LA LIBERAZIONE DI CECILIA SALA È INDUBBIAMENTE UN GRANDE SUCCESSO DELLA TRIADE MELONI- MANTOVANO-…
Carlo Bertini per La Stampa
Ci son voluti 170 anni dalla sua creazione e più di 70 dalla seconda Guerra perché l' Inno di Mameli fosse riconosciuto come inno ufficiale della Repubblica Italiana. Anzi, a dire il vero manca ancora l' ultimo miglio, perché se la Commissione Affari costituzionali ha da poco votato questo passo sofferto, ancora il voto in aula delle Camere non c' è stato e i tempi potrebbero slittare.
Composto da Goffredo Mameli e Michele Novaro nel 1847, il «Canto degli Italiani» fu scelto nel 1946 come inno nazionale provvisorio. Una vicenda che si trascina da decenni, anche perché di volta in volta c' è sempre stato qualcuno che si è messo di traverso o per ragioni di estetica musicale o per fattori più politici.
Stavolta è il presidente del Movimento per la Vita, Gianluigi Gigli, che ha aperto una polemica in chiave anti-risorgimentale proponendo di sostituire la «marcetta di terz' ordine» con «O Sole mio». Subito accusato dal presidente della commissione, Andrea Mazziotti di Celso di tenere «un' impostazione veterocattolica e anti nazionale contraria anche alla breccia di Porta Pia».
La proposta di legge comunque ora potrà finalmente approdare in Aula alla Camera, con mandato alla relatrice Daniela Gasparini del Pd. Che ha inserito un comma che affida al Governo la definizione delle modalità di esecuzione dell' Inno nelle cerimonie ufficiali. Perché «per prassi, negli eventi ufficiali vengono eseguite solo le prime due strofe» delle sei del testo completo. Quindi il rischio è di esecuzioni interminabili nelle cerimonie ufficiali, comprese le partite di calcio».
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