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Massimo Martinelli per "il Messaggero"
Il fascino della Tanzania aveva convinto anche i vertici di Agusta. Molto tempo prima che l'ex cassiere della Lega, Francesco Belsito, decidesse di investire in quella terra i milioni dei finanziamenti pubblici del partito, la multinazionale degli elicotteri aveva puntato a Dar Es Salaam, il cuore commerciale della Tanzania.
Dove l'azienda, che si chiamava ancora Agusta Bell, piazzò alcuni elicotteri destinati ad uso civile che una volta arrivati in Tanzania furono velocemente trasformati in macchine da guerra volanti. Giuseppe Orsi, oggi al vertice di Finmeccanica, all'epoca era già condirettore generale di Agusta, dopo essere stato per molti anni responsabile marketing e vendite.
E negli atti della procura di Napoli ci sarebbe già una ricostruzione di quella fornitura sospetta, che potrebbe richiedere qualche spiegazione da parte dello stesso Orsi. A raccontarla è stato Francesco Maria Tuccillo, il manager Finmeccanica che Orsi ha voluto fuori dall'azienda dal prossimo 31 luglio, forse perché si ostinava a segnalare al suo predecessore, Piefrancesco Guarguaglini, che l'agente Agusta in Africa subsahariana, Patrick Chabrat, si presentava ai road show ai margini del deserto in compagnia di Vito Palazzolo, il cassiere di Cosa Nostra arrestato dopo decenni a Bangkok nei mesi scorsi.
L'aspetto più inquietante dello scenario aperto da Tuccillo è che gli elicotteri venduti da Agusta funzionavano male. In sei mesi ne precipitarono due, provocando la morte di sette militari tanzanesi. E un'inchiesta della magistratura locale arrivò ad ipotizzare che la fornitura era di materiale scadente e di seconda mano.
L'artefice dell'operazione era stato un mediatore di Agusta molto chiacchierato e con alcuni precedenti penali, Sailesh Vithlani, che nei mesi scorsi è stato arrestato per un scandalo legato alla fornitura di un radar della British Aerospace in Tanzania che nel 2003 era stato pagato quasi il doppio del suo valore, cioè 41 milioni di dollari invece dei circa 26 previsti dal listino.
Quella vicenda finì per imbarazzare persino il primo ministro inglese dell'epoca, Tony Blair, soprattutto dopo la scoperta di un conto in Svizzera, intestato allo stesso Vithlani, sul quale erano depositati alcuni milioni. Nell'inchiesta rimase invischiato anche uno dei collaboratori più stretti di Blair, che fu costretto a dimettersi. E Sailesh Vithlani preferì scomparire dalla circolazione per un po'.
Ricomparve nel 2005, quando la sua società Merlin International Limited, piazzò 6 elicotteri Agusta Bell ad un prezzo che è apparso gonfiato di 25 milioni di euro. Alcuni vertici dell'esercito tanzanese osservarono che quei velivoli, che dovevano servire per scopi militari, erano costruiti per l'aviazione civile e che avrebbero avuto bisogno di un restyling completo e molto costoso.
Fu in quell'occasione che Francescomaria Tuccillo fu chiamato dal ministro della Difesa della Tanzania, che gli chiese di eliminare quel mediatore così chiacchierato dalle trattative con Agusta. Ma i vertici dell'azienda continuarono ad affidarsi a lui.
Adesso, tra gli obbiettivi dei magistrati napoletani c'è quello di capire perché Agusta preferì spedire velivoli civili se gli accordi non scritti con l'agente Vithlani parlavano di elicotteri militari. L'ipotesi è che i vertici di Agusta avessero cercato in questo modo di aggirare un paio di divieti fondamentali. Il primo è il divieto di pagare parcelle per intermediazioni per forniture militari, che poi è lo stesso divieto che è in vigore in India. Il secondo è rappresentato dalle restrizioni per le forniture militari verso paesi che compaiono nella black list di molte nazioni occidentali che impongono l'embargo sul commercio di armi.
E poi c'è la terza ipotesi, resa in qualche modo credibile dallo scarso spessore morale dell'agente Agusta Sailesh Vithlani, che di recente è stato anche arrestato: e cioè che la fornitura fosse davvero costituita da elicotteri di seconda mano e anche un po' usurati, per consentire allo stesso Vithlani e ai vertici Agusta il massimo del guadagno.
Quest'ultima ipotesi è sembrata la più plausibile soprattutto dopo uno dei due incidenti degli elicotteri Agusta venduti alla Tanzania, quando il velivolo precipitò a dicembre del 2007 con una troupe di documentaristi a bordo ai quali era stato concesso l'utilizzo di un mezzo militare per effettuare delle riprese intorno al lago Natron. Nessuno morì. Ma i sospetti sulle cause dell'avaria riguardarono esclusivamente l'affidabilità del mezzo.
Giuseppe-OrsiFRANCESCO BELSITO LOGO AGUSTA WESTLANDSAILESH VITHLANI
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