DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Francesco Grignetti per ''la Stampa''
Il professor Massimo Cacciari, filosofo prima che politico, un anno fa faceva il tifo per un' alleanza tra M5S e Pd. Le cose poi sono andate diversamente. Ora che quell' alleanza si profila, però, è tra i più freddi. «Si rischia di spalancare una prateria a Salvini. E allora avremo i sovranisti al potere per una o due generazioni».
Perché tanto pessimismo, professore?
«Perché questo governo non nasce dopo un serio lavoro preparatorio. Io al Pd l' avevo detto: occorre lavorare a fondo, con iniziative di base, per arrivare qui dove siamo arrivati.
Perché era evidente fin da subito che sarebbero andati in crisi. Il Pd doveva arrivarci pronto. E Zingaretti l' aveva pure detto, salvo non fare niente. E so che Zingaretti era pure contrario a questo governo, ma poverino non ha potuto farci niente, perché c' è anche questa: il Pd ha un segretario, ma il segretario non ha il Pd».
E ora?
«Ora la cosa peggiore sarebbe mostrare agli italiani che si tratta di un' operazione di pura sopravvivenza del ceto politico, sia di qua che di là. Poiché la speranza è l' ultima a morire, spero che nel governo entrino personalità di livello indiscutibile e che dia un segno di vita da subito. Penso al cuneo fiscale, al lavoro, o alla scuola. E' indispensabile che i redditi da lavoro siano tassati un po' meno; la gente deve trovare più soldi in busta paga. Occorre conquistare gli italiani altrimenti Salvini e tutto il centrodestra avranno davanti una prateria. La loro propaganda sarà martellante. E c' è alle porte la sfida più importante: le Regionali in Toscana e in Emilia-Romagna. Se Salvini vincesse in Emilia-Romagna, il giorno dopo il Pd si scioglierebbe come neve al sole».
Lei ha avvertito che il M5S stava subendo una mutazione genetica. Ma che cos' è questo populismo italiano?
«Agli inizi aveva una matrice molto sensibile, perfino troppo, ai temi umanitari ed ecologisti ed era alieno da miti sovranisti. Ma l' alleanza con la Lega lo stava snaturando. Certo, al suo interno aveva anche un versante di destra, e d' altra parte i movimenti populisti sono questo, dei prendi-tutto. Attenzione, però, il populismo è un sintomo e non la malattia.
La vera malattia è la crisi della democrazia rappresentativa.
Una tendenza ormai palese in mezzo mondo. A questa crisi, i liberaldemocratici e i socialdemocratici devono opporre intelligenza, idee, riforme. Per dire: quale Stato ci serve per uscire dalle sovrapposizioni attuali tra Comuni, enti locali e Stato. Oppure: quale Europa.
La battaglia è questa. Sulle idee. Non sulle poltrone. Altrimenti finiranno per prevalere i populisti e i sovranisti. E avremo disastri inenarrabili».
Più che pessimista.
«E' una storia che abbiamo già visto. L' Europa vi ha già sbattuto contro. Mutatis mutandis, in Italia agli inizi del Novecento ci fu una crisi simile e le classi dirigenti liberali non furono in grado di riformarsi e riformare la politica. Ricordiamoci l' impotenza dei vari Giolitti contro trasformismi e fascismi».
Quindi lei non chiude la porta a questo governo, che porta il Pd a governare con i populisti?
«No, ma come dicevo, il populismo è il sintomo di una malattia mortale della democrazia rappresentativa. E aggiungo: una malattia del genere l' affrontiamo così? Qualche mese fa avevo avvertito che il M5S stava subendo il virus salviniano sul tema dei diritti umani. E ora i Cinque Stelle non hanno una sola parola di autocritica?
E per il Pd, ingoiati Conte e Di Maio, la discontinuità è tutta qui? Per questi geni della discontinuità è sufficiente mandare Salvini all' opposizione.
Forse scherzano. Ma quale opposizione se i leghisti governano tutte le Regioni del Nord, dove c' è il 70 per cento della produzione nazionale...».
In effetti, sulle colonne di questo giornale, Giovanni Orsina ieri avvertiva che la nuova maggioranza dovrà riaprire il dialogo con il Nord.
«Eh, sono 25 anni che mi sgolo inutilmente che il Pd deve ripartire dalla gente del Nord.
Avevo proposto una forma federale. Tutto inutile. Con il risultato che tutte le Regioni del Nord sono perdute in modo ormai strutturale».
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