angelo becciu papa francesco

DAGOREPORT - I SOLDI C’ENTRANO POCO COL DEFENESTRAMENTO DEL CARDINALE ANGELO BECCIU - IN BALLO C’È L’ELEZIONE DEL PROSSIMO PAPA DA CUI RESTA ESCLUSO, MENTRE ERA UN CANDIDATO MOLTO SERIO. FINCHÉ QUALCHE NEMICO HA CONFEZIONATO UN POLPETTONE TALMENTE AVVELENATO DA FAR DIMENTICARE AL PONTEFICE IL GARANTISMO E LA MISERICORDIA, RISERVATI PERÒ SOLO AD ALCUNI, COME IL SUO AMICO MONS. GUSTAVO ZANCHETTA, EX VESCOVO ARGENTINO CHIAMATO DA FRANCESCO IN VATICANO COME ASSESSORE DELL’APSA E POI COLPITO DA MANDATO DI CATTURA INTERNAZIONALE PER PRESUNTI ILLECITI FINANZIARI E PER ABUSI SU DUE SEMINARISTI

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MONSIGNOR ANGELO BECCIU

 

 I soldi c’entrano poco con il defenestramento del cardinale Angelo Becciu, colpito in pieno volto da un papagno sferratogli a freddo da Bergoglio e tuttora a terra privo di sensi. Non è per i suoi presunti maneggi finanziari che l’ex potente sostituto per gli Affari generali della segreteria di Stato vaticana è stato incaprettato. 

 

Lo scandalo apparecchiato in mondovisione per i gonzi nasconde ben altro. Per capirlo, basterebbe concentrarsi sull’elemento centrale, il più grosso, dello stemma pontificio bergogliesco: un Sole. Messaggio molto chiaro: nessuno deve fare ombra al Re Sole.

 

angelo becciu papa francesco 1

In ballo c’è l’elezione del prossimo papa nel conclave, più o meno prossimo. Conclave dal quale a questo punto Becciu – colpito da una misura durissima, e di fatto senza precedenti per le mancanze di cui sarebbe responsabile – resta escluso, mentre era un candidato molto serio. 

 

Escluso appunto per la «rinuncia» ai «diritti connessi al cardinalato», come con un eufemismo di stile sovietico è stato reso noto alle 8 di sera, un’ora e mezza dopo l’udienza papale, da un insolitamente tempestivo comunicato. Dopo il quale la comunicazione vaticana è tornata a eclissarsi, com’è ormai suo costume.

Pietro Parolin

 

Per sette anni, dal 2011 al 2018, cioè sin dall’ultimo scorcio del pontificato di Benedetto XVI, il prelato sardo – settantaduenne di Pattada, il paese dei coltelli, circostanza da tenere a mente – era stato «il sostituto», ruolo che in Vaticano corrisponde a quello di un ministro dell’Interno, ma ben più potente. 

 

Una posizione di vertice che viene subito dopo quella del papa e del segretario di Stato, carica che nella Città delle sottane corrisponde a quella un primo ministro. Dal 2013 quest’ultimo posto è occupato dal relativamente giovane Pietro Parolin, oggi sessantacinquenne, nominato sì da Francesco ma che dal pontefice cerca di nascondersi più che può. 

cavalieri dell ordine di malta

 

Come mai? Semplice, perché ha paura, come ormai quasi tutti in Vaticano, dato il continuo rotolare di teste tagliate da Sua Santità, la cui parabola discendente è registrata senza pietà in “L’enigma Bergoglio”, l’ultimo libro di Massimo Franco, notista politico del Corriere della Sera che da anni segue anche i retroscena d’Oltretevere.

 

Un posto di vero potere è stato insomma quello esercitato per sette anni dal prelato sardo con una discrezione pari all’efficacia. Tanto è vero che proprio a Becciu, dopo la rinuncia di Benedetto XVI, il nuovo papa affida le pratiche più rognose, come quella di riformare e rinnovare il ricchissimo ma anchilosato Ordine di Malta. E il sostituto obbedisce, anzi diventa l’unico nella corte dei miracoli bergogliana ad avere il coraggio di dire all’iracondo e sospettoso sovrano le cose come stanno.

PAPA FRANCESCO FA LE CORNA

 

Poi nel 2018 il papa, com’era prevedibile, lo fa cardinale e lo nomina prefetto dei santi, carica in apparenza di poco peso ma che permette al prelato – promosso ma anche rimosso – di girare letteralmente il mondo a proclamare beati (ai santi ci pensa il pontefice, quasi sempre a Roma). 

 

In altre parole, a Becciu, che non è più nella stanza dei bottoni, Francesco senza volerlo apre in questo modo le porte del conclave, quando sarà. Per meglio dire, le spalanca, dato l’avvitarsi su se stesso del pontificato.

 

angelo becciu papa francesco 2

Il declino del papato argentino è talmente rapido e rovinoso che la gerontocrazia della chiesa sta ormai riflettendo seriamente se non sia venuta l’ora di tornare dalla «fine del mondo» (copyright Bergoglio), ma dall’emisfero australe a quello boreale. 

 

Anzi, all’Europa, o meglio all’Italia. Per questo il piccolo sardo si sentiva ben piazzato. Finché qualche nemico – e l’antico sostituto di nemici se n’è fatti parecchi in questi anni – ha confezionato un polpettone talmente avvelenato da far dimenticare al pontefice il garantismo e la misericordia, riservati però solo ad alcuni, come il suo amico monsignor Gustavo Zanchetta, ex vescovo argentino chiamato da Francesco in Vaticano come assessore dell’Apsa e poi colpito da mandato di cattura internazionale spiccato dalle autorità argentine per presunti illeciti finanziari e per abusi su due seminaristi.

 

Gustavo Oscar Zanchetta

Ma in Vaticano molti assicurano che la storia non finirà qui, anche perché Becciu si è difeso dichiarandosi pronto ad andare a processo. Un’eventualità che nello Stato delle lavandaie terrorizza molti per quello che potrebbe scoperchiare e che dunque probabilmente non si celebrerà mai.

 

Intanto, l’atmosfera che si respira in Vaticano è descritta lugubremente da Specola, un anonimo spagnolo dal dente avvelenato e dalla prosa tagliente, che descrive la messa a San Pietro del 28 settembre per il settantacinquesimo anniversario dell’ispettorato presso il Vaticano della polizia italiana: «Parolin non è che abbia il volto di un morto – ci sono morti che hanno un aspetto decisamente migliore – è proprio l’incarnazione della morte. Fredda celebrazione, facce molto lunghe», per un momento gravissimo «che riguarda tutti».

GUSTAVO OSCAR ZANCHETTACHI SAPEVA DELLO SCANDALO ZANCHETTA?papa bergoglio