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Giuseppe Guastella per il "Corriere della Sera"
L'ultima fetta dei soldi della Maugeri destinata a Pierangelo Daccò e ad Antonio Simone per «aprire le porte» della Regione Lombardia sta in un conto a Singapore: circa tre milioni di euro che i vertici della Fondazione sono riusciti a spedire in Oriente dopo l'arresto di Daccò per il crac del San Raffaele. La Procura di Milano li ha individuati.
Fino al 2008 la Maugeri dava a Daccò, amico e compagno di vacanze ai Caraibi del governatore lombardo Roberto Formigoni, il 25% di quanto faceva ottenere grazie alle sue entrature al Pirellone. Percentuale che scende al 12,5% quando Daccò e Simone chiedono di essere pagati «estero su estero». Maggiori costi per la Fondazione, «vantaggi fiscali» per i due, spiega a verbale il 2 ottobre il direttore della Maugeri Costantino Passerino.
Nel 2011 nuovo accordo: un forfait da «negoziare e confermare di anno in anno» in base a quanto approvato «dalla Regione per verificare che le stesse fossero favorevoli e utili alla Fondazione». Una trattativa difficile, si arriva quasi alla rottura: «Mi dissero - dichiara il 20 giugno - che i loro referenti in Regione non erano d'accordo e vi erano delle esigenze di questi ultimi cui bisognava far fronte». Si chiude a 6 milioni l'anno. Intascano «2/3 milioni», il resto doveva essere pagato «tra la fine del 2011 e i primi mesi del 2012», ma l'arresto di Daccò a novembre fa prendere al saldo la via di un conto a Singapore.
Cosa avrebbero garantito Daccò e Simone, il secondo ex assessore dc negli anni 90, ciellino e consulente in legislazione sanitaria? Passerino: «Mi dicevano costantemente che i loro referenti in Regione avevano richieste esose» e «quando cercavo di negoziare al ribasso le percentuali da corrispondere loro, in particolare Daccò mi diceva "devo andare a parlare con i referenti"».
Chi? «Era molto attento a non dire nulla di più. Io ho sempre immaginato si trattasse della presidenza della Regione Lombardia, in quanto Daccò mi indicava nel presidente il suo referente». Per lui (verbale 25 maggio) «era scontato che le somme fossero destinate al governatore Formigoni (indagato per corruzione con Daccò, Simone, Passerino e altri, ndr) e più in generale al Pdl» perché faceva sempre «riferimento a questi soggetti».
Simone e Daccò «possono qualificarsi - chiedono i pm - veri e propri collettori di tangenti?», Passerino risponde il 7 maggio che «effettivamente è così» e aggiunge che i due erano riservatissimi perché temevano che «avrei potuto bypassarli e la loro funzione come intermediari con i pubblici ufficiali sarebbe stata drasticamente ridimensionata».
E abili: «Ci siamo domandati - verbale del 20 giugno - se deliberatamente "esaudissero" solo parzialmente le richieste della Fondazione per tenerci stretti a loro. Ci dicevamo "questi un po' ci fanno bere e un po' ci fanno respirare, tenendoci sempre a livello di galleggiamento" in modo da spingerci a continuare nei pagamenti».
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