DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Estratti dell'articolo di Alessandra Arachi per il Corriere della Sera
Francesco Storace, quei saluti romani domenica scorsa ad Acca Larenzia...
«Ancora? Sono quarantasei anni che il 7 gennaio si svolge lo stesso rito».
E quindi?
«È un rito che dura trenta secondi. Vengono letti ad alta voce i nomi dei tre ragazzi morti nell’agguato. E le duecento persone che sono lì urlano: “Presente”. Con il braccio alzato» .
È un rito fascista.
«È una commemorazione di tre ragazzi uccisi in un agguato nel 1978 per i quali non c’è ancora stata giustizia».
È un rito fascista. E la nostra Costituzione vieta la ricomposizione del partito fascista.
«Ma nessuno vuole ricomporre niente. Infatti ad Acca Larenzia le istituzioni sono andate domenica mattina, proprio per non ricongiungersi con i ragazzi del pomeriggio».
Lei c’era il 1978 ad Acca Larenzia?
«Era la sezione del Msi che frequentavo. L’anno seguente lì sono scappato ad un attentato a fuoco per un soffio».
(...) la strage di Acca Larenzia è stata uno spartiacque».
Spartiacque?
«Sono cominciate da quel momento le bande armate clandestine».
Lei è sempre stato di destra?
«Militante da quando avevo sedici anni (...) Non ho mai mollato in quegli anni anche se dopo Acca Larenzia ho subito altri due attentati».
Quali?
«Il primo: mi hanno bruciato la macchina sotto casa».
E il secondo?
«Hanno dato fuoco a casa con mia madre e mio fratello dentro. Mia madre stava per buttare mio fratello dalla finestra per salvargli la vita».
E lei? Ha mai reagito?
«Non ho mai toccato una pistola. Ma la mia vita è sempre stata difficile a quei tempi. Le scuole erano piene di comunisti. Alla Sapienza non potevo entrare».
Adesso il clima è cambiato?
«Oggi non si spara più ma per noi di destra la vita è ancora complicata. Da presidente della Regione ho avuto bisogno della scorta per entrare alla Sapienza».
(...)
Lei è rimasto fascista?
«Non avrebbe senso essere fascista oggi».
E allora si può dire antifascista?
«No».
Perché?
«Ho visto morire troppe persone, uccise dagli antifascisti. Il 12 marzo 1980: Angelo Mancia. Un fratello».
francesco storace foto di baccostoraceGIORGIA MELONI - GIULIANO CASTELLINO - ACCA LARENTIAGIORGIA MELONI - GIULIANO CASTELLINO - ACCA LARENTIASTORACE
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