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Da “il Giornale”
La Grecia sta uscendo dalla crisi e, dopo aver evitato uno scenario come quello vissuto invece dall'Argentina e dopo anni di sacrifici immani per il tessuto sociale del Paese, ora guarda alla crescita e alla creazione di posti di lavoro.
Il neo-presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, non poteva trovare un posto migliore di Atene, dove ha incontrato il premier Antonis Samaras, per celebrare il successo della ricetta europea, che in Grecia comincia a far intravedere aria di ripresa dopo una recessione senza precedenti nel dopoguerra e una crisi sociale nella quale le rivolte hanno lambito la tragedia.
A dargli ragione, mentre molti greci ancora non vedono la svolta, è Moody's, che ha appena alzato il rating ellenico da Caa3 a Caa1: ancora un gradino più in alto e la Grecia, nel 2012 protagonista di una vera e propria ristrutturazione del debito che secondo alcuni potrebbe doversi ripetere per abbattere l'enorme debito pubblico, sarà fuori dall'area ad "alto rischio" per ritrovarsi in quella, un po' più benevola, dei rating "altamente speculativi".
E per ripagare i sacrifici del paese, che rivendica di aver centrato gli obiettivi di risanamento e sul cui successo o insuccesso si giudica la credibilità delle istituzioni europee, a Bruxelles si starebbe studiando l'addio della troika: secondo la Reuters il team di controllori formato da Ue, Fondo monetario internazionale e Banca centrale europea, spesso paragonato agli occupatori nazisti nei media ellenici, potrebbe andarsene, dopo un impegno di Atene alle riforme strutturali in cambio di un nuovo taglio al debito e di una sorveglianza meno stringente.
Per Juncker e Samaras, con molti Paesi europei ancora nelle secche della recessione e alle prese con un debito esplosivo e nel mezzo della crisi del Banco Espirito Santo portoghese, è l'occasione per spostare i riflettori verso il bicchiere mezzo pieno. E' vero, l'Europa ancora non si è messa la crisi alle spalle, riconosce Juncker.
"Ho sostenuto una grande battaglia perché la Grecia rimanesse nell'Unione europea, sono orgoglioso di aver fatto tutto quello che potevo", rivendica il lussemburghese. "Platone non può giocare il serie B". Occasione ancor più ghiotta per Samaras che azzarda il paragone con l'Argentina appena ripiombata nel default: "la Grecia ha evitato quello che l'Argentina non è riuscita ad evitare, quando alcuni suggerivano di seguire l'esempio di un default caotico. E' stato possibile perché la Grecia è rimasta sotto l'ombrello europeo".
Sullo sfondo restano le difficoltà dell'Europa mediterranea, sulle quali tornerà a rendere conto, giovedì, il presidente della Bce Mario Draghi nella conferenza stampa successiva alla decisione di politica monetaria, da cui ci si attende un 'no change', tassi fermi al minimo storico.
Draghi, oggi sul giornale tedesco Handelsblatt, conferma che i verbali della banca centrale dal 2015 saranno divulgati ma non si sbilancia, costretto anche dal 'purdah' che nella settimana antecedente alla riunione vieta di parlare di politica monetaria. Un divieto che non tocca la politica, però, e dunque non impedisce al presidente francese Francois Hollande di lanciarsi in una sorta di appello a tre giorni dal consiglio Bce: "C'è un rischio reale di deflazione nell'Eurozona. La Bce deve ricorrere a tutte le misure necessarie per iniettare liquidità nell'economia", e "so che ci sta già pensando".
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