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1 - LA SEPARAZIONE DA VERONICA COSTERÃ "SOLO" 19 MILIONI L'ANNO
Da "La Stampa"
Il fisco, per una volta tanto, «consolerà » Silvio Berlusconi: l'ingente mantenimento in favore dell'ex moglie Veronica Lario, stabilito in 36 milioni all'anno dai giudici del tribunale di Milano, gli porterà in dote un risparmio fiscale - tecnicamente una deduzione dal reddito che abbatterà il costo reale dell'esborso a poco più di 19 milioni. L'erario comunque non ci rimetterà : l'importo risparmiato da Silvio - circa 16,9 milioni sarà pagato in tasse da Veronica.
A fare i conti in tasca al leader del Pdl è un esperto tributario riportato dal sito specializzato «Fiscoequo.it» che, testo unico delle imposte sui redditi alla mano, svela il risvolto fiscale che seguirà alla conclusione della causa di separazione tra Berlusconi e Veronica Lario. «L'esborso effettivo che il Cavaliere sosterrà a favore dell'ex moglie - sostiene il sito - si ridurrà significativamente rispetto ai 36 milioni di euro annui indicati nella sentenza».
I 36 milioni di euro potranno quindi essere dedotti dall'Irpef con uno «sconto» d'imposta di 16.970.000 euro, pari al 47,1% dell'importo versato al coniuge: il «costo» annuo della separazione sarà quindi di 19.030.000 euro l'anno, vale a dire 52 mila euro al giorno.
2 - BERLUSCONI: TOGATE CSM, GIUDICHESSE? DA COMMEDIA ANNI '50
SUPERARE OGNI PREGIUDIZIO ANCESTRALE VERSO DONNE IN MAGISTRATURA
(ANSA) - ''Occorre superare ogni residuo ancestrale pregiudizio nei confronti dell'universo femminile in magistratura". Lo affermano le due consigliere togate del Csm Giuseppina Casella e Giovanna Di Rosa, commentando l'attacco di Silvio Berlusconi alle "giudichesse femministe e comuniste" del tribunale di Milano che hanno definito il divorzio tra l'ex premier e Veronica Lario.
Questa mattina le due consigliere hanno letto un intervento in cui hanno stigmatizzato "l'epiteto, che pure qualche giorno fa ha, purtroppo, avuto una larga eco sulla stampa, rivolto a talune colleghe del Tribunale civile di Milano, di 'giudichesse'", che "risulta, prima che offensivo, assolutamente 'out of date', in quanto più consono ad una commedia all'italiana ambientata in una pretura di paese del finire degli anni '50''. "La sottolineatura della diversità di genere al fine di delegittimare la decisione giudiziaria è - sostengono le due consigliere - il retaggio di un pregiudizio antico e, pare, ancora oggi, nel 2013, difficile da superare". Tale "arretratezza culturale" va con "'somma urgenza superata per consentire all'Italia di utilizzare appieno una parte essenziale del suo capitale umano: le donne".
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