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LA PROCURA: "Ã UN ATTO DOVUTO" - PD CONTRO LA BOSSI-FINI
Ilaria Sacchettoni per Corriere della Sera
Al centro di prima accoglienza la notizia si sparge al mattino, fra ali di coperte termiche, biancheria stesa al sole e ragazzi che salutano da dietro i cancelli. Proprio mentre è in corso la visita del presidente della Camera, Laura Boldrini. Sopravvissuti e indagati: i 155 scampati al naufragio sono stati identificati e iscritti nei registri della procura per immigrazione clandestina. E con loro i soccorritori per reato di favoreggiamento.
Nell'isola in cui la legge viaggia più rapida della compassione, mentre le operazioni di recupero dei corpi sono ferme perché il mare non consente immersioni, tutto si presta a un surreale riepilogo: i sopravvissuti indagati e i morti divenuti infine italiani.
L'avvocato Ninni Giardina che assiste i 155 indagati, ripete: «Sono state indagate persone che hanno ancora la morte negli occhi. Un bambino di 11 anni si è salvato aggrappandosi a una bottiglietta. Abbiamo raccolto testimonianze fino alle 4 di sabato mattina. Speriamo solo che le indagini siano veloci, solo questo».
«L'iscrizione nel registro degli indagati è un atto dovuto», dicono dalla Procura di Agrigento. Ma il centrosinistra insorge contro la Bossi-Fini: «à una vergogna».
In comune i volontari delle associazioni presenti, iniziano a mormorare in fondo alla sala. Tra loro c'è Max, eritreo che si è fatto lampedusano («sono qui da 25 anni») e ora si preoccupa: «Nessuno presterà più i soccorsi in mare. I pescatori hanno già paura e si limitano a fare una telefonata di avvertimento».
Al bar Roma, a un passo dal corso, rimbalzano le dichiarazioni del presidente del Senato, Piero Grasso: «Inumana la conseguenza di questa legge che porta a indagare per immigrazione clandestina i sopravvissuti». A Concetta Vittale viene in mente la storia della barca di Toni: «Gliela rubarono ma fu multato per averla lasciata incustodita, a disposizione, dissero, dei clandestini».
Il timore è che, così, ci si prepari a tragedie peggiori. «Nessuno s'indigni se i pescatori non soccorreranno i migranti naufraghi. Può essere normale visto che esiste una legge assassina che incrimina il favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e, dunque, punisce di fatto chi aiuta gli immigrati irregolari in mare» dice Marisa Nicchi di Sel.
La solidarietà dovrebbe rintanarsi come una tartaruga, allora? «La paura di finire anche noi processati per aver aiutato c'è già » dice Nino, pescatore in pensione. La legge del mare dovrebbe proteggere: «Chi non fa nulla, in un caso del genere, rischia l'accusa di omicidio colposo» ricorda ad esempio il pm romano titolare delle inchieste sulla pirateria, Francesco Scavo. Ci sperano gli otto soccorritori iscritti dai magistrati di Agrigento. Tra loro anche un avvocato Linda Barocci che, avendo salvato 47 naufraghi, ora dovrà dimostrare di non aver violato la legge. «Non importa - dice - sono contenta così».
Intanto il bilancio si aggrava: «Eravamo 518» hanno raccontato alcuni superstiti al parlamentare di Scelta civica Mario Marazziti. Quindi le vittime in tutto sarebbero 363, perché all'appello mancano ancora 252 persone disperse in mare.
Scossa dalla tragedia, anche la Francia, che al tempo delle Primavere arabe chiuse la frontiera vicino a Ventimiglia per impedire il passaggio dall'Italia di ragazzi in fuga dal Maghreb, oggi invoca un impegno europeo. Il primo ministro Jean-Marc Ayrault chiede una «riunione urgente» sul problema dell'immigrazione. «à importante che i responsabili politici europei ne parlino, e presto, insieme. Tocca a loro riunirsi per trovare la risposta giusta. La compassione non è sufficiente».
2. I CORI DEGLI ULTRÃ AL MINUTO DI SILENZIO
Corriere della Sera
Il minuto di silenzio negli stadi per le vittime del naufragio di Lampedusa è stato sporcato dai fischi e dalle urla dei tifosi. à successo ieri a Brescia, prima della partita Brescia-Palermo di serie B: durante i 60 secondi, i tifosi della Curva Nord hanno intonato «Forza Brescia alé». Qualche fischio anche a San Siro prima di Inter-Roma, dove pure i giocatori delle due squadre erano scesi in campo con la scritta «La vita è un diritto di tutti #Lampedusa» sulle maglie (Francesco Totti nella foto Ansa ). Gli schiamazzi dalla Curva Nord, riaperta ieri agli ultrà interisti dopo la squalifica per i cori razzisti.
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