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Tonia Mastrobuoni per “la Stampa”
I rifugiati «sono la nostra fortuna»: non poteva essere più netto l' editoriale dell' ultimo numero della «Zeit». E il governo tedesco ha deciso che dedicherà un vertice, il 9 settembre, all' emergenza profughi, soprattutto su quelli provenienti dai Balcani, sui quali si prospetta un giro di vite.
Sui giornali fioccano storie sulla generosità di molti tedeschi con le centinaia di migliaia di disperati che arrivano ogni anno in Germania.
Che tra l' altro, secondo il governativo Istituto per gli studi del mercato del lavoro (Iab), rischia il collasso del suo generoso stato sociale, se non accoglierà ogni anno tra i 300 e i 500mila migranti.
Ed è noto che a Berlino arriva il maggior numero di profughi rispetto al resto d' Europa, così com' è noto che finora il governo, i Land e i comuni sono stati generosi dinanzi a un fenomeno che ha assunto ormai proporzioni bibliche. Ma il dibattito nasconde anche qualche ipocrisia.
Per capire la sostanza delle politiche migratorie tedesche, è importante imparare a distinguere nei dettagli tra chi ha diritto a essere considerato un rifugiato e chi no. E la parolina magica per comprendere il dibattito che si è scatenato in quest' ultimo anno e mezzo in Germania è «sicuro».
Se uno Stato di provenienza è considerato tale, perché non ci sono lesioni dei diritti umani o persecuzioni, si può ottenere lo status di rifugiato solo in casi eccezionali, soltanto se si dimostra di essere individualmente perseguitati.
A novembre dello scorso anno, il ministro dell' Interno Thomas De Maizière è riuscito a far passare una legge che include tra questi Paesi la Serbia, la Macedonia e la Bosnia. Di conseguenza, nei primi sei mesi del 2015, il flusso da questi Paesi è aumentato del 23% rispetto allo stesso periodo del 2014.
Nulla, se si considera quanti sono partiti dal resto dei Balcani per trovare rifugio nella più grande democrazia europea nello stesso periodo. Il numero dei profughi provenienti dal Kosovo, dall' Albania e dal Montenegro è esploso del 515% tra gennaio e giugno.
Il fatto che i Balcani occidentali siano stati inclusi nella lista dei Paesi «sicuri» sembra dunque aver scoraggiato i flussi. A questo dato ne va aggiunto un altro: quasi la metà dei richiedenti asilo arrivati in Germania quest' anno hanno il passaporto di un Paese dei Balcani: circa 97mila su 200mila.
Una legge che definisse «sicuri» gli interi Balcani potrebbe modificare di molto i numeri dei flussi verso la Germania. Non a caso, il governo vuole provare ad accelerare la riflessione sull' opportunità di estendere anche a questi Paesi la definizione di Paesi di provenienza «sicuri».
Secondo la Frankfurter Allgemeine Sonntagszeitung, il 9 settembre l' esecutivo ha convocato un vertice sui rifugiati proprio per capire se gli interi Balcani possano ormai essere considerati tali.
Una decisione che, accompagnata da campagne mirate in quei Paesi per scoraggiare la partenza verso la Germania, mira a restringere il numero dei profughi. Ma una legge del genere dovrebbe passare per il Bundesrat, la Camera alta del Parlamento tedesco. E i Land governati dai Verdi affosserebbero un tentativo del genere.
I controlli Ieri l' influente capogruppo della Cdu al Bundestag, Volker Kauder, ha minacciato intanto di inasprire comunque i controlli per chi proviene dal Kosovo. «Coloro che hanno scarse possibilità che gli venga riconosciuto lo status di rifugiati, non verranno più trasmessi ai comuni. Dovranno essere riportati direttamente dai centri di accoglienza nei loro Paesi».
Chi viene dal Kosovo «sarà rimpatriato entro un mese». Insomma, in attesa della legge, la campagna di scoraggiamento è già iniziata.
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