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Monica Guerzoni per il "Corriere della Sera"
I «dem» sono di nuovo al bivio tra la piazza e il governo. Ma questa volta la stragrande maggioranza del partito non ha dubbi, sta con il segretario. Sul palco della Leopolda, da domani a domenica, Matteo Renzi ci sarà «col sorriso sulle labbra», alla faccia delle polemiche e delle proteste sindacali.
«Abbiamo iniziato quasi per scherzo, cinque anni fa — ricorda —. Adesso le cose sono cambiate. Questa Leopolda è la prima in cui al governo siamo noi...». E se la sinistra vede nei due milioni raccolti la prova di un «partito parallelo», Renzi rilancia invitando «tutti quelli che vogliono bene alla Leopolda» a contribuire economicamente.
Oggi Maria Elena Boschi presenta il programma. Qualche nome illustre trapela dalla riunione di ieri sera con Bonaccorsi, Fregolent, Fanucci e Famiglietti, i quattro conduttori. Attesi gli imprenditori Farinetti e Cucinelli e il regista Pif. Baricco manderà un video. Quanto a Marchionne guest star, lo staff leopoldino non conferma.
Con ecumenica astuzia, Renzi ha esteso l’invito agli oppositori. Rosy Bindi declina: «E’ una manifestazione parallela al Pd e non mi accontento certo di essere invitata per superare questa anomalia». E così la presidente dell’Antimafia andrà a «stringere la mano alla Camusso». Cuperlo, che sfilerà con la Cgil dietro allo striscione de L’Unità , farà «un balzo» alla Leopolda lunedì, quando avrà già chiuso: «È un partito, una struttura parallela e i finanziamenti lo confermano».
Per i riformisti, la scelta è stata più difficile. Il niet di Bersani alla Camusso ha messo a dura prova i suoi, costretti a imboccare la terza via. Per risolvere il dilemma tra il corteo della Cgil-Fiom e la culla del renzismo, i parlamentari di Area riformista si terranno a distanza di sicurezza da entrambe. L’adesione solo formale della componente che fa capo a Roberto Speranza è in un comunicato cesellato da Guglielmo Epifani, già segretario della Cgil e del Pd. Lui sarà in piazza, ma per il tempo di «un abbraccio».
E domenica chissà, non è detto che non faccia un salto a Firenze. Testimoniare «rispetto e ascolto» e però non andare al corteo è la mediazione raggiunta tra bersaniani e dalemiani. Speranza sarà a Matera, capitale europea della cultura 2019: «Vado a festeggiare». E l’articolo 18? «Io ho un ruolo istituzionale e devo contribuire ad abbassare i muri contrapposti».
In piazza sono attesi solo i riformisti più agguerriti, come D’Attorre. E ci sarà Fassina, per cui il problema di cambiare la delega del lavoro «non riguarda un pezzo di partito, ma decine di milioni di lavoratori».
Civati la Leopolda ha contribuito a inventarla, ma sarà in piazza con la compagna Giulia: «In mezzo alle persone e non in testa al corteo». Non sarete pochini? «No, c’è mezzo gruppo Pd... Manca solo Renzi». Cofferati ha scelto la protesta per «la salvaguardia dell’articolo 18». Orfini invece ha risolto il dilemma dei «turchi» filorenziani volando a Pechino per un bilaterale con i comunisti cinesi. Con il presidente è partito il responsabile Esteri, il dalemiano Amendola. Pure Andrea De Maria è nello staff del leader, ma essendo cuperliano per lui la soluzione del rebus è stata più ardua: «Sabato sono invitato a Marzabotto per i settant’anni della strage...»
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