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“DAI TG HO SCOPERTO CHE SONO TOSSICO, MA IO NON SONO MAI STATO COSÌ BENE” – LO ZAR DELLA CGIL MAURIZIO LANDINI INSIEME ALLO STORICO ALESSANDRO BARBERO A BOLOGNA REPLICA ALLA MELONI CHE DAL PALCO ROMANO DELLA CISL AVEVA PARLATO DI UNA “TOSSICA VISIONE CONFLITTUALE DI ALCUNI SINDACATI”: "SE L'ITALIA È UN PAESE DEMOCRATICO È GRAZIE ALLE LOTTE DI TUTTI I TOSSICI. SENZA IL CONFLITTO NON CI SAREBBE LA DEMOCRAZIA”. POI LANCIA LA CAMPAGNA REFERENDARIA E RINFACCIA ALLA CISL MELONIZZATA IL PROGETTO DI LEGGE POPOLARE SULLA PARTECIPAZIONE DEI LAVORATORI ALLA GESTIONE DELLE IMPRESE, CARO A FORZA ITALIA E ALLA STESSA PREMIER…

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Francesco Moscatelli per "la Stampa" - Estratti

maurizio landini

 

Elogio della tossicità positiva. La premier Giorgia Meloni dal palco romano della Cisl parla di «tossica visione conflittuale di alcuni sindacati», la Cgil risponde dal pala Dozza di Bologna lanciando la campagna referendaria su lavoro e cittadinanza insieme allo storico Alessandro Barbero e rivendicando il proprio ruolo di sindacato "politico" (…)

 

Un messaggio forte e chiaro al governo ma non solo, dato che giunge nel giorno in cui la Cisl elegge Daniela Fumarola come erede di Luigi Sbarra.

 

«Dai telegiornali ho scoperto che sono tossico, ma io non sono mai stato così bene - replica alla premier il segretario generale Maurizio Landini - Ma vorrei rincuorare quelli che hanno queste paure: sarebbe utile che si ricordassero semplicemente di una cosa, che se questo Paese ha dei diritti, se è un Paese democratico, dove addirittura loro attraverso il voto oggi governano, è grazie alle lotte di tutti i tossici». E ancora: «Senza il conflitto democratico non ci sarebbe la democrazia».

 

Alle sue spalle c'è lo slogan Il voto è la nostra rivolta, scelto come sintesi delle cinque battaglie per chiedere «lo stop ai licenziamenti illegittimi», «più tutele per i lavoratori delle imprese sotto i 15 dipendenti», «la riduzione del lavoro precario», «più sicurezza sul lavoro» e «più integrazione con la cittadinanza italiana».

 

maurizio landini alessandro barbero

Il referendum «può determinare una rivolta, perché è un voto che determina immediatamente un cambiamento» continua Landini. Non c'è ancora una data, c'è tempo dal 15 aprile al 15 giugno, ma il segretario spera che possa essere la stessa delle amministrative «per evitare di spendere soldi visto che nel nostro Paese c'è un problema di risorse». Così come annuncia di voler chiedere al governo un impegno per far votare i fuorisede ovunque si trovino e per facilitare il voto dei residenti all'estero.

 

Per sottolineare ulteriormente l'importanza del passaggio referendario, sia come battaglia contro l'astensionismo che minaccia la democrazia italiana, sia nel contesto internazionale segnato dalla vittoria di Donald Trump negli Usa e dall'emergere di una "privatizzazione della politica" portata avanti da figure come Elon Musk, Landini invita sul palco due testimonial d'eccezione: l'attore Stefano Massini, che dedica un monologo «all'amore perduto» per il lavoro, e Alessandro Barbero, il prof che ha fatto innamorare della storia milioni di italiani.

schlein landini

 

(…)

«Le lotte erano diverse- ragiona Barbero- ma era diversa anche la reazione dei padroni e dello Stato.

Era più violenta, ma meno subdola di oggi». Oggi, aggiunge, si fanno «lotte per difendere i diritti, ma per lungo tempo si è lottato per conquistarli. È importante ricordarsi cos'hanno voluto dire le lotte dei lavoratori». Seguono altri applausi e gli immancabili selfie.

 

Scendendo sul piano del dibattito sindacale più attuale, invece, da Bologna Landini lancia due ulteriori messaggi. Alla Cisl rinfaccia il progetto di legge popolare sulla partecipazione dei lavoratori alla gestione delle imprese, caro a Forza Italia e alla stessa premier Meloni, spiegando che «non dà diritto ai lavoratori di partecipare» e che è stato costruito in un certo modo «perché Confindustria ha voluto che venisse scritto così». Al governo, invece, chiede di tornare sui propri passi in tema di rinnovo dei contratti pubblici perché «la pratica degli accordi separati e l'attacco più forte all'istituto del contratto viene proprio dal governo».

Giorgia Meloni Luigi Sbarra e Daniela Fumarola - foto lapresseDANIELA FUMAROLA CISL