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DONALD TRUMP BENJAMIN NETANYAHU
Federico Rampini per “la Repubblica”
Ogni dettaglio conta per decifrare i primi giorni di governo di Donald Trump. E tra questi c’è il fatto che la telefonata d’esordio con un leader straniero, dopo l’insediamento alla Casa Bianca, è stata dedicata ieri pomeriggio all’alleato di ferro, il prediletto Benjamin Netanyahu. «Ho avuto un colloquio telefonico molto buono con il premier di Israele», ha detto il presidente americano durante la cerimonia di giuramento del suo staff.
DONALD TRUMP BENJAMIN NETANYAHU
Del quale da ieri fa parte a tutti gli effetti il genero Jared Kushner, dopo avere superato gli esami del caso. La conferma di Kushner, giovane finanziere ebreo-americano e marito della figlia prediletta Ivanka, è destinata a influenzare la politica americana in Medio Oriente visto che il suocero presidente ha già annunciato quale sarà una delle missioni di Kushner: lavorare a un nuovo piano di pace tra Israele e i palestinesi.
I media israeliani ieri davano per imminente l’annuncio dello spostamento dell’ambasciata americana a Gerusalemme. Sarebbe la conferma di un allineamento totale di Trump sulle richieste di Netanyahu, ma sarebbe anche uno schiaffo verso il mondo arabo, legato allo status speciale di Gerusalemme che ne preclude il ruolo ufficiale come capitale dello Stato d’Israele.
Trump ha annunciato anche che comincerà presto a rinegoziare l’accordo di libero scambio Nafta con Canada e Messico. «Incontreremo il premier canadese Justin Trudeau e il presidente messicano Enrique Pena Nieto e cominceremo i negoziati», ha detto. Per Nieto è fissata la data della prima visita a Washington, il 31 gennaio, e si vedrà se e come Trump userà l’occasione per mettere sul tavolo anche la spinosa questione del Muro oltre al trattato Nafta. Però Nieto non avrà l’onore di essere il primo leader straniero alla Casa Bianca.
Quel privilegio – un’altra scelta di calendario gravida di significato – spetta invece a Theresa May: la leader britannica batterà tutti gli altri per la velocità con cui è stata invitata, arriverà qui giovedì e venerdì. In nome della rinnovata intesa angloamericana all’insegna di Brexit, Trump comincerà a discutere anche con lei di un nuovo trattato bilaterale, uno “schiaffo” premeditato all’Unione europea.
Nel clima già rovente tra la Casa Bianca e i media, dopo i diktat lanciati ai giornalisti – colpevoli di avere osato paragoni impietosi fra la scarsa affluenza all’-Inauguration Day di venerdì e quelli di Obama – ieri la tensione è di nuovo salita per un altro casus belli: il rifiuto di Trump di divulgare le sue dichiarazioni dei redditi.
jared kushner e ivanka trump a passeggio
Ai giornalisti che ricordavano come questa sia una tradizione rispettata da tutti i presidenti degli ultimi 40 anni, e una promessa dello stesso Trump in campagna elettorale, la sua consigliera Kellyanne Conway ha risposto: «Agli elettori non importa affatto. Lo hanno votato comunque. Agli americani interessa sapere come cambieranno le proprie dichiarazioni dei redditi grazie alle riforme di Trump».
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