DAGOREPORT – UN "BISCIONE", TANTE SERPI! GLI AVVERSARI DI BIANCA BERLINGUER A MEDIASET LAVORANO PER…
Luca Tistori per “il Fatto Quotidiano”
Non ci sono solo i soldi della cooperativa Cpl Concordia, ma anche quelli dello Stato a sostenere l’attività della fondazione Icsa, che si occupa di sicurezza e intelligence, creata nel 2009 da Marco Minniti, oggi sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega ai servizi nel governo Renzi. I soldi sono arrivati dal Sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica, “l’insieme degli organi e delle autorità che, nel nostro Paese, si occupano di salvaguardare la Repubblica dai rischi sia interni che esterni”. Insomma il nostro sistema di intelligence.
Questa struttura è composta anche da un’autorità delegata per la sicurezza della Repubblica, un incarico ricoperto proprio da Marco Minniti. Una vicenda che emerge dall’inchiesta sulle fondazioni politiche che andrà in onda nella trasmissione La Gabbia questa sera su La7. La fondazione è finita nelle carte dell’inchiesta della Procura di Napoli che ha portato in carcere il sindaco Pd di Ischia e i vertici della Cpl Concordia.
La cooperativa al centro di un’indagine per corruzione, infatti, ha finanziato nel 2013 e anche nel 2014 anche la fondazione Icsa per un totale di 40 mila euro. Un filone investigativo, non ci sono indagati, punta a capire se questi stanziamenti erano finalizzati ad ottenere in cambio favori per l’aggiudicazione di appalti. La fondazione è attualmente presieduta dal generale dell’Aeronautica Leonardo Tricarico.
Nell’inchiesta de La Gabbia a parlare è Italo Saverio Trento, il direttore di Icsa, che spiega che, vista l’attività di ricerca, le riviste pubblicate, le spese già sostenute, la fondazione non è in grado di restituire i soldi ricevuti dalla Cpl Concordia. Non solo. Come tutte le fondazioni politiche, visto che la legge non lo impone e c’è la privacy, anche Icsa non ha mai pubblicato la lista dei finanziatori.
Trento difende Icsa, il lavoro d’eccellenza svolto nel settore nevralgico della sicurezza, e spiega che d’ora in avanti riceveranno solo finanziamenti dietro assenso alla pubblicazione dei nomi. Il direttore, alla domanda se la fondazione è stata destinataria anche di fondi pubblici, ha precisato che nel 2015, oltre quelli privati, è arrivato anche un contributo pubblico finalizzato all’organizzazione di un evento.
Il 18 febbraio, infatti, a Roma si è tenuto un convegno sul terrorismo: “Stato islamico e minaccia jihadista: quale risposta?”. Un dibattito di grande interesse, al quale ha partecipato anche il sottosegretario Minniti, ma è da raccontare la genesi dell’evento. Il Sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica ha affidato l’organizzazione del convegno alla fondazione Icsa dietro un corrispettivo economico di 12.500 euro più Iva. Nulla di segreto, quindi, a differenza dei contributo della Cpl Concordia. Ma resta il fatto che ci sono soldi pubblici destinati a finanziare una fondazione di diritto privato.
Come detto il sistema di sicurezza pubblico è composto da un’autorità delegata, incarico che è ricoperto proprio da Marco Minniti, sottosegretario con delega ai servizi. La fondazione Icsa è stata fondata dallo stesso Minniti che ha lasciato il suo ruolo di presidente quando ha assunto l’in - carico di sottosegretario alla presidenza nel 2013 nel governo Letta. La Gabbia ha chiesto conto dell’opportunità di questa scelta, soldi pubblici al pensatoio fondato dall’attuale sottosegretario.
La risposta ufficiale è che l’evento rientra nelle molteplici iniziative della scuola del Dipartimento per la sicurezza, che la prestazione dell’Icsa è stata retribuita secondo procedure trasparenti e che il sottosegretario Marco Minniti dal maggio 2013 non ha nulla a che fare con le iniziative della fondazione.
“Il sottosegretario Minniti – pro - segue la nota – non ha mai indicato l’Icsa come interlocutore al quale fare riferimento e non ha ruoli nella selezione di questo tipo di partenariati”. Quello delle fondazioni politiche e della mancanza di trasparenza resta un tema di attualità, sollevato anche dal presidente dell’Anac Raffaele Cantone. “Bisogna lavorare sulla trasparenza – ha più volte tuonato il capo dell’Anti - corruzione – tutti i contributi in entrata e in uscita devono essere trasparenti”.
Appelli che, finora, sono caduti nel vuoto. La Gabbia ha anche chiesto conto alla ministra Maria Elena Boschi e al presidente del Consiglio Matteo Renzi. Il primo ministro non si è detto contrario, ma ha rimesso al Parlamento la possibilità di modificare le norme. Per la trasparenza nelle fondazioni c’è ancora tempo.
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