DAGOREPORT – AVVISATE IL GOVERNO MELONI: I GRANDI FONDI INTERNAZIONALI SONO SULLA SOGLIA PER USCIRE…
Giulia Cazzaniga per “la Verità”
Interruzioni vietate, inquadrature in modalità singola, mai sulle scarpe indossate. Sui diktat di Beppe Grillo per le ospitate in tv dei 5 stelle, la replica di Enrico Mentana, il direttore maratoneta del tg La7, è senza scampo: su Facebook le definisce «irricevibili», e chiede di rimando che ruolo abbia Grillo, e quale Conte. Che un certo giornalismo si sarebbe «appecoronato» a Mario Draghi lo aveva invece previsto. «E ci mancherebbe, era successo pure con il Conte 2».
mario draghi conferenza stampa
La luna di miele prosegue?
«Il mio mestiere è quello del giornalista sportivo non tifoso: se la Nazionale gioca bene, occorre raccontarlo, anche con toni patriottici, ma se gioca male bisogna dirlo. Vale per tutti i governi. Però distinguo: i telegiornali hanno certe necessità di racconto, mentre la stampa o ha una sua linea storica o si deve distinguere per battaglie che possono piacere moltissimo a una parte e pochissimo a un' altra. Vale anche per il vostro giornale. I quotidiani sono come partiti a sé stanti, anche se - per fortuna - poi non vanno a elezioni».
Lei che opinione ha? Di Draghi si fida? Qualche mese fa descriveva il Paese «impreparato, indeciso, balbettante», di fronte al virus. Ora andiamo meglio?
LUIGI DI MAIO ENRICO MENTANA MASSIMO D'ALEMA
«Non risponderò certo come Di Maio che il premier "mi ha fatto una buona impressione". Il curriculum di Mario Draghi non lo ha nessuno. Mi fido di lui soprattutto per la vera partita, quella più importante, del pacchetto Next generation Eu.
Non riesco a vedere una figura più adeguata per riuscire a ottenere quei miliardi e saperli gestire per guidare il rilancio del Paese. Molto onestamente: meglio Draghi di tutte le altre alternative, visto che non abbiamo grandi leader del Paese, di nessun partito, che potremmo mettere a confronto».
Giorni complicati sui vaccini. Da tre giorni si sono ricominciate le iniezioni. Che è successo secondo lei con Astrazeneca?
«Mi pare evidente ci fosse una sorta di prevenzione verso Astrazeneca, dopo lo stillicidio di comunicazioni da parte delle varie agenzie del farmaco nazionali dei mesi scorsi: come sempre accade quando una cosa costa meno, è stata data in sostanza una etichetta del "vaccino dei poveri". Una ingiustizia assoluta: non è che perché una cosa costa meno vale meno. Neanche con i farmaci, pensiamo ai generici. Il difetto principale di tutta questa vicenda è che è stata annunciata, ma non è stata spiegata».
E così c' è chi dubita. Glielo chiedessero, lo farebbe il «testimonial» del vaccino?
«Certo che lo farei. Fatta la frittata, bisogna che anche i più restii prendano la palla al balzo e vadano a vaccinarsi domani con Astrazeneca. È l' unico modo per restituire la fiducia. Tanto ci sarà sempre il pirla negazionista che dirà che nella fiala di quella vaccinazione del parlamentare c' è invece il vaccino di Pfizer. Ma quest' area della paura non è così consistente. È più facile che esistano i salta-fila, in Italia, che i no vax».
La politica nelle ultime settimane le ha dato le soddisfazioni di grandi maratone. Se le è godute, o qualcosa è cambiato nel suo raccontare in tempo di pandemia?
«Quando la politica dà segni di vita consente di distrarci dallo strapotere mediatico delle notizie sulla pandemia. Ed è anche il racconto dell' unica cosa che ci può permettere di superare questo momento: c' è bisogno di buona politica».
Che è invece oggi in crisi?
«Dal 2011 abbiamo assistito a cambi di scenario imprevedibili. Penso al pareggio nel 2013 tra il Pd super-favorito e il Movimento 5 stelle esordiente. Chi avrebbe potuto poi immaginare che dopo l' uscita travagliata, ingloriosa, di Silvio Berlusconi dal Parlamento, sette anni dopo lo si sarebbe visto sul ponte di comando di una nuova maggioranza, per di più all' età che ha?
Nessuno avrebbe previsto di vedere il Matteo Salvini dei pieni poteri e dell' estate del Papeete diventare un partner tutto sommato non troppo sgomitante di una maggioranza guidata dall' ex presidente della Bce. Per tacere dell' odio trasformatosi in amore - financo eccessivo - tra il Pd e i 5 stelle.
Non ci sono partiti strutturati, gli elettorati sono tutti d' opinione ma non ci sono opinioni forti. E così chi azzecca l' idea giusta in una certa fase diventa il kingmaker».
Ma quindi vale tutto.
«Abbiamo assistito alle discese ardite e alle risalite - per dirla con Lucio Battisti - di Renzi. Alla trasformazione operata da Salvini sulla Lega: un partito autonomista diventato nazionalista, sovranista, con forte vocazione a rappresentare il Sud. Letteralmente il contrario della Lega di Bossi. Ci è riuscito perché siamo in una situazione post-ideologica, e non è certo l' unico esempio. Grillo ha creato un partito dal nulla, che è riuscito a sfondare già alla sua seconda volta alle elezioni. Questo succede perché non c' è più il radicamento dei partiti tradizionali, né le ideologie di riferimento. I punti di contenzioso vitale, oggi, tra destra e sinistra, sono davvero pochi».
Se le cose stanno così, per il Pd la sfida è complicata.
«Visto dall' esterno, il Pd sembra essere molto in ritardo sull' analisi di quanto può fare. È un partito che resiste per il suo passato, per il suo perdurante insediamento, per la rete capillare di amministratori. C' è un ceto politico che mira, anche, alla propria conservazione. Il Pd si è trasformato così in Pdr: partito della responsabilità».
Non serve averne, oggi?
GOFFREDO BETTINI GIUSEPPE CONTE
«Governare non è responsabilità, ma ambizione, voglia di cambiare. Nei programmi dei dem l' idea di cambiamento è diventata rituale: è il partito che cambia meno. La battuta sul "partito della Ztl", e cioè che vince solo all' interno dei centri storici, trova corrispondenza, purtroppo per il Pd, nell' analisi dei dati elettorali. Il che la dice lunga rispetto al rapporto con i nuovi ultimi, con i meno abbienti di una società squilibrata. Nei mesi scorsi è andata in scena la trama del musical My fair lady: il Pd avrebbe voluto insegnare l' arte di governo e della democrazia agli apprendisti a 5 stelle, ma è andata a finire che si è innamorato della fioraia Giuseppe Conte. E questo ha provocato uno squilibrio enorme: a trainare la sinistra sembrava fosse l' ex premier, in assenza di leadership e valori».
GIUSEPPE CONTE ROCCO CASALINO E IL TAVOLINO MEME
Torno al virus. Non ne siamo fuori, e si è anzi tornati a chiudere. Due dei suoi quattro figli sono in didattica a distanza. Come la stanno vivendo?
«In maniera diversa tra di loro. Il problema della didattica a distanza è che puoi studiare o no a seconda tu sia un secchione, un appassionato, o un utilitarista. La vera questione è però che tutto questo viene lasciato al libero arbitrio di minori, in una situazione del tutto anaffettiva: non ci sono gli insegnanti, non ci sono i compagni.
emer cooke conferenza stampa su astrazeneca
Trovo la Dad potenzialmente devastante, anche se continuo a sperare che i miei figli non ne subiscano le conseguenze. So perché siamo arrivati a questo punto, spero se ne esca il prima possibile. Nessuno sa cosa è giusto fare, in nessun Paese».
Chiudere i giovani in casa in Italia è sembrato ad alcuni necessario.
«Sono stato giovane anch' io, e a differenza degli altri non faccio finta di avere amnesie.
giuseppe conte ospite della gruber a otto e mezzo 7
Delle nuove generazioni ci si è dimenticati totalmente. Il governo precedente - e quello nuovo per ora non ha dato su questo un segnale di discontinuità - ha di fatto chiuso in casa i giovani, sbarrando pure le porte delle università.
Nessuna indicazione, se non "state a casa". Nel breve e illusorio periodo tra la prima e la seconda ondata si sono tolti i divieti e, incredibile, i giovani sono andati a incontrarsi tra loro. Che cosa avrebbero dovuto fare? Sono andati in vacanza e nelle discoteche, che però erano aperte e non certo per gli anziani.
Si sono fatti errori e si è arrivati a darne la colpa ai giovani. Perché sarebbero irresponsabili? Dei pendolari accalcati nel vagone della metropolitana qualcuno si permetterebbe di dire che mancano di responsabilità?
Ho visto foto fatte con il teleobiettivo, come se i ragazzi fossero kamikaze che fanno ammucchiate all' aperto solo per bere uno spritz. Si è data un' idea inutilmente e colpevolmente macchiettista di chi vive, di chi ha semplicemente la pretesa di vivere».
Torneremo presto a farlo?
«Il grande vantaggio di avere un governo come l' attuale è che c' è una forte livello di corresponsabilità della quasi totalità delle forze politiche. Vuol dire che le scelte si fanno tutti insieme. L' alternativa, in politica, da quando esiste la Seconda Repubblica, è il gioco parossistico per cui io dico giallo, tu dici blu. Stando tutti al governo, almeno prenderanno scelte condivise e nessuno si potrà chiamare fuori. Speriamo siano quelle giuste, solo così avranno anche il consenso dell' opinione pubblica».
giuseppe conte ospite della gruber a otto e mezzo 4goffredo bettini gianni letta giuseppe contegoffredo bettini gianni letta. giuseppe contegiuseppe conte ospite della gruber a otto e mezzo 6
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