DAGOREPORT - L’ASSOLUZIONE NEL PROCESSO “OPEN ARMS” HA TOLTO A SALVINI LA POSSIBILITA’ DI FARE IL…
Mario Ajello per "il Messaggero"
Arriva lo straniero, forse. Il nuovo amministratore delegato, che sta per essere nominato, può avere un profilo ineditissimo: un super-manager italiano ma che si è fatto onore all' estero, che se ne infischi del contesto politico in cui vive la Rai e che, a nome di Draghi, riesca a planare sulla poltrona più alta di Viale Mazzini e la sottragga ogni tipo di compromissione rispetto ai partiti e alla palude. Sarebbe la rivoluzione.
E' quella che ha in testa il premier. Il quale starebbe aspettando il sì al contratto (non più di 240mila euro annui e questo è un problema) da parte dello Straniero o meglio dell' Italo-straniero (occhio che non sia troppo marziano però), per chiudere anche la partita delle nomine Rai nel segno di una discontinuità assoluta sintetizzata così tra Palazzo Chigi e il Mef: «O mettiamo qualcuno inattaccabile e incondizionabile, preso sul mercato internazionale, oppure la Rai rischia di non salvarsi».
DEUS EX MACHINA
Chissà se il deus ex machina sarà un uomo o una donna. Lo sapremo intorno al 12 luglio.
E' quello il D-Day in cui si riunisce l' assemblea degli azionisti Rai (ossia il Mef) che approverà il bilancio Rai, ratificherà la scelta dei 4 consiglieri scelti dai partiti e votati mercoledì prossimo dalle Camere (in più c' è il riconfermato Riccardo Laganà, rappresentante dei dipendenti in Cda) e metterà in campo i due nomi che guideranno l' azienda: l' ad e il consigliere che diventerà presidente se poi eletto da Cda e Vigilanza.
Come ad italo-straniero e stupor mundi (il piccolo grande mondo che vive di Rai e annessi e connessi) il nome più gettonato al momento è quello di Matteo Maggiore. Il quale ha tutto per piacere a Draghi e per essere il linea con la fase storica di rottura, di arrembante post-partitismo e di proiezione non provinciale dell' Italia.
IL TIMBRO DELLA BEI
Ovvero, Maggiore ha il timbro Bei, la banca europea degli investimenti di cui è direttore della comunicazione, è stato direttore all' Ocse a Parigi e prima responsabile degli affari internazionali della Bbc.
Chi meglio di lui, considerando anche il fatto che è amico di Dario Scannapieco (a sua volta origini Bei) messo da Draghi al comando di Cassa Depositi e Prestiti? Andrebbe tutto bene, se non fosse che il profilo di Maggiore è più da uomo di comunicazione che da uomo di conti e di strategie industriali.
Maggiore comunque non l' unico profilo international disponibile e chi lavora al dossier Rai assicura: «Vi stupiremo!».
Meno stupefacente ma tuttora in piedi l' altra opzione. Quella formata da Laura Cioli come ad (già ai vertici di Rcs e Gedi) e Antonio Di Bella, direttore di tiggì di esperienza, vicino al Pd ma apprezzato un po' da tutti, come possibile presidente di garanzia.
Con Di Bella presidente, il centrodestra potrebbe avere un riequilibrio con la poltrona di direttore generale a Marcello Ciannamea e potrebbero essere anche due i dg con Roberto Sergio a sua volta un interno Rai.
LE DUE STRADE
Comunque finirà (strada glocal o strada local e in entrambi i casi sarà rispettata la parità di genere) mercoledì in Parlamento il primo punto fermo.
Al netto di sorprese finali, saranno eletti per il Cda in quota Pd Francesca Bria, esperta di tecnologie con curriculum international e glamour, sponsorizzata da Orlando e apprezzatissima da Letta;
per i 5Stelle - a meno che non si metta di traverso Grillo per fare dispetto a Conte - il quasi omonimo di Luigi Di Maio, che si chiama Luigi De Majo, è avvocato ma anche personaggio televisivo (con Chi l' ha visto, ai tempi di Donatella Raffai, e poi a Forum dove faceva il giudice); e si avranno le riconferme di Igor De Biasio (Lega) e di Giampaolo Rossi per FdI (c' è chi lo vede anche come presidente di garanzia visto che per prassi quella carica va all' opposizione e in più egli gode di stima trasversale).
Poi il Mef metterà in campo i suoi due assi. Sulla base di quella che per alcuni in zona Draghi è una convinzione ma per molti altri no: e cioè che il vero problema della Rai non è tanto quello dei conti aziendali ma altri: il canone basso, l' extra-gettito, il rapporto con il mercato pubblicitario... Da risanare ma soprattutto da ripensare, ecco la Rai che aspetta, o teme, un papa straniero.
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