DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
1 - LEGA E SALVINI ALL' OSCURO ARRIVA IL PRIMO STRAPPO NEL GOVERNO GIALLO-VERDE
Amedeo La Mattina per “la Stampa”
La Lega aspetta che gli alleati 5 Stelle formalizzino la loro intenzione di bloccare la Tav per alzare il cartellino giallo e mettere davanti al loro naso pagina 50 del contratto di governo in cui della parola «chiusura» non c'è traccia. Testuale: «Con riguardo alla Linea ad Alta Velocità Torino-Lione, ci impegniamo a ridiscuterne integralmente il progetto nell'applicazione dell'accordo tra Italia e Francia».
Nulla è stato discusso con il ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli, precisano il viceministro e il sottosegretario Edoardo Rixi e Armando Siri. Stupito e spiazzato il capogruppo del Carroccio alla Camera, il piemontese Riccardo Molinari, che considera una follia fermare un'opera del genere: «Bisogna assolutamente farla».
ARMANDO SIRI TONINELLI MINISTRO
È uno dei problemi che stanno venendo al pettine in questo esperimento politico giallo-verde. È la fatica di mettere insieme due mentalità, due esperienze diverse: quella del Movimento 5 Stelle che in larga parte nasce nei meet-up sulle questioni ambientaliste e la leghista dei governi nazionali e regionali che considera le infrastrutture un volano dello sviluppo e della crescita economica.
Nel caso specifico della Tav la discussione durante la stesura del contratto è stata serrata. In una prima versione si parlava di sospendere i lavori, nella definiva solo di ridiscutere questo e altri progetti sulla base della valutazione dei costi-benefici. Così il «no» pentastellato era diventato un «nì».
Ora sembra che M5S voglia cambiare le carte in tavola. «Avevamo capito - spiega Rixi - che loro volevano ridurre i costi, risparmiare per ricavare risorse da utilizzarle in altri investimenti, sui treni locali ad esempio. Cosa ben diversa è invece bloccare un'opera che consideriamo strategica per l'Italia». Per i leghisti non farla significherebbe chiudere il corridoio 5 che dalla Francia arriva a Trieste.
TENSIONI INTERNE
«Con Toninelli - spiega il sottosegretario Siri - non abbiamo mai affrontato concretamente l'argomento, tranne come una delle tante questione che in prospettiva avremo su tavolo. Il ministro non ha fatto cenno a una decisione così drastica. Ci sono in corso approfondimenti, verifiche. In ogni caso - precisa il leghista - non credo che i lavori della Tav si possano fermare: i costi in termini di penali sarebbero enormi e non è possibile procedere in maniera unilaterale rispetto alla Francia. Non si tratta mica di bloccare una rotonda a Grugliasco».
Anche Matteo Salvini è all'oscuro dell'ok del premier Giuseppe Conte su pressione di Luigi Di Maio. Sa che dentro i 5 Stelle la tentazione di forzare la mano è molto forte: il loro mondo di riferimento elettorale preme in questa direzione.
Magari hanno bisogno di un effetto annuncio. Riprendersi la scena pure sul terreno ambientalista andrebbe a sommarsi alle altre iniziative di questi giorni, dal decreto dignità all'insistenza sul reddito di cittadinanza, che stanno facendo risalire le quotazioni di M5S nei sondaggi.
In ogni caso una decisione drastica sulla Tav non avrebbe alcuna chance di passare, né in Consiglio dei ministri né in Parlamento. Quindi per i leghisti gli amici grillini farebbero bene a non fare «un passo falso», soprattutto in autunno, andando ad alimentare le tossine che verranno prodotte già in abbondanza con la discussione sulla legge di Bilancio. Salvini vorrebbe evitare di mettersi a litigare sulla Tav. Anche perché si ricorda perfettamente gli assalti dei No-Tav ai gazebo piemontesi della Lega da parte di quelli che lui definì «i soliti violenti zecconi». Chissà se tra quelli c'erano pure i grillini di allora.
2 - I RISCHI PER L' ITALIA: MULTA DA 2 MILIARDI E FONDI EUROPEI IN BILICO FINO AL 2023
Andrea Rossi per “la Stampa”
Che cosa è la Tav?
L' Asse ferroviario Torino-Lione è il progetto di una nuova linea internazionale per il trasporto merci e passeggeri la cui progettazione è cominciata nel 1991 mentre il primo cantiere in Italia è stato aperto nel 2011. L' opera dovrebbe essere terminata nel 2030. La linea è lunga 270 chilometri (80 in Italia e 190 in Francia) e costerà 15,8 miliardi: 4,7 a carico dell' Italia, 7,7 della Francia e 3,4 dell' Unione europea.
Come è suddivisa l'opera?
L' asse ferroviario è ripartito in una sezione transfrontaliera regolata da accordi internazionali, co-finanziata dai due Paesi e per il 40% dall' Ue, lunga circa 70 chilometri (50 in Francia e 20 in Italia) più due tratte di competenza nazionale. Per la parte internazionale l' Italia spenderà 3 miliardi, la Francia 2,2 e l' Ue 3,4. L' Italia ha accettato un maggiore contributo per compensare il fatto che la tratta nazionale francese è molto più costosa.
Chi si occupa della costruzione dell'opera?
Italia e Francia hanno costruito una società ad hoc, Telt, di diritto francese, partecipata al 50% tra Ferrovie italiane e Stato francese.
A che punto è l'opera?
Stando ai dati ufficiali di Telt è stato scavato il 14% dei tunnel previsti. Sul versante italiano è stato ultimata la galleria di 7 chilometri necessaria per conoscere la struttura della montagna in cui passerà la linea. La Francia sta già realizzando il tunnel vero e proprio: ha superato il 50% dei 9 chilometri di sua competenza. Attualmente sono in corso lavori per 240 milioni che arriveranno a un miliardo a fine anno. Nel 2019 sono previsti appalti per 5,5 miliardi.
UN MANIFESTANTE NO TAV CONTRO LA POLIZIA IN VAL DI SUSA
Quanto è stato investito finora?
Circa 1,5 miliardi, metà a carico dell' Ue, il resto equamente diviso tra Italia e Francia. Nel 2017 l' Italia ha definito il percorso di finanziamento sbloccando 2,4 miliardi per opere previste entro il 2022 (più 450 milioni dell' Ue). A oggi l' impegno dell' Italia ammonta dunque a 2,88 miliardi, circa l' 80% del finanziamento totale.
Quali sono le prossime scadenze?
Per le opere da realizzare entro il 2019 - circa 1,9 miliardi - come previsto da un accordo del 2015, Francia e Italia beneficiano di un contributo europeo di 813,8 milioni. L' Ue ha accordato una proroga di alcuni mesi. Ulteriori ritardi potrebbero provocare la revoca degli 813 milioni stanziati.
Che cosa succederebbe se l'Italia decidesse di non realizzare più l'opera?
In caso di rescissione unilaterale le controparti - Francia e Ue - avrebbero diritto a chiedere il risarcimento dell' intera spesa sostenuta. Inoltre l' Italia avrebbe perso i circa 400 milioni fin qui investiti. Ancora, le opere già realizzate andrebbero «sigillate» e messe in sicurezza con tanto di ripristino ambientale: si stimano 6-7 anni per circa 200 milioni. Infine, si potrebbero configurare indennizzi per la rescissione dei contratti in corso.
ATTACCO DEI NO TAV CON BOMBE CARTA NOTAV
La struttura del commissario di governo per la Torino-Lione ha stimato un costo di 2 miliardi. Nello scenario peggiore l' Italia potrebbe anche vedersi revocato per cinque anni qualunque finanziamento europeo, come prevedono le regole del Cef, struttura della Commissione europea, in caso di gravi inadempienze.
C'è un'alternativa «morbida»?
L'unica è un accordo con lo Stato francese per la rescissione consensuale (possibilmente con la benedizione dell' Unione europea) degli accordi. I soldi finora spesi andrebbero persi, i costi per la chiusura dei cantieri resterebbero tali, ma non ci sarebbero penali e indennizzi da sborsare.
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