VIDEO-FLASH! - L’ARRIVO DI CECILIA SALA NELLA SUA CASA A ROMA. IN AUTO INSIEME AL COMPAGNO, DANIELE…
Mario Ajello per “Il Messaggero”
«La federazione? E' diventata una barzelletta», lo dicono in tanti ormai, senza paura di offendere Salvini e Berlusconi, nella Lega e in Forza Italia. I primi due a non credere più all'incontro nel super-aggregato del centrodestra sono loro. Il Cavaliere lo ha rimosso o rinviato per non far indispettire la Meloni, visto che gli servono anche i voti di FdI per il sogno a cui crede tantissimo che è quello del Quirinale («Non attaccate mai Giorgia», si raccomanda con i suoi, «ma neanche Matteo, mi raccomando») e perché finge di assecondare i timori dei suoi convinti che poi Salvini darà pochi posti nelle liste elettorali comuni e dunque «prepara la fregatura».
meme sulla crisi di governo salvini berlusconi meloni
E Salvini, che la federazione la vorrebbe ancora, vuole dare l'impressione di averla archiviata per non fare la parte di chi osserva inerte la mezza fuga del partner. Che anzi lo infastidisce così tanto da averlo spinto ad aprire finalmente le porte a tutti i forzisti che volevano da tempo farsi leghisti e ora - caro Silvio tu mi tradisci? E io ti rubo l'argenteria! E in più fa trapelare la voce che al Colle non gli dispiacerebbe il suo consigliere Marcello Pera - cominciano ad essere accolti anzitutto in Lombardia (compreso il presidente del consiglio regionale, Alessandro Fermi).
BERLUSCONI SALVINI MELONI AL QUIRINALE
I DISPETTI Per non dire del rubabandiera a tutti i livelli e a tutte le latitudini che impazza nell'intera coalizione: Meloni scippa a Salvini (una buona parte dell'intero gruppo all'Europarlamento e una cinquantina di dirigenti e figure locali da Nord a Sud e specialmente a Sud) e Salvini scippa a Berlusconi (ma anche a Italia Viva: vedi il caso del deputato Scoma a cui avrebbe promesso di farlo sindaco di Palermo, e si vocifera dell'arrivo della renziana umbra Ginetti).
Si fa così in una coalizione? Certo che no. Si cerca per esempio di farsi vedere uniti sullo stesso palco delle elezioni amministrative, per recuperare lo svantaggio in quasi tutte le città. E invece, ognun per sé con la Meloni che ha rubato il luogo simbolico del nordismo leghista, Piazza Duomo, per il comizio di oggi, in barba all'assenza di Salvini che deve ripiegare (il 27 settembre) su un evento in un viale di Niguarda.
E' anche improbabile che, come in occasione delle scorse elezioni regionali, i tre leader dei partiti del centrodestra appaiano per qualche minuto in una comparsata spot più o meno svogliata dietro a un tavolo da conferenza stampa senza domande e regna la vaghezza a proposito dei due appuntamenti ventilati, uno a Roma e uno a Milano ma già rimangiati: «Vediamo se le agende riescono a coincidere...». Come segnale della distanza siderale - che è l'opposto della federazione - può valere questo.
A Torino il centrodestra può vincere, e la cosa normale sarebbe l'abbraccio plateale Salvini-Meloni-Tajani (Berlusconi è chiedere troppo) con show a piazza Castello per eccitare le masse e cantare già vittoria, e invece vige la parcellizzazione e il se arrivi tu mi scanso io: l'altro giorno Damilano con Meloni, domani Damilano con Giorgetti, mercoledì Damilano con Salvini.
LA CONTA In Forza Italia i più sottili ironizzano così: «La federazione? Magari la faremo, ma con Giorgetti per un nuovo governo Draghi dopo il 2023 così Salvini continua a divertirsi con Borghi e Bagnai». Più che l'unione, la conta. Ovvero la competition a chi diventa primo partito della coalizione in questa tornata elettorale per guardare alla prossima e alla scelta del candidato premier nel 2023: chi prende di più nelle città, tra Lega e FdI, darà le carte nazionali. I meloniani sono convinti: «Sorpasso assicurato».
E dunque le amministrative in cui fa flop la federazione eccole diventate il luogo delle primarie nel centrodestra e l'anticipo della gara alle politiche. E intanto non è detto - questo il mega-cruccio di Berlusconi - che tanta disunione possa, al di là delle promesse, davvero produrre convergenza sul suo nome per il Colle. Non è piaciuta infatti ad Arcore la dichiarazione della Meloni: «Berlusconi non ha quotazioni altissime per il Quirinale. Bisogna ragionare tutti insieme su un profilo non di parte».
BERLUSCONI SALVINI MELONI BY BENNYBERLUSCONI MELONI SALVINISALVINI MELONI BERLUSCONI SALVINI BERLUSCONI MELONISALVINI MELONI BERLUSCONI
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