DAGOREPORT – SE C’È UNO SPIATO, C’È ANCHE UNO SPIONE: IL GOVERNO MELONI SMENTISCE DI AVER MESSO…
Vittorio Feltri per Libero Quotidiano
Questa storia dei soldi in contanti da tassare al 35 per cento sta diventando tragicomica. Ma chi l' ha detto che le banconote sono frutto di evasione fiscale? Dove sta scritto che chi le possiede e le conserva in cassette di sicurezza o in casa propria è un ladro o qualcosa di simile?
Il valsente non è dello Stato bensì di chi lo ha in tasca, non è un bottino ma, fino a prova contraria, proprietà privata, la cui legittimità è garantita dalla Costituzione.
Non riesco a capire con quale diritto i signori del governo mettano le mani sulla ricchezza cartacea dei cittadini che l' hanno accumulata senza commettere reati né scorrettezze accertate. Siamo di fronte a un sopruso ingiustificabile. Solamente dei brutti ceffi possono venire a rovistare nel mio appartamento alla ricerca di palanche che ho guadagnato lavorando sodo. E spiego perché.
Se io ho uno stipendio mensile di 4 mila euro e ne spendo la metà per sopravvivere, ovvio che l' altra metà me la gestisca come mi pare; la posso depositare in banca, se mi fido (improbabile) della banca stessa, oppure nasconderla in cantina sperando che nessuno me la rubi. Dopo un anno che risparmio 2 mila euro al mese, va da sé che avrò accumulato 24 mila euro. E dopo dieci anni, il mio gruzzolo ammonterà a 240 mila euro. Dov' è lo scandalo? Dov' è l' illecito? Non esiste nulla di tutto ciò.
Mettere da parte contante non è di per sé un delitto e sarebbe assurdo perseguirlo come tale. E, invece, da quel che trapela dalle cronache che riferiscono i contenuti della manovra dell' esecutivo, si tenderebbe a criminalizzare coloro che amano ammonticchiare quattrini nel proprio alloggio.
Che male fanno? In cosa consiste il loro errore? O si pretende che la gente si rassegni a depositare le proprie sostanze in istituti di credito, la maggior parte dei quali si è ampiamente sputtanata fregando i clienti o addirittura riducendoli in miseria? Dopo quello che recentemente è accaduto in Veneto e in Toscana nel settore creditizio, anche solo pensare che la gente si rivolga alle banche affinché custodiscano i loro averi, di norma sudati, significa essere stolti. È naturale che le persone di buon senso cerchino di occultare il denaro in luoghi dove i furfanti non siano travestiti da ligi funzionari che fingano di fare gli interessi del malcapitato popolo.
Uno Stato appena decente non si sogna neanche di accusare preventivamente di evasione fiscale (come invece fa impunemente Boccia, parlamentare del Pd) coloro che ficcano bigliettoni nel materasso. Semmai compie delle verifiche e, soltanto dopo avere raccolto le prove della frode, procede sotto il profilo giudiziario. Non è il possessore del contante a dover dimostrare la propria onestà ma il giudice a dimostrare il contrario. Altrimenti che giustizia è?
Non è finita. Risulta che anche i gioielli della nonna, che lei ha lasciato in eredità spontanea e non formale ai nipoti, saranno soggetti a imposta di successione se non annotati nel testamento. Roba da chiodi arrugginiti. Come si fa a perseguitare in questo modo i contribuenti, sottoponendoli a indagini invasive e violente quanto quelle descritte? Avanti così ci troveremo gli esattori delle tasse anche sotto il tavolo del mitico tinello. Una deriva del genere non ce la aspettavamo, ma è probabile che non sia solamente una ipotesi. Ci toccherà rifiutare anche le catenine d' oro e gli anellini delle vecchie zie dalle quali Longanesi si attendeva la nostra salvezza. Caro Boccia ma vai a scopare il mare.
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