DAGOREPORT – AVVISATE IL GOVERNO MELONI: I GRANDI FONDI INTERNAZIONALI SONO SULLA SOGLIA PER USCIRE…
M. T. M. per il Corriere della Sera
Né a palazzo Chigi né al Nazareno si vuole scommettere su quello che deciderà di fare Giuseppe Conte in vista dell'appuntamento di dopodomani al Senato. E la guerra fratricida in atto nel M5S rende ancora più confusa tutta la vicenda. L'ex premier si assumerà veramente la responsabilità di andare contro l'Europa? È questo l'interrogativo che rimbalza nei colloqui tra leader, ministri e parlamentari.
Palazzo Chigi è disposto a mediare con i grillini a una condizione: «Il governo non può essere commissariato».
Su questo anche Enrico Letta è stato molto chiaro. E dal gruppo pd del Senato è arrivato un altolà alla bozza di risoluzione grillina fatta uscire ieri: «Niente fughe in avanti».
L'offensiva «diplomatica» nei confronti del M5S è affidata alle abili mani del sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega agli Affari europei Enzo Amendola, che lunedì cercherà di portare a casa la risoluzione, senza strappi traumatici.
GIUSEPPE CONTE CON ENRICO LETTA
La strada che si vuole percorrere è quella di un documento che richiama l'esigenza di rafforzare lo sforzo diplomatico per arrivare alla pace e la necessità di muoversi in stretto coordinamento con gli altri Paesi europei. Sulle armi non ci sarà nulla, se non la sottolineatura che il Parlamento verrà costantemente informato. È questa la concessione a Conte. Perciò si lavora sui possibili ulteriori meccanismi di consultazione con le Camere. Se il leader del M5S dirà di sì, bene, altrimenti governo e maggioranza (da notare che la Lega è allineata) andranno avanti comunque.
E intanto Draghi prepara la sua missione in Turchia del 5 luglio e il ministro della Difesa Guerini l'incontro di domani con il suo omologo ucraino.
enrico letta e giuseppe conte 2
Spiega Alessandro Alfieri, capogruppo dem in Commissione Esteri e luogotenente di Guerini: «Stiamo lavorando seriamente per trovare dei punti di contatto, ma nel perimetro del rispetto degli impegni presi perché non si può nuocere alla credibilità del Paese». Qualcun altro nel Pd si esprime con minore diplomazia: «È vergognoso che i 5 Stelle tengano il loro congresso sulla crisi internazionale più importante degli ultimi trent' anni».
E l'ex capogruppo pd al Senato Andrea Marcucci mette in dubbio l'opportunità di creare una coalizione con un partner non molto affidabile: «Io credo che europeismo e atlantismo siano limiti invalicabili per un'alleanza, sono valori che non possono essere ondivaghi così come vorrebbe Conte. Lo stesso ragionamento vale per il governo Draghi. Il M5S non può essere un giorno a favore e un giorno contro». Tra i dem c'è anche chi pensa che sia Di Maio a volere scientemente la rottura con Conte. Letta invita i suoi a «non fare nessuna ingerenza nel dibattito del M5S»: «Noi che siamo degli esperti di divisioni dobbiamo rispettare il loro travaglio». Non sembra avere gli stessi scrupoli Maurizio Gasparri: «Assistiamo a un dibattito sulle poltrone di un movimento agonizzante». O Maurizio Lupi: «Il populismo di Conte è pericoloso». Eppure a questo punto chi conosce Letta sostiene che se l'ex premier continua su questa linea non è affatto scontato che il Pd si allei con il M5S alle prossime politiche...
MARIO DRAGHI IN CONFERENZA STAMPA A KIEVZELENSKY - DRAGHI - SCHOLZ - MACRONenrico letta e giuseppe conte 1
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