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Francesco De Dominicis per “Libero Quotidiano”
La differenza è abissale: 16 milioni di euro è il denaro che la banca del Vaticano ha girato, per statuto, l' anno scorso a papa Francesco. Si tratta di quasi 54 milioni in meno rispetto al 2014. Risultato che i vertici dello Ior (Istituto per le opere di religione) giustificano con la tempesta finanziaria internazionale e la recessione globale. Eppure, la crisi va avanti dal 2008. E, con l' eccezione del 2013 (quando al Pontefice era stato staccato un assegno di appena 2,9 milioni, ma in quel caso per una serie di eventi interni e di bilancio straordinari), dal 2011 l' utile era stato sempre più generoso di quello realizzato nel 2015: 20 milioni nel 2011, 86 nel 2012 e 70 nel 2014.
Un calo che sfiora il 77 per cento, quello tra il 2015 e il 2014. Ma per il direttore generale dello Ior, Gian Franco Mammì, è «stato un anno redditizio, compatibilmente con le difficoltà obiettive del mercato». Fatto sta che per quest' anno Jorge Bergoglio deve accontentarsi e mettersi a dieta. Gli esperti di finanza d' Oltretevere indicano in 50 milioni l' ammontare di cui avrebbe bisogno la Santa Sede dallo Ior.
Se, invece, la cifra dovesse progressivamente calare, lo stesso Pontefice potrebbe rimettere sul tavolo la sua vecchia idea: la Chiesa non ha bisogno di una banca. Ovviamente non la pensano così al Torrione di Niccolò V. Tant' è che ieri, presentando il bilancio del 2015, il presidente dell' Istituto, Jean-Baptiste De Franssu, ha ribadito che il Vaticano ha bisogno dello Ior.
SEDE DELLO IOR - ISTITUTO OPERE DI RELIGIONE
Una difesa d' ufficio in qualche modo comprensibile, quella del francese considerato vicino agli «americani» dei Cavalieri di Colombo, una delle potentissime diplomazie parallele che gravita attorno alla Chiesa. Taluni, peraltro, sostengono che la «dieta forzata» imposta a Bergoglio sia una sorta di «reazione» ai vari tentativi di assalto dello stesso Pontefice alle finanze vaticane, ancora oggetto di fortissimo «interesse» dentro e fuori i Sacri palazzi.
papa francesco bergoglio arriva in america accolto da obama 46
Dal canto loro, Mammì e De Franssu rivendicano di aver fatto pulizia: hanno annunciato la chiusura di 4.935 conti, sforbiciata che porta a 14.800 il totale dei rapporti dello Ior. Pochi dettagli sui clienti sbattuti fuori della porta: non tutti erano «sospetti» secondo quanto previsto dalle norme antiriciclaggio. Certo, la lotta al denaro sporco in Vaticano va avanti, ma a singhiozzo, con l' Autorità interna sottodimensionata e costretta a far ricorso a consulenze esterne per le ispezioni.
E di denaro, nello Ior, ne circola parecchio. Secondo il bilancio 2015, l' Istituto amministra 3,2 miliardi di masse finanziarie: 1,5 miliardi (48%) sono di ordini religiosi; 352 milioni (11%) della Curia e dei dicasteri; 288 milioni (9%) di enti di diritto canonico; 256 milioni (8%) di cardinali e vescovi; 224 milioni delle diocesi (7%) e ben 544 milioni (17%) di dipendenti e pensionati.
Un' informazione apparentemente dettagliata, quella riportata nei documenti ufficiali diffusi ieri. Manca, tuttavia, un elemento chiave: vale a dire la piena trasparenza sui soggetti delegati dagli intestatari a operare sui conti. È lì che si possono annidare evasori e criminali.
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