COME MAI ALLA DUCETTA È PARTITO L’EMBOLO CONTRO PRODI? PERCHÉ IL PROF HA MESSO IL DITONE NELLA…
Simone Canettieri per “il Messaggero”
Non è una questione di famiglia, ma un affare di Stato. Anzi di governo. D' altronde, è stato proprio Luigi Di Maio, l' altra sera, a riunire i ministri M5S spiegando loro che «in ballo non c' è la mia reputazione, ma quella del Movimento».
Sottinteso: se salto io, saltano tutti. Dunque anche voi, cari ministri. E così di prima mattina parte la batteria dai dicasteri grillini. Una pioggia di dichiarazioni a sostegno del Capo politico. Il primo a uscire è quello in maggiore difficoltà mediatica: Danilo Toninelli, che sottolinea come «l' onestà del ministro Luigi Di Maio non può essere messa in dubbio».
Non solo, sempre secondo il titolare delle Infrastrutture, la risposta del vicepremier (seppur priva ancora di una serie di carte, per ora solo promesse agli autori delle Iene) rappresenta «un cambiamento, anche sul piano culturale, che in Italia non si vedeva da troppo tempo». Non si espone per motivi di opportunità politica il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, ma in privato gli mostra stima e solidarietà.
Il ministro della Difesa, Elisabetta Trenta, addirittura si spinge più avanti: «Se c' è una parte ancora sana di questo Paese, reagisca: dalla stampa libera ai liberi cittadini. Facciamoci sentire, non restiamo in silenzio».
Giulio Grillo, titolare della Sanità, a Sky Tg24 a proposito della vicenda regista che «viene utilizzata per mettere in difficoltà il ministro che non c' entra assolutamente nulla con quello che fa il padre proprio perché non ha niente a che fare con la politica». Queste prime tre dichiarazioni, pesanti, arrivano tutte prima di pranzo.
Tra le 12 e le 13. E vengono intervellate dalle nette prese di posizione dei capigruppo al Senato e alla Camera, Stefano Patuanelli e Francesco D' Uva. Tutti i grillini spiegano: non fate il paragone con il caso Boschi. In serata Riccardo Fraccaro, il responsabile dei rapporti con il Parlamento altro fratello politico di Di Maio con Bonafede, sembra indignarsi davanti ad attacchi che «sono vergognosi e infami». Perché «Luigi è l' onestà in persona». Laura Castelli, sottosegretario all' Economia, si dice «colpita dalla violenza di queste ore» e ribadisce, anche lei, che Luigi è un ministro che lavora contro il lavoro in nero».
Intanto, la parte di web che risponde alle logiche dei Cinque Stelle si scatena. Sui social network c' è chi accusa i giornalisti, chi il manovale «risvegliatosi dopo 9 anni», e chi ora vorrebbe fare le pulci a Salvatore Pizzo, l' operaio primo accusatore di Di Maio senior. Davanti al fuoco di fila di mezzo governo, solo quello giallo, c' è il silenzio di quello verde.
IL GELO
Giulia Bongiorno ne approfitta forse per mandare un messaggio che va oltre la faccenda di Pomigliano e che sembra una buona regola per gli alleati: «In linea di principio credo che dobbiamo valutare le persone per quello che fanno o non fanno in prima persona, ma deve valere per tutti». Sono dell' idea, continua il ministro della Pubblica amministrazione con una carriera però da star del foro, che bisogna «valutare il singolo per il proprio operato e per le proprie omissioni». C' è tensione su questa storia, anche perché nonostante i documenti pubblicati ieri dal leader pentastellato, ci sono ancora parti oscure.
LUIGI DI MAIO E IL LAVORO NERO
I SOSPETTI
E soprattutto le Iene potrebbero avere in cottura per domenica un altro servizio sul tema.
Da Genova si fa vivo Beppe Grillo, il Garante dell' etica del Movimento. E gli dà subito, raccontano dallo staff del vicepremier, solidarietà e affetto.
Anche se ormai Beppe, soprattutto dopo il caso Raggi, ha una certa dimestichezza con queste bufere politiche e mediatiche. «Beppe, è tutto in ordine, fidati». Stesso messaggio arriva nello scambio con Davide Casaleggio.
In attesa di capire come andrà a finire, il M5S inizia a mettere in fila una serie di punti e prova a uscire dall' angolo sottolineando come «dopo il servizio su Luigi ce n' erano un altro, elogiativo o almeno non ostile con Matteo Salvini». Con i big presi un po' in contropiede, infine, c' è sempre un' altra manina da agitare in queste ore: Silvio Berlusconi. «E cioè Mediaset».
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