FRONDA SU FRONDA - I RIBELLI SULLE BARRICATE CONTRO LA “SCHIFORMA” DEL SENATO: “CON LE TAPPE FORZATE IL DISSENSO CRESCERÀ” - ANCHE IL RELATORE CALDEROLI BOCCIA IL CALENDARIO - IL DISSIDENTE PIDDINO CHITI: “DA RENZI SUPERFICIALE ARROGANZA”

Vai all'articolo precedente Vai all'articolo precedente
guarda la fotogallery

Giovanna Casadio per “la Repubblica

 

ChitiChiti

Il “costitutional friday”. Il venerdì di ogni settimana dovrebbe essere dedicato alla riforma del nuovo Senato. Gli altri giorni si affrontano i decreti, a cominciare dal decreto numero 91 che spazia dalle mozzarelle all’Ilva, oppure si discute di reddito di cittadinanza, Ecofin, anti corruzione, turismo, riforma portuale, acquedotto pugliese, cultura, delle quattro mozioni di sfiducia ad altrettanti ministri. I senatori del M5S si sbizzarriscono nelle provocazioni in aula, a Palazzo Madama. Non vogliono sentire parlare della no-stop 9-24 per portare a casa il Ddl Boschi.

 

E il “venerdì costituzionale” è l’idea di Stefano Lucidi. Mentre Laura Bignami apre il fronte del sacro: «I cattolici vanno a messa di domenica, questo calendario parlamentare è offensivo per i nostri diritti di cattolici ». E via, a chiedere il rispetto delle «confessioni religiose», sabato e domenica liberi e anche a Ferragosto che è la festa dell’Assunta.

MARIA ELENA BOSCHIMARIA ELENA BOSCHI

 

Non ne va in porto una delle proposte per dribblare i lavori a oltranza, neppure quella di lasciare tutto com’è, calendario cioè a tappe forzate ma non troppo, per la quale i grillini e Sel votano con Forza Italia e sono messi fuorigioco per 5 voti appena. Allora oppositori, “ribelli” e malpancisti sperano nel boomerang: in aula cioè potrebbe mancare il numero legale, che sarà la maggioranza a dover garantire attrezzandosi alla maratona parlamentare senza sgarrare. I “dissidenti” del resto potrebbero a loro volta diventare “disertori”. E inciampare sul numero legale significa vanificare gli sforzi. Diserzioni e trappoloni sono dietro l’angolo.

 

Lucio Malan, forzista, tiepido sul Senato non elettivo ma disciplinato in obbedienza a Berlusconi, si sfoga: «Quando si comincia con il braccio di ferro, vuol dire che si è abbandonato il buonsenso. Ora il risultato sarà che le file del dissenso si ingrossano, e addio... ». Non teme tanto le diserzioni, Malan, ma il conflitto continuo e le trappole. Roberto Calderoli, il leghista co-relatore del Ddl Boschi, è furente: «Questo è il modo per non farle più le riforme. Non c’è che da andare alle urne... questo calendario è insensato».

 

ROBERTO CALDEROLI ROBERTO CALDEROLI

Nel caos di Palazzo Madama, i dissidenti dem capitanati da Vannino Chiti si mostrano ligi alla direttiva del partito e votano le sedute d’aula a oltranza. Denunciando però «un pauroso deficit di politica». Chiti dice che «ci vuole il rispetto e non una superficiale arroganza ». Quei 5 voti appena di scarto che hanno consentito a governo e Pd di imporre la nostop sono un brutto segnale — spiegano a una voce i dissidenti democratici — assicurando però che da parte loro ci sarà «una battaglia forte e leale, niente trappole».

 

Poi la denuncia: «Come hanno potuto governo e maggioranza pensare addirittura alla “tagliola” cioè al contingentamento dei tempi che sulla riforma costituzionale è non solo inaudito ma inammissibile?».

LAURA BIGNAMI LAURA BIGNAMI

 

La sessantina di emendamenti del “ribelli” del Pd restano. Tuttavia «noi non siamo sabotatori, come il voto sul calendario ha dimostrato», precisano Paolo Corsini e Corradino Mineo. La «schiforma», la chiama il grillino Vito Crimi, non deve andare in porto ed ecco l’hashtag su Twitter #cittadinistatesereni e il tweet: “... è solo

smontare la democrazia”. Segno che la battaglia per i 5Stelle è appena cominciata.

 

Se la decisione della conferenza dei capigruppo ha evitato che la “tagliola” si abbattesse sugli emendamenti, c’è però il cosiddetto “canguro” all’orizzonte, una sorta di effetto- domino che consente di sfoltirne un po’. «I nostri emendamenti non sono cangurabili... », vanno all’attacco i grillini. Già sono in azione i “pontieri”, ma senza grande successo per ora. Laura Puppato parla in aula con il ministro Boschi per cercare di convincerla a modifiche senza stravolgere l’impianto della riforma: «Irrigidirsi non serve».

Laura Puppato Laura Puppato

 

Su Twitter e Facebook si scatena la sfida. Il senatore dem Francesco Russo, pro riforma, twitta: «Per mesi i grillini ci hanno fatto la predica su quanto si lavorasse poco in Parlamento. E ora parlano in 40 per evitare calendario che li fa stare qui nel week end! #Sapevatelo ». Comunque nel Pd garantiscono che «contatti sono in corso» con Sel, con gli ex grillini, con i leghisti e che «l’ostruzionismo finirà». E se le barricate non verranno smantellate? Allora c’è sempre la carta di riserva, la madre di tutte le prove di forza, lo strappo per eccellenza: la crisi di governo.