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TONINELLI CACIO E PEPE: “IL TERZO VALICO VA FATTO” - IL MINISTRO GRILLINO SI RIMANGIA UN'ALTRA PROMESSA E VIENE SPERNACCHIATO DAI PENTASTELLATI DURI E PURI - LUI SI DIFENDE: "CHI CI ATTACCA E DICE CHE SIAMO QUELLI DEL NO A PRESCINDERE, SOSTERRÀ ORA CHE STIAMO TRADENDO LA NOSTRA ANIMA AMBIENTALISTA" – INTANTO SI APRE UN ALTRO FRONTE: 'AUTOSTRADE' PRESENTA RICORSO CONTRO IL DL GENOVA…

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Lodovica Bulian per “il Giornale”

 

Dopo il Tap, il gasdotto in Puglia che deve andare avanti, ecco il Terzo valico. Un altro tabù dei Cinque stelle cade sotto l' analisi costi-benefici dei grillini alla prova del governo. L' annuncio che fa tirare un sospiro di sollievo a imprese e lavoratori tocca al ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli.

 

Tocca a lui provare ad addolcire il boccone amaro per i grillini più ostili all' opera. Lo fa su Facebook: il totale dei costi del recesso per lo stop al Terzo valico «ammonterebbe a circa 1 miliardo e 200 milioni di euro di soldi pubblici. Di conseguenza il Terzo valico non può che andare avanti».

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Con un però: «Farlo andare avanti non significa condurlo a termine così com' è, bensì rendere l' opera efficiente rispetto agli scopi». L' esito dell' analisi costi-benefici sul il Terzo valico però è inappellabile: 463 milioni sarebbero da risarcire al contraente generale che sta costruendo l' infrastruttura, ossia Cociv. Poi ci sono «costi, i danni e i mancati utili» da pagare sui lavori affidati a terzi, che «potrebbero attestarsi su una somma superiore a un decimo e ricadrebbero su rete ferroviaria italiana, quindi in definitiva sullo Stato».

 

DANILO TONINELLI

La nuova linea ferroviaria per merci e passeggeri che collegherà Genova con Milano e Torino è divisa in sei lotti e i lavori dovrebbero essere completati nel 2023 a un costo di 6,2 miliardi, di cui 1,5 miliardi già spesi. «Quattro lotti su sei sono in corso di costruzione. Il primo lotto è vicino al 90%, gli altri dal 60% al 20%. Per il quinto lotto i lavori non sono partiti, il sesto deve invece essere ancora finanziato».

 

Un' opera «complessa e molto onerosa, interamente pagata con soldi pubblici, sulla quale il M5s ha posto sin dal suo avvio forti dubbi - premette Toninelli - Siamo di fronte a uno dei tanti dossier avvelenati che ci hanno lasciato i professionisti della politica, ma che abbiamo affrontato senza pregiudizi. Ecco a cosa serve una seria, rigorosa e finalmente obiettiva analisi costi-benefici».

 

TONINELLI NELLA TRASMISSIONE ALLA LAVAGNA

Il ministro tenta così di spiegarla soprattutto agli elettori e ai militanti del Movimento più ostili all' infrastruttura, che ora rischiano di aprire un nuovo focolaio di crisi sul territorio di tante battaglie: «Chi ci attacca e dice che siamo quelli del no a prescindere, sosterrà ora che stiamo tradendo la nostra anima ambientalista.

 

Non è così, noi siamo sempre gli stessi. Noi abbiamo a cuore la sostenibilità e gli interessi dei cittadini, per questo usiamo i soldi pubblici con attenzione». Si andrà avanti, dunque, ma «bisogna innanzitutto che il Terzo valico sia davvero ben collegato con Genova: i binari devono arrivare fin dentro il porto».

 

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Intanto però si apre un altro fronte per Toninelli e per il governo, proprio su Genova. Autostrade, dopo il cda di ieri e «sentito il parere dei legali», ha annunciato che presenterà ricorso contro il decreto per la ricostruzione del Ponte Morandi che di fatto esclude la società da qualsiasi coinvolgimento. Non ci sarà però una richiesta di sospensione dei lavori, per non rallentare la ricostruzione. Intanto anche il presidente della società Fabio Cerchiai lascia Autostrade.

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