo: mentre io mi chiedevo che cosa fare, Gianni sapeva sempre che cosa non fare.
Morbido e bene educato sempre, ma anche tagliente alla bisogna. Dopo aver taciuto alla morte di Berlusconi spiegò in una lettera a Il Messaggero: «Ho scelto il silenzio anche per la sensazione che tanti lo celebravano per celebrarsi».
Poi un’eccezione alla sua regola di non presenziare ad appuntamenti di partito, ai trenta anni di Forza Italia: «I figli del Cavaliere mi hanno chiesto di essere qui, di portare la testimonianza della loro convinta partecipazione, come il papà voleva». Quindi l’investitura a leader di Antonio Tajani, ricordando le parole di Berlusconi: «In tanti anni che ho avuto Antonio al mio fianco, non ha mai sbagliato un intervento o una dichiarazione».
gianni letta dario franceschini
Il presidente del Senato, Ignazio La Russa, sta cercando di mettere a punto un modo per festeggiarlo a Palazzo Madama, domani, nel giorno del suo compleanno, magari con un pranzo.
Una sua frase iconica: «Tutto si impara, anche la virtù».
paolo barelli giorgio mule gianni letta marina berlusconi foto lapresse
gianni letta goffredo bettini
gianni letta sandra milo bettino craxi
gianni letta
monica maggioni mario orfeo simona agnes gianni letta
melania rizzoli gianni letta cristina rossello
letizia moratti gianni letta marina berlusconi
gianni letta mario resca (2)
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maddalena letta gianni letta (2)
fedele confalonieri gianni letta mondadori bookstore foto lapresse
roberto sergio gianni letta
bruno vespa gianni letta 1
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giuseppe de rita francesco rutelli gianni letta
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