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Nando Pagnoncelli per il “Corriere della Sera”
NICOLA ZINGARETTI LUIGI DI MAIO
Lega al 24 (-0,3), Pd al 20,4 (-0,8), FdI al 16,3 (+0,1). Solo 1 su 4 sa del referendum
Il termometro politico di fine giugno mostra qualche oscillazione rispetto al mese scorso infatti gli orientamenti di voto, pur confermando la graduatoria tra le principali forze politiche degli ultimi sette mesi, hanno fatto registrare una variazione di consenso tra le due forze principali della maggioranza. In dettaglio, la Lega si mantiene in testa con il 24% (-0,3%), seguita dal Pd con il 20,4% (-0,8%), dal M5S con il 18,0% (+1,3%), da FdI con il 16,3% (+ 0,1%) e da FI con il 7,2% (-0,2%).
Tra le forze minori si registra un aumento di Azione di Calenda che passa dal 2,2% al 2,8% e di Sinistra italiana-Articolo1 che passa da 1,8% al 2,3%. Nel complesso i tre partiti del centrodestra si attestano al 47,5% mentre le forze della maggioranza sono accreditate del 43,6%. In un mese si riduce quindi il vantaggio delle forze dell'opposizione su quelle della maggioranza da 5,2% a 3,9%.
Va sottolineato che l'area grigia dell'astensione e dell'indecisione si mantiene molto ampia e raggiunge il 43,7%, un dato elevatissimo corrispondente a circa 22 milioni di elettori, molto prossimo a quello delle Europee (che tradizionalmente mobilitano meno elettori), laddove alle ultime Politiche l'astensionismo, sommato alle schede bianche e nulle, riguardò 13,7 milioni di elettori.
Alla luce della fotografia odierna, sulla base della platea di quanti si recherebbero alle urne se si votasse oggi (poco più di 28 milioni di elettori), al netto dell'errore campionario la Lega otterrebbe 6,8 milioni di voti (2,3 milioni in meno rispetto alle Europee), il Pd 5,7 milioni (in flessione di circa 300 mila voti), il Movimento 5 Stelle 5,1 milioni (in aumento di poco più di 500 mila voti), Fratelli d'Italia 4,6 milioni (in aumento di 2,9 milioni) e Forza Italia 2 milioni (in flessione di poco più di 300 mila voti). Quindi forte aumento del partito di Giorgia Meloni, significativo calo della Lega, ripresa del M5S e flessione contenuta e sostanzialmente simile per Pd e FI.
Le incognite sono dunque molte: oltre alla suddetta area grigia, la volatilità delle opinioni e la mobilità elettorale. A queste si aggiungono la legge elettorale che verrà adottata e la possibile riduzione degli eletti, nell'ipotesi che venga adottato il taglio dei parlamentari a seguito del referendum costituzionale che è stato indetto per il 20 e il 21 settembre insieme alle elezioni amministrative e regionali.
A questo proposito solo uno su quattro (28%) è a conoscenza del fatto che nei prossimi mesi si terrà un referendum costituzionale. Il tema ricopre un'elevata importanza per il 44% degli intervistati, a cui si aggiunge il 23% che lo giudica abbastanza importante. Solo un italiano su cinque (20%) lo giudica poco o per nulla importante. Quanto agli orientamenti di voto, quasi uno su due (46%) voterebbe per confermare la riforma costituzionale approvata dal Parlamento, il 10% voterebbe contro, il 20% si asterrebbe e il 24% non si esprime.
E i pronostici (o forse gli auspici) degli italiani vanno nella direzione dell'approvazione della riforma, infatti il 42% è convinto che vinceranno i Sì, il 13% prevede che prevarranno i No, ma bisogna tener conto che il 45% non è in grado di fare previsioni sull'esito referendario. Nonostante finora se ne sia parlato poco, la riduzione dei parlamentari è giudicato un tema rilevante e, pur in presenza di una quota non trascurabile di indecisi, gli orientamenti di voto e i pronostici degli italiani sono nettamente a favore del taglio.
Le opinioni sono molto trasversali, con picchi più elevati tra gli elettori del M5S che ha fatto del tema una vera e propria battaglia. Insomma, non accennano a diminuire i sentimenti di antipolitica che da molti anni albergano nel Paese e fanno da contraltare all'aumento di fiducia nelle istituzioni che si è manifestato in questa fase di emergenza, come se istituzioni e politica appartenessero a due mondi diversi.
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