matteo zuppi e papa bergoglio

SINODO SCORSOIO - IL PAPA VUOLE CONVOCARE IL SINODO DELLA CHIESA ITALIANA E I GESUITI SPADARO E BARTOLOMEO SORGE SPINGONO PER UN'ASSISE DEI VESCOVI CHE SIA “POLITICA” - GLI OBIETTIVI SONO SCONFESSARE RUINI, MARCARE UNA DISTANZA DA SALVINI E DARE FORZA ALLA CORRENTE CHE VUOLE SOSTITUIRE MONSIGNOR BASSETTI CON IL CARDINALE DI BOLOGNA, MATTEO ZUPPI, VICINO A BERGOGLIO...

Lorenzo Bertocchi per “la Verità”

 

MATTEO ZUPPI E PAPA BERGOGLIO

«La forza propulsiva del cattolicesimo democratico», scriveva circa un anno fa padre Antonio Spadaro in un editoriale sulla Civiltà cattolica, «ha bisogno di essere resistente in questi tempi confusi, ma anche di ascoltare e capire meglio», perciò, ecco il lancio della parola d' ordine, c' è bisogno di «un esercizio effettivo di sinodalità all' interno della Chiesa» italiana. Il sasso era lanciato nel laghetto della conferenza episcopale dal pulpito influentissimo della rivista dei gesuiti che esce con il placet del Vaticano, a cui si aggiunge il ruolo di suggeritore principe che il direttore Spadaro svolge a servizio di papa Francesco.

 

E così il Papa in questo 2020, dicono tutti fra le sacre stanze, vuole gettare le basi per il sinodo della Chiesa italiana, fortissimamente lo vuole in nome di quella sinodalità che è un refrain del suo pontificato. Lo vuole in particolare per quel «cattolicesimo democratico» di cui parlava Spadaro nel suo manifesto redatto un anno fa a mo' di editoriale.

 

PADRE ANTONIO SPADARO

Ma le resistenze sono fortissime, basti pensare al non casuale riferimento che il cardinale Camillo Ruini, vero dominus della Chiesa italiana dal 1991 al 2007, ha fatto proprio nei confronti di questo cattolicesimo democratico nella sua versione politica: «il cattolicesimo politico di sinistra» in Italia, ha dichiarato don Camillo in un' intervista concessa in novembre al Corriere della Sera, «ha sempre meno rilevanza».

 

PADRE ANTONIO SPADARO CON IL PAPA

Questa è la faglia tellurica sul sinodo per l' Italia, dove, al netto del curialese, si gioca una visione ecclesiologica e politica che divide e polarizza i vescovi italiani dall' interno. Il sinodo per l' Italia lanciato da Spadaro e voluto da papa Francesco, con l' appoggio e il lavoro di alcuni vescovi, su tutti Matteo Zuppi (Bologna) e Corrado Lorefice (Palermo), per molti è in realtà lo strumento per battere definitivamente in breccia il famoso convegno della Chiesa italiana di Loreto del 1985, a cui seguì appunto il cosiddetto ruinismo, cioè la guida del cardinale Ruini sulla Cei.

 

Una leadership che per il «cattolicesimo democratico» è stata la madre di tutte le sciagure. Accusato di collateralismo politico con i governi di centro destra, sbertucciato in talune facoltà teologiche e seminari per il suo progetto culturale, Ruini è stato il nemico numero uno del cattolicesimo di sinistra, politico teologico.

CARDINALE CAMILLO RUINI

 

Siccome il convegno ecclesiale della Chiesa italiana tenuto a Firenze nel 2015 da Francesco è scivolato via come l' acqua sull' impermeabile, ecco la necessità di spingere ancora con lo strumento del sinodo, già ampiamente usato nella Chiesa universale nei controversi casi della doppia assise sulla famiglia e quello recente sull' Amazzonia.

Ma le resistenze al progetto sinodale ci sono tra gli oltre 200 vescovi italiani. Persino l' attuale presidente della Cei, il cardinale Gualtiero Bassetti, pare sia refrattario, anche perché impegnato nella promozione del super convegno che si svolgerà a Bari dal 19 al 23 febbraio con il titolo «Mediterraneo, frontiera di pace» e che si concluderà proprio con la messa celebrata da Francesco.

 

Gualtiero Bassetti, presidente Cei

Da buon discepolo di Giorgio La Pira, sindaco di Firenze del secondo dopoguerra in odor di santità, Bassetti sperava che mettere intorno a un tavolo uomini e pastori che si affacciano sul Mare nostrum fosse sufficiente per dare risposte anche alle sensibilità del Papa, ma non è escluso che quello di Bari sia proprio il canto del cigno della presidenza Cei del vescovo di Perugia.

 

Prossimo ai 78 anni, quindi tre anni oltre la soglia per cui un vescovo resta in carica solo se il Papa glielo consente, Bassetti viene dato in uscita e qualcuno vocifera che a maggio potrebbe essere sostituito. Il nome ricorrente per il prossimo presidente della Cei è quello del cardinale di Bologna, Matteo Zuppi, amatissimo da Francesco e cofondatore della Comunità di Sant' Egidio, oggi il gruppo più influente nella Chiesa cattolica italiana e universale.

 

matteo maria zuppi 2

Zuppi, dicevamo, è uno dei vescovi più impegnati a lanciare l' idea del sinodo per l' Italia, insieme al vescovo Lorefice di Palermo, allievo della cosiddetta «scuola di Bologna», punta di diamante di certo cattolicesimo democratico, anche politico. Il lavoro procede con l' appoggio dei gesuiti, oltre a Spadaro c' è anche la penna puntuta dell' anziano, ma stimatissimo dal Papa, padre Bartolomeo Sorge. Proprio Francesco lo scorso 6 dicembre, incontrando i gesuiti della rivista Aggiornamenti Sociali, ha calorosamente ringraziato padre Sorge per la sua presenza: «Grazie di essere venuto Non perdete il coraggio, perché poco tempo fa ho letto qualcosa di una chiarezza che ha fatto tremare, non dico la politica italiana, ma sicuramente almeno la Chiesa italiana!».

 

A cosa si riferisse il Papa lo ha subito twittato Spadaro e cioè a un editoriale firmato proprio da Sorge nel settembre scorso e intitolato: «Un "probabile" Sinodo della Chiesa italiana? Dal I Convegno ecclesiale del 1976 a oggi». Eccolo ancora quel sinodo che, dice il Papa, può far «tremare» la politica, ma soprattutto la Chiesa italiana.

 

padre bartolomeo sorge

Politica e chiesa, è questo il balletto che sembra interessare i tessitori del sinodo per l' Italia. Alcune fonti riferiscono che il progetto condotto in particolare da Spadaro, Zuppi e Lorefice, con appoggio almeno del vescovo di Modena, Erio Castellucci, e del vescovo di Rieti, Domenico Pompili, ha anche un obiettivo politico più o meno sottotraccia: arrivare a una sconfessione corale e pubblica di tutti i vescovi italiani del populismo e soprattutto della sua figura più rappresentativa che attualmente è Matteo Salvini. Non è una grande rivelazione, visto che è chiaro a tutti come la Chiesa istituzionale si è collocata sul versante dem dello scacchiere politico.

 

papa francesco abbraccia padre bartolomeo sorge

La novità, se così si può dire, è il tentativo di arrivare a una sconfessione corale di tutti i vescovi, cosa che, invece, è più difficile di quanto si vorrebbe far credere. Non a causa di un manipolo di vescovi populisti o salviniani, ma per un gruppo consistente di presuli italiani che vorrebbe continuare a chiamarsi fuori da scelte partitiche così smaccate e riferirsi ancora a dei criteri pre-politici che non siano semplicemente il cambiamento climatico, o la gestione del fenomeno migratorio, o i pranzi in chiesa per i poveri.

 

Se queste sono cose importanti, restano pur sempre negoziabili le modalità con cui si realizzano, mentre lo sono molto meno quei principi (vita, famiglia naturale e libertà di educazione) che, invece, sono tendenzialmente bypassati dal bel mondo dem quando invoca i cosiddetti nuovi diritti.

 

Peraltro, il malumore che serpeggia nella Chiesa italiana se può apparire come un assordante silenzio, non è affatto un silenzio assenso, ma una specie di pietoso velo che viene steso su di una realtà sempre più polarizzata e non a causa delle interpretazioni giornalistiche. La questione che sembra emergere, non solo in Italia, è che la non negoziabilità di certi principi, accusata di essere una forma patologica e ideologica dell' essere Chiesa, è in realtà il riferimento a criteri per nulla partitici, come, invece, sembrano essere altre parole d' ordine oggi alla moda.