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Filippo Sensi per "Europaquotidiano.it"
«Sfortunamente, tutti i segnali indicano che il razzismo in Italia sta accelerando»: parola di Nyamko Sabuni che in Svezia ha ricoperto per diversi anni lo stesso incarico di governo del ministro Cecile Kyenge.
44 anni, esponente politica del Folkspartiet, uno dei partiti della coalizione moderata di governo svedese, Sabuni è stata anche titolare del dicastero della Parità di genere. Si è dimessa all'inizio di quest'anno, lasciando nel vago un suo futuro impegno politico.
Originaria del Burundi, il suo mandato da ministro non è stato privo di polemiche; non tanto perché è stata il primo ministro di origine africana nella storia della Svezia, ma perché le sue prese di posizione - in particolare nei confronti dell'Islam - la hanno esposta a scambi infuocati con le associazioni rappresentanti della comunità musulmana svedese.
Raggiunta da Europa sugli episodi di razzismo che hanno preso di mira Kyenge, dall'orango del vicepresidente del Senato Roberto Calderoli alle banane lanciate a Cervia, fino alla protesta leghista in Consiglio comunale a Cantù, Sabuni è durissima nei confronti del nostro Paese: «Il razzismo ha sempre fatto parte dell'Italia, non comincia certo con il fatto che Kyenge sia stata nominata ministro».
L'ex-collega svedese ci tiene a non limitarsi ad una solidarietà generica nei confronti della titolare italiana del dicastero dell'integrazione: «Ho letto i commenti che ha fatto a ciò che le è capitato e posso dire che ci troviamo di fronte ad una donna orgogliosa afroeuropea, pronta a fare la differenza per l'Italia e per la sua gente».
Testimoniati, insomma, «grande rispetto e ammirazione» per il modo con cui Kyenge ha affrontato questa situazione, Sabuni allarga le sue critiche oltre il Belpaese: «Quanto ha fatto venire fuori Kyenge non può essere confinato alla sola Italia. Il razzismo si può trovare in tutta Europa, sebbene il vostro Paese sembri avere un tasso di tolleranza più alto per il razzismo nelle sue forme più becere».
Una condanna senza appello, insomma, dal momento che, conclude l'ex-ministro svedese, «un paese che non mostra rispetto per l'intelligenza e il talento non ha certo un radioso futuro davanti».
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