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Estratto dell’articolo di Mario Sensini per il “Corriere della Sera”
giancarlo giorgetti giorgia meloni matteo salvini
[…] I tre partiti di governo, e lo stesso ministro dell’Economia, si sono ormai convinti che per avere lo spazio necessario, portando il deficit oltre il 4%, serve una deroga al vecchio Patto di stabilità, che dopo la sospensione Covid ripartirà dal 2024, o un Patto diverso entro la fine dell’anno. Comunque bisognerà negoziare in Europa e in campo, adesso, potrebbe ritornare anche il Mes, il fondo anti crisi europeo che aspetta solo il via libera italiano, e che Giorgia Meloni ha strategicamente accantonato all’inizio dell’estate.
Prima di giovedì, quando Giancarlo Giorgetti presenterà in Consiglio dei ministri la Nadef […], dovrebbe esserci un vertice politico tra gli alleati di governo, sollecitato soprattutto da Forza Italia. Dovrebbe servire per pianificare la strategia del negoziato con l’Europa, e per avere contezza dei numeri definitivi […]. Il primo è quello della spesa per i bonus edilizi, soggetta a una valutazione di Eurostat che potrebbe cambiare tutto il quadro dei conti pubblici dei prossimi anni.
PNRR – GIORGIA MELONI URSULA VON DER LEYEN - VIGNETTA BY LE FRASI DI OSHO
Il parere è atteso con ansia. […] Oggi i bonus sono tutti contati nella spesa pubblica dell’anno in cui sono stati concessi, e sono già costati 90 miliardi sul deficit 20202022. Quest’anno, se il criterio di Eurostat sarà confermato, i bonus del 2023 appesantiranno il deficit pubblico di almeno un punto di Pil, dal 4,5 al 5,5%. Venti miliardi, se va bene, più del previsto, ma si scaricherebbero “una tantum” sul 2023.
Se cambiasse il criterio, e questo è l’incubo di questi giorni dei vertici di Forza Italia, Fratelli d’Italia e Lega, avremmo meno deficit quest’anno e di più nei prossimi, col risultato di ridurre ancora gli spazi della finanza pubblica. E ridimensionare i programmi del governo. L’attesa del parere, e il solo fatto che a pochi giorni dal varo la manovra 2024 balli ancora per l’incertezza delle regole contabili europee, è un motivo in più secondo la maggioranza per stringere il negoziato con la Ue sulle regole del Patto di stabilità. E di rimettere in campo a scopo negoziale anche il Mes, già approvato da tutti gli altri paesi Ue, e che Giorgia Meloni a fine giugno aveva messo da parte.
«Non è il momento di approvarlo» disse allora la premier parlando alla Camera. «L’interesse dell’Italia è affrontare il negoziato con un approccio a pacchetto nel quale le regole del Patto di stabilità, il completamento dell’Unione bancaria e i meccanismi di salvaguardia finanziaria si discutono nel loro complesso, nel rispetto dell’interesse nazionale». Secondo il ministro degli Esteri e vice premier, Antonio Tajani, quel momento sarebbe arrivato. E ormai lo considera quasi ineludibile anche il ministro dell’Economia, che una settimana fa all’Ecofin in Spagna ha dovuto ammettere con qualche imbarazzo che non c’è ancora una maggioranza parlamentare in Italia per approvare l’accordo sul Mes.
claudio borghi matteo salvini alberto bagnai
Tajani è sempre stato favorevole e finora si è solo adeguato alla maggioranza. Anche Giorgetti, però, ha fatto capire che il Meccanismo europeo di stabilità non è poi così pericoloso e che, anzi, ha forse più vantaggi che svantaggi. Altra convinzione di Tajani e del ministro dell’Economia, meno degli irriducibili della Lega, è che la miglior cosa da fare, in questo momento, sia rafforzare la credibilità del Paese nei confronti delle istituzioni e dei mercati finanziari. La prima evidenza da rivendicare, in questo senso, è la completa riformulazione della tassa sugli extraprofitti delle banche, passata da «un’estorsione», così la chiamò un banchiere, a un incentivo al loro rafforzamento, in linea con le indicazioni della Bce. […]
SALVINI CONTRO L EUROmatteo salvini claudio borghi foto di bacco giancarlo giorgetti giorgia meloni matteo salvini salvini europeista meme 12giancarlo giorgetti e matteo salvini
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