DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Estratto dell’articolo di Marco Bresolin per “la Stampa”
il palazzo della commissione europea a bruxelles
«L'Italia aveva un'ultima possibilità per evitare la procedura. Ma ha preferito tirare dritto e ora le conseguenze saranno inevitabili». Da Bruxelles non arrivano commenti ufficiali alla decisione del governo di confermare i saldi della manovra. […]
Ora la palla è nelle mani della Commissione e il prossimo passaggio-chiave sarà il 21 novembre, con l' opinione negativa sulla legge di bilancio e il rapporto sul debito. La vera data da segnare sul calendario, però, è il 22 gennaio: quel giorno l' Italia entrerà ufficialmente in procedura e l'Ecofin (cioè la riunione dei ministri delle Finanze) approverà la raccomandazione con il «percorso correttivo» che il governo dovrà seguire. Un tunnel fatto di vincoli da rispettare (taglio del deficit e del debito) e di «monitoraggi» costanti, attraverso le missioni a Roma degli ispettori Ue.
Diversamente scatteranno le sanzioni, che però molto probabilmente non arriveranno prima del 2020. L’iter della procedura è molto lungo e legherà le mani a questo governo, ma forse anche a chi verrà dopo: difficilmente se ne uscirà in meno di 5 anni. Sarà infatti la prima volta di una procedura per disavanzo eccessivo (Edp) legata al debito. […]
[…] l’Italia ne uscirà soltanto quando avrà rispettato la regola del debito. Ossia quando la parte del debito che eccede il 60% del Pil sarà ridotta di un ventesimo ogni anno. Semplificando: per essere «guariti» bisognerà ridurre del 3,5% l’anno il proprio debito (che oggi è al 131%) e ciò dovrà avvenire per tre anni consecutivi (potrebbe non bastare il semplice pareggio di bilancio in termini strutturali).
Tradotto in euro: servirà un taglio annuo del debito pari a oltre 60 miliardi. Anche in questi anni l’Italia non ha rispettato la regola del debito, visto che non viene ridotto al ritmo imposto dalle regole Ue. Ma finora i governi sono sempre riusciti a evitare la procedura grazie a una serie di «fattori rilevati», tra i quali la «sostanziale conformità» con gli obiettivi di medio termine fissati dai parametri europei.
Con la manovra per il 2019, però, le cose cambiano: la Commissione calcola uno sforamento pari all’1,8% del Pil, oltre 30 miliardi di euro. Tanto basta per far venir meno le attenuanti. […] L’ultima parola spetterà però ai ministri dell’Ecofin che si riuniranno il 22 gennaio.
Da quel momento l’Italia sarà nel braccio correttivo del Patto di Stabilità e dovrà rispettare una serie di obiettivi (teoricamente Bruxelles avrebbe la possibilità di imporre subito anche un deposito cauzionale pari allo 0,2% del Pil, 3,5 miliardi). […] […] Le regole prevedono una «multa» fino allo 0,5% del Pil (9 miliardi), il congelamento dei fondi strutturali e lo stop ai prestiti della Banca europea per gli investimenti. […]
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