DAGOREPORT - BENVENUTI AL GRANDE RITORNO DELLA SINISTRA DI TAFAZZI! NON CI VOLEVA L’ACUME DI…
Laura Cesaretti per “il Giornale”
I candidati sindaci del Pd vogliono giocare in proprio ai ballottaggi. Per tutti, da Fassino a Torino a Sala a Milano e Giachetti a Roma fino a Merola a Bologna, la preoccupazione è la stessa: di fronte all' onda protestataria dell' antipolitica, venire identificati con il governo, parafulmine di tutti i mugugni, è più un rischio che un atout.
Anche perché, al secondo giro, occorre allargare il consenso oltre il proprio consolidato bacino elettorale, andando a pescare voti anche in partibus infidelium, quindi tra chi non ama né Matteo Renzi né il Pd. Ecco perché nessuno di loro farà manifestazioni a fianco del premier, di qui al fatidico 19 giugno.
«Sarebbe un errore chiedere agli elettori un voto pro o contro Renzi», dice il sindaco di Torino. Del resto, spiegano gli uomini di Fassino come quelli di Giachetti a Roma, è stato Renzi per primo a suggerire questa linea di condotta, lunedì scorso, annunciando loro che si sarebbe «defilato» dall' ultima fase di campagna elettorale per sottrarsi ad una eccessiva «politicizzazione» del voto.
Tant' è vero che ieri ha annunciato che, mentre le urne si apriranno, lui sarà in visita di Stato a Mosca, immerso nel proprio ruolo istituzionale e lontano dalla mischia politica. Allontanare da sé il marchio dei leader nazionali sembra d' altronde un' ansia comune un po' a tutti i candidati: a Milano, Parisi ha dato l' altolà a Salvini, dicendo che se il leghista vuol partecipare alla manifestazione di chiusura tra la folla bene, ma lui vuol essere da solo sul palco: «Parlo soltanto io».
E i candidati grillini han tenuto l' ex comico fuori dalla loro campagna. Se poi il partito è anche di governo, come per il Pd, l' ansia aumenta. I candidati battono le periferie: Fassino punta a recuperare il voto di sinistra orfano del fallimento di Airaudo (Sel) ma anche - forte dei complimenti del Financial Times per la sua «buona amministrazione» - quello della borghesia tentata dalla «madamina» a Cinque Stelle.
A Giachetti, che deve tentare una difficile rimonta, i grillini in confusione stanno regalando la carta Olimpiadi, che secondo i sondaggi piace alla maggioranza dei romani, mentre la Raggi le ha definite «criminali». E si prende l' appoggio di un esponente di Sel come Claudio Fava, che rompe con Stefano Fassina e i suoi.
Intanto la minoranza Pd, infuriata per la minaccia renziana di «usare il lanciafiamme» contro le correnti del partito, spera in una débâcle elettorale per poter finalmente azzannare il premier, e si prepara allo scontro su Italicum (chiede il premio alla coalizione per «ricostruire l' Ulivo», non si sa con chi) e referendum: Bersani tuona che le feste dell' Unità non si dovrà parlare di riforme: «Non vanno trasformate in comitati per il Sì».
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