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silvio berlusconi fa la terza dose 5
1 - BERLUSCONI AGITA IL CENTRODESTRA LEGA E FDI: "SERVE PIÙ RISPETTO"
Francesco Olivo per “La Stampa”
Telefonate indiscrete, complimenti ai nemici, profilo da statista: Silvio balla da solo. Niente di nuovo, il Cavaliere è ingestibile per natura, ma la sua strategia disinibita per il Quirinale sta irritando sempre di più gli alleati. La candidatura al Colle di Silvio Berlusconi, «la più precoce della storia repubblicana», si nota a Montecitorio, comunque vada a finire ha rotto un equilibrio già di per sé precario all'interno della coalizione.
Mattarella Quirinale Osho Berlusconi
L'obiettivo massimo è complesso e dipende da molte variabili, prima fra tutte le scelte di Draghi. Quello minimo è tornare al centro della scena ed è già raggiunto. La rete del leader di Forza Italia si muove su due canali, quello esterno e quello domestico. All'estero è tutto ben costruito, dopo le foto con Angela Merkel del mese scorso, oggi Berlusconi sbarca a Strasburgo per la riunione del Ppe che dovrà scegliere il candidato alla presidenza del parlamento.
Un'occasione per presentarsi con il volto europeista, quello che lo distingue dagli alleati di coalizione e che potrebbe legittimarlo, secondo le sue speranze, ad aspirare a una carica così prestigiosa. Un sostegno di peso è arrivato ieri da Manfred Weber, capogruppo del Ppe: «Silvio è sempre stato un politico a favore dell'Europa e per questo lo ammiro molto».
GIORGIA MELONI E MATTEO SALVINI
Un endorsement prudente, ma sicuramente utile per il Cavaliere. La strategia italiana è chiara: allargare la base in quello che l'ex azzurro Osvaldo Napoli ha definito un "nuovo Nazareno". Obiettivo complesso che sta innervosendo Fratelli d'Italia e Lega, pure non ostili all'operazione Quirinale.
In Transatlantico c'è chi fa l'elenco delle mosse acrobatiche del Cavaliere alla ricerca di consensi quasi impossibili: l'elogio quasi spassionato del reddito di cittadinanza in un'intervista al Tempo (ieri in parte corretta da una nota di Forza Italia), i complimenti a Giuseppe Conte, l'auspicio di vedere Mario Draghi a Palazzo Chigi «praticamente all'infinito» e la rapidità con la quale è stato accolto l'appello di Enrico Letta a un tavolo di maggioranza sulla manovra, «senza consultare la coalizione», come ha notato Giorgia Meloni, che si è detta «indispettita».
ANGELA MERKEL SILVIO BERLUSCONI
A forza di cercare voti all'esterno, in particolare tra le fragilità del gruppo grillino, si finisce per mettere in pericolo quelli che si ritengono sicuri. Meloni, che aveva parlato di «passo indietro» di Berlusconi, sa che il momento è decisivo, «l'elezione del Colle è uno spartiacque», e invia messaggi: «Io ci sto a cercare delle convergenze, però mi si deve garantire che mentre si fa questo lavoro non c'è qualcuno che tratta con qualcun altro separatamente. Ho chiesto su questa lealtà fino alla fine della partita».
matteo salvini e giorgia meloni incontrano silvio berlusconi nella sua villa a roma 7
Salvini, invece, in partenza per Madrid per seguire il suo Milan, evita polemiche pubbliche. Ma chiunque ci abbia parlato ha notato il fastidio, non soltanto per l'uscita sul reddito di cittadinanza, una battaglia che la Lega sta combattendo in parlamento (con Forza Italia peraltro), ma soprattutto per le pressioni che starebbero subendo i parlamentari: «Stanno telefonando anche ai nostri», dice una fonte del Carroccio, circostanza che lo stesso Berlusconi avrebbe negato a Salvini.
Tante tessere di un malcontento che difficilmente un vertice a Villa Grande, peraltro non ancora fissato, potrà risolvere. Sullo sfondo infatti si cela un sospetto che agita in particolare Fratelli d'Italia: i berlusconiani dopo la partita del Quirinale sarebbero pronti a mollare la coalizione per approdi centristi. Un fantasma sempre vivo a destra, per storia e circostanza: vincere le elezioni e non governare mai.
2 - LE AMBIZIONI DI BERLUSCONI E LE DEBOLEZZE DEI 5 STELLE
Massimo Franco per il “Corriere della Sera”
La convergenza tra Silvio Berlusconi e il Movimento 5 Stelle sul reddito di cittadinanza è, a prima vista, una conferma della spregiudicatezza del fondatore di Forza Italia. Eppure, sottolinea ancora di più quella dei grillini, insieme a una debolezza così evidente da indurli a abbracciare il nemico non solo politico ma morale di sempre.
Dire, come fa il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio: «Siamo contenti che anche Berlusconi sia d’accordo con noi. Gli chiedo di spiegarlo a Salvini e Meloni, perché il centrodestra raggiunga una posizione unitaria su questo tema», fa un doppio effetto.
berlusconi Mattarella gentiloni
Il primo è l’allusione alle divisioni persistenti dello schieramento berlusconiano. Ma il secondo, non voluto, è di considerare il Cavaliere portavoce a destra del reddito di cittadinanza : una misura simbolo da mesi sotto osservazione e cambiata radicalmente dal governo a causa degli abusi e delle truffe che ha provocato.
GIANNI LETTA SILVIO BERLUSCONI
La mossa di Berlusconi è stata considerata un modo per fare breccia nelle file grilline in vista di una sua candidatura al Quirinale. Anche su questo, la risposta dei vertici del M5S appare cauta, guardinga; ma non pregiudizialmente negativa. È un segno dei tempi e insieme della crisi di identità delle forze politiche; ma più di quelle populiste che dei partiti tradizionali, pure in affanno.
Il fatto che ieri il leader grillino, Giuseppe Conte, abbia ridimensionato come «non irreversibile» il no alla presenza nelle trasmissioni della Rai di esponenti del M5S per reazione alle nomine, è un altro indizio. Anche perché contemporaneamente l’ex premier fa sapere che sta cercando di combinare in tempi stretti un incontro con Mario Draghi, punzecchiato in continuazione dai Cinque Stelle.
Così, Beppe Grillo ironizza: «Conte è uno specialista in penultimatum». Semmai, qualche sconcerto è spuntato dentro FI per l’apertura di Berlusconi sul reddito. Ieri, però, il coordinatore Antonio Tajani ha ricordato il sostegno passato al «reddito di dignità», usato per negare contraddizioni: anche se si insiste sulla creazione di posti di lavoro e sulla lotta agli abusi favoriti dall’assenza di veri controlli.
Le aperture berlusconiane sembrano fatte apposta per superare le resistenze degli alleati Giorgia Meloni e Matteo Salvini, in particolare la prima, verso le sue ambizioni presidenziali; e per pescare potenziali voti in ogni settore del Parlamento, approfittando delle spinte centrifughe e della mancata presa dei leader su molti deputati e senatori. Ieri anche l’Udc ha fatto sapere che il Cavaliere andrebbe sostenuto dall’intero centrodestra. E dal capogruppo del Ppe, il tedesco Manfred Weber, è arrivata la patente di «politico europeista»: attestato che in questa fase può aiutare.
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