L’ex sultano del bunga bunga sente avvicinarsi il suono sinistro del tintinnare delle manette e minaccia l’apocalisse

31 Aug 09:15

1. "SE MI IMPEDIRANNO DI FARE POLITICA IL GOVERNO CADRÃ€"
Francesco Grignetti per La Stampa

A questo punto sembra proprio che la vita del governo sia appesa a un filo. Tutti gli sforzi dei pompieri sono stati vanificati in un lampo quando ieri sera il Cavaliere ha alzato il telefono e si Ã¨ messo in contatto con una convention dei suoi fan piÃ¹ sfegatati a Bassano del Grappa, quelli che si sono denominati Â«Esercito di SilvioÂ». Berlusconi ha lanciato un ultimatum che rompe ogni possibile dialogo: Â«Sarebbe disdicevole se il governo cadesse, ma non siamo disponibili a mandare avanti un governo se la sinistra dovesse intervenire su di me, leader del Pdl, impedendomi di continuare a fare politicaÂ».

Messaggio chiarissimo: se il Pd voterÃ in Giunta al Senato per la sua decadenza dalla carica, lui farÃ cadere il governo il giorno stesso. Ed Ã¨ altrettanto chiara la risposta del ministro Dario Franceschini, il principale collaboratore di Enrico Letta: Â«Il ricatto di Berlusconi va respinto al mittente a stretto giro di posta: non violeremo mai le regole dello stato di diritto per allungare la durata del governoÂ».

A volte, in politica le forme sono piÃ¹ importanti della sostanza. Si sapeva quanto Berlusconi s'aspettasse un aiutino dall'alleato Pd. Lui e tutto il Pdl hanno seguito con il fiato sospeso il dibattito al riguardo dentro il centrosinistra. Nel momento che la mette giÃ¹ dura, perÃ², il Cavaliere sa bene che la risposta non puÃ² essere che dura. E quindi Ã¨ segno che si va allo scontro. Claudio Burlando, il Governatore democrat della Liguria, Ã¨ quasi sollevato che finisca un'alleanza tanto innaturale. Sbotta: Â«Il Paese non ne puÃ² piÃ¹ di parlare di una persona solaÂ».

Ãˆ un Berlusconi da campagna elettorale, insomma, quello che dilaga dagli altoparlanti di Bassano. La sinistra, dice, vuole vincere sporco, o con il sostegno dei giudici o con i brogli. Â«Abbiamo in tanti il timore che si possa verificare una presa del potere da parte della sinistra, che, pur essendo minoranza nel Paese, o attraverso il braccio giudiziario o attraverso delle votazioni che non rispecchino il voto vero degli italiani, possa andare al potereÂ».

GiÃ , gli odiati giudici. Â«Vivono in un Olimpo, sono persone che come gli altri impiegati pubblici hanno semplicemente vinto un concorso, eppure sono incontrollabili, non rispondono a nessuno, sono assolutamente irresponsabiliÂ». E in ultimo: Â«Qualcuno mi ha detto: immaginiamoci che cosa sarebbe successo nel '48 se la Democrazia Cristiana avesse tolto Togliatti al Pci o se il Pci avesse tolto la possibilitÃ di fare politica a De Gasperi. Sarebbe scoppiata una guerra civileÂ».

Eccolo, infatti, il vero nodo: Â«Spero che, al di lÃ di tutte le dichiarazioni, i signori del Pd abbiano senso di responsabilitÃ e decidano in modo democratico. Staremo a vedere se questo accadrÃ Â».

Se Ã¨ questo il Â«moodÂ» di Berlusconi, insomma, si capisce meglio il pessimismo di Enrico Letta, che qualche ora prima era parso rassegnato agli eventi: Â«Non auguro a nessuno - diceva - di governare con il clima politico e le montagne russe dei 4 mesi in cui ho guidato il governoÂ».

Le parole del premier, perÃ², specie quelle a sostegno del Â«giganteÂ» Napolitano e contro le Â«formicheÂ» che l'hanno criticato per i senatori a vita, sono cadute come altra benzina sull'incendio. Ne Ã¨ venuto fuori un ulteriore strappo nella maggioranza. GiÃ , perchÃ© Sandro Bondi a questo punto accusava Letta: Â«Non riesco a comprendere come possa agire con coesione e con convinzione un governo di larga coalizione dopo che lo stesso premier a capo di questa coalizione non attribuisce alcun valore alle larghe inteseÂ». E Francesco Giro, Pdl, Ã¨ giunto a dargli del Â«fascistoideÂ».

2. BERLUSCONI SFIDA LETTA E SPIAZZA LE "COLOMBE" - SCONTRO PER LA GESTIONE DEL PDL
Ugo Magri per La Stampa

E per fortuna che, fino a mezz'ora prima, tutte le Â«colombeÂ» del suo partito si erano raccomandate con lui: Â«Per caritÃ , non farti sfuggire nulla che possa apparire una provocazione, evita soprattutto di apparire come l'irresponsabile che vuol far cadere il governoÂ».

Il Cavaliere aveva annuito con l'aria infastidita di chi non ha certo bisogno di farselo spiegare. Ma poi, non appena Alfano Brunetta Schifani Cicchitto Gasparri e la De Girolamo sono scomparsi dalla sua vista, Berlusconi ha afferrato il telefono, s'Ã¨ messo in contatto con i suoi ultrÃ piÃ¹ scalmanati (l'Esercito di Silvio guidato da Simone Furlan) e ha dichiarato tutto quanto si era appena impegnato a non dire: cioÃ¨ che il governo va a casa se il 9 settembre la Giunta del Senato si azzarderÃ a votare la sua decadenza.

Gianni Letta, disperatamente, ha cercato di spacciare al Colle e al Pd la tesi che, in fondo, Berlusconi non ha detto nulla di veramente nuovo, solo ovvietÃ ... Nessuno gli ha dato retta. CosicchÃ© il Cavaliere si Ã¨ preso un metaforico Â«vaffaÂ» pure da chi, come Franceschini, stava esplorando con Quagliariello le possibili vie d'uscita. A fronte degli ultimatum, non c'Ã¨ piÃ¹ nulla da negoziare.

CiÃ² da un lato riduce a zero le speranze di evitare tra nove giorni uno scontro frontale e, dunque, dÃ ufficialmente il via alla ricerca di intese politiche meno larghe ma in grado di scongiurare nuove elezioni.

Dall'altro lato, l'incontinenza verbale di Berlusconi toglie credibilitÃ a tutti gli altri discorsi che erano stati fatti intorno al desco di Palazzo Grazioli; perchÃ© se l'umore del leader Ã¨ cosÃ¬ mutevole su scelte fondamentali, tipo precipitare o meno l'Italia nel caos, figurarsi quanto possono fidarsi Alfano e le altre Â«colombeÂ» delle promesse berlusconiane.

A cominciare da quella che riguarda la gestione futura del Pdl, tema cruciale dal momento che il Fondatore dovrÃ trascorrere 9 mesi agli arresti domiciliari, salvo affidamento ai servizi sociali. Â«Non puoi lasciare il partito a Verdini, e la macchina organizzativa nelle mani della SantanchÃ©Â», Ã¨ stato il coro, Â«specie in caso di crisi la gestione dovrÃ tornare nelle mani di AngelinoÂ».

Anche in questo caso, la comitiva di Â«colombeÂ» ha lasciato Palazzo Grazioli nella convinzione di avere avuto partita vinta. Â«Non preoccupateviÂ», ha garantito il padrone di casa. Ma sarÃ vero? O si rivelerÃ il solito abbaglio?

Lo scopriremo lunedÃ¬, quando Silvio riceverÃ i Â«falchiÂ» secondo la tecnica un tempo tipica della diplomazia britannica: incontri separati, in modo da fornire a ciascuno la versione piÃ¹ conveniente. Se la Â«PitonessaÂ» verrÃ esautorata, allora davvero Alfano potrÃ dedicarsi al partito. Altrimenti perdurerÃ l'equivoco, ipotesi per la veritÃ molto probabile in quanto su qualunque cosa Ã¨ un tiro alla fune, perfino sull'Imu. L'altro giorno Berlusconi s'era fatto convincere da Capezzone che certamente Ã¨ stata una vittoria Pdl perÃ² non troppo smagliante perchÃ© resta in agguato la Â«service taxÂ».

Ieri Alfano e Brunetta hanno raddrizzato il giudizio del Capo, cosÃ¬ l'Imu Ã¨ diventato un trionfo politico senza Â«seÂ» e senza Â«maÂ», qualcosa di miracoloso... Chi ha preso parte alla riunione racconta un Cavaliere che non ha ben digerito le quattro nomine dei senatori a vita. Non perchÃ© sperasse di venire prescelto lui, ma in quanto quei voti potrebbero risultare determinanti per dar vita a una maggioranza senza Pdl.

Qualcuno dei presenti l'ha invitato a vedere il bicchiere mezzo pieno: se Napolitano esercita fino in fondo i suoi poteri presidenziali Ã¨ buon segno, vuol dire che forse magari chissÃ potrebbe dargli la grazia. Ma Berlusconi poco ci spera, e stamane farÃ un gesto di rottura sottoscrivendo a Roma i referendum sulla giustizia. Ieri ha concordato la mossa con Pannella che, stando alla narrazione di Silvio, gli avrebbe dato il seguente consiglio: Â«Prima firma i referendum e poi scappa all'estero. Come fece Toni NegriÂ».