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Francesco Battistini per il “Corriere della Sera”
Gabriel padre era un nazista convinto. «Sosteneva che l’Olocausto è un’invenzione – racconta Gabriel figlio -, passava il tempo libero a studiare il negazionismo. Mia madre se ne vergognava e me l’ha sempre tenuto nascosto: ho scoperto le sue idee solo da adulto». Gabriel padre alzava la voce, più spesso le mani.
«Quando i miei divorziarono — dice Gabriel figlio — lui si risposò e io fui costretto a conviverci sette anni. Era severo: se non chiamavo “mamma” la sua seconda moglie, mi tratteneva mezzo marco dalla paghetta».
Gabriel padre è morto due anni fa e Gabriel figlio, che oggi ne ha 54 e dopo una vita a sinistra è diventato il vicecancelliere Sigmar Gabriel, ministro dell’Economia e leader dei socialdemocratici, ora Gabriel figlio ha provato a uccidere una volta per tutte l’ingombrante papà con un’autobiografia: «Due vite e mezza», lunga intervista a Bernd Ulrich. Libro fantasma. Pronto lo scorso febbraio, doveva uscire in aprile. Rinviato a questo agosto, l’editore Kipenheuer & Witsch comunica che bisognerà aspettare dicembre. Motivo? No comment.
«Forse è diventata una biografia inopportuna», ipotizza il settimanale Der Spiegel . Perché dallo scorso dicembre Gabriel è il vice di Angela Merkel. E in questi giorni di vacanze le fa da attivissimo supplente. E quel ritratto di famiglia in un inferno, ora, un po’imbarazza: se già le colpe dei padri ricadono sui figli, c’è bisogno di raccontarle in giro?
Il segreto di Sigmar Gabriel in realtà non è un segreto. L’aveva confidato lui stesso, un anno e mezzo fa.
«Mio papà Walter se n’è andato – spiegò a un giornale - e io voglio liberarmi del passato». Sperava che un articolo bastasse. Invece no: «Non riesco a togliermi questa rabbia che sconfina nella tristezza».
Meglio un libro-confessione: per ripercorrere un’infanzia complicata («praticamente fui rapito e portato altrove») e la condanna a sentire la madre solo al telefono, l’adolescenza in solitudine, l’impegno a sinistra («una reazione a ciò che era lui? Non so»), la laurea, la carriera d’insegnante, l’ascesa politica: presidente della Bassa Sassonia, ministro, leader Spd. Per vent’anni, Sigmar non ha più rivolto parola al papà: l’ha rifatto nel 2005, solo perché da destra l’accusavano d’aver abbandonato il genitore malato.
Più che a seppellire il padre, il libro in magazzino è riuscito soprattutto ad azzoppare il figlio. «Ci sono capitoli che Gabriel non ha gradito», dice Der Spiegel . Il «cancelliere d’estate», nonostante la carica puramente onorifica, sta vivendo giorni di grande esposizione sui media tedeschi. A caccia di consensi per la sinistra, approfitta di queste settimane per inaugurare parchi eolici sul Baltico e visitare i Land più poveri dell’Est.
Pacifista dichiarato, ha cancellato una fornitura militare a Putin, spronando francesi e inglesi a fare altrettanto. Amato da Hollande, che «da rosso a rosso» trova più affinità con lui che con la Merkel, accoglie l’invito dell’Eliseo a una maggiore flessibilità sul budget europeo. Amico dell’ex cancelliere Schröder — «veniamo entrambi da famiglie umili» — nei sondaggi di gradimento Gabriel ha raggiunto il 25%: andasse d’accordo con la Linke più radicale, ci sarebbero i numeri per una coalizione tutta sua e tutta di sinistra. Un sogno da realizzare chissà quando: in ogni caso, dopo avere scacciato gl’incubi del passato.
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